È tutta green e open la strada di Ibm

Un’architettura aperta abbinata  a soluzioni studiate per migliorare le attività di business nel rispetto dell’ambiente. Questa la formula "magica" proposta di Ibm. Anche per le medie e piccole imprese

Pubblicato il 04 Dic 2008

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MILANO – “L’uso del software deve essere affrontato in un’ottica Green e su questo tema devono essere sensibilizzate anche le piccole e medie imprese”. Così ha esordito Gianfranco Previtera (nella foto in alto), vice president Software Group di Ibm Italia nel suo intervento durante il recente evento “Ibm Softwareland”.
L’impegno Green di Ibm, partito nel 1971, è cresciuto nel tempo; oggi i programmi di gestione dei problemi legati all’ambiente includono la definizione di obiettivi di efficienza energetica per tutte le attività dell’azienda. Nel 2007 la società ha avviato il progetto Big Green, insieme di iniziative per aumentare l’efficienza energetica dell’It, in particolare dei data center. Il progetto prevede lo sviluppo di nuovi hardware, software e servizi ad alta efficienza energetica e dedicati ai data center che consentono di ridurre i consumi di energia, con risparmi fino al 42% per un data center di medie dimensioni (circa 230 mq).
Da maggio di quest’anno è partita “Software for a Greener World”, la seconda fase del progetto Big Green, che consiste in strategie, progetti e soluzioni software per ridurre i costi.
Alcuni esempi? Lotus, Rational e Websphere proposti sempre più per l’organizzazione di conferenze via Web, riducendo così i trasferimenti per motivi lavorativi; le soluzioni software Information Management proposte nell’ottica di una migliore gestione dei processi di lavoro e delle applicazioni, quantificando il loro reale utilizzo e identificando le aree di spreco mentre Tivoli “spinto” per interventi sull’infrastruttura It al fine di garantire risparmio energetico e spazi attraverso virtualizzazione, consolidamento e ottimizzazione dei flussi di lavoro e dello storage.

“Globalizzazione, competizione, complessità della supply chain, mutamenti nelle richieste dei clienti, trasformazioni nelle imprese, fusioni e acquisizioni favoriscono l’introduzione di progetti basati su flessibilità e agilità”, ha commentato Steve Smith (nella foto a sinistra), vice president Enterprise Sales Ibm Software Group. “Proporre piattaforme open di nuova generazione, basate su infrastrutture Soa può essere una risposta alle esigenze delle imprese oggi”.
Ibm lavora sull’open source da oltre 9 anni e attualmente è coinvolta in più di 150 progetti (Big Blue ha investito oltre 1 miliardo di dollari nello sviluppo di Linux). Nel 2001 la società ha dato il via al progetto Eclipse, donando il codice sorgente e istituendo l’Eclipse Foundation. Nello stesso anno ha introdotto il termine Autonomic Computing, investendo nel disegno di sistemi “self-managed” per combattere la complessità della gestione dei sistemi informativi.
Nel 2007 Ibm ha istituito Jazz.net, community aperta e commerciale che permette alle imprese di collaborare allo sviluppo della tecnologia basata su Jazz e ha aderito a OpenOffice.org, community open source che lavora al progetto di una suite di applicazioni d’ufficio basata su standard aperti e che supporta il formato Odf.
L’azienda ha rilasciato il codice sviluppato per Lotus Notes, tra cui quello della tecnologia iAccessible2, che aiuta i disabili ad accedere ai documenti Odf. Dallo scorso anno Ibm ha reso disponibile anche Lotus Symphony, alternativa gratuita a Microsoft Office, basata su standard aperti.

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