A livello globale, quasi la metà (per la precisione il 46%) delle informazioni aziendali viene immagazzinata al di fuori del datacenter, con il 23% dei dati memorizzati sulla nuvola.
Quest’ultima tendenza, in particolare, risulta strettamente collegata all’esplosione del mobile computing e alla progressiva diffusione su larga scala dei servizi di cloud computing. A sostenerlo è Symantec che, snocciolando i dati del suo State of Information Report 2012, sottolinea l’effetto significativo del cloud computing e della mobilità sul modo di trattare le informazioni da parte delle imprese di oggi.
Lo studio ha rilevato che il 12% dei dati aziendali risiede su Cloud privati o ibridi e che l’11% dei dati è immagazzinato su cloud pubblici. I vantaggi in termini di costi e agilità di business resi possibili dal cloud computing stanno portando a un uso intensivo della nuvola come ambiente utile per memorizzare le informazioni di business: circa il 24% dei dati è memorizzato su dispositivi mobili, ivi inclusi portatili (10%), smartphone (7%) e tablet (7%).
Il rapporto ha rivelato che le piccole e medie imprese (PMI) hanno già superato le imprese di dimensioni più grandi quando si tratta di memorizzare le informazioni al di fuori del tradizionale datacenter (il 53% contro il 46%).
Mentre cloud e mobile computing assicurano efficienza e scalabilità alle imprese, più di un quarto degli intervistati ha dichiarato, però, che a questi benefici fanno da contraltare nuove sfide. Più di un terzo del campione ha dichiarato di aver sperimentato l’esposizione di informazioni riservate a seguito dello smarrimento o del furto di dispositivi mobili. Altre sfide citate dagli intervistati riguardano l’inefficienza sperimentata nella ricerca dei dati rilevanti, legata il più delle volte al fatto che gran parte delle informazioni di business è risultata “non organizzata” o “difficile da trovare”.
Ecco perché gli esperti di Symantec esortano i professionisti IT a perseguire e mettere in pratica stragegie e best practice di deduplicazione dei dati, per riuscire a contenere la letterale “esplosione” dei record che caratterizza gli ambienti di archiviazione moderni.