Nell’informatica distribuita, l’85% della capacità di elaborazione è inutilizzato. In sei anni il consumo di energia dei server è passato da 8 a più di 100 watt per ogni 1.000 dollari di tecnologia; in media, fatta 100 l’energia totale assorbita da un data center, solo il 3% è effettivamente utilizzato per alimentare la CPU; il 60-70% è consumato dalle facilities (gruppi di continuità, sistemi di raffreddamento, quadri di distribuzione elettrica, ecc.): sono alcuni dei dati più eclatanti forniti dagli analisti. “Esiste certamente grande spazio per fare efficienza sul fronte del risparmio dei consumi e su quello della riduzione degli sprechi”. Con queste considerazioni Giovanni Boniardi, IT Infrastructure Consultant di Ibm Italia ed esperto di Green IT, sottolinea come l’energy efficiency sia divenuta ormai un’assoluta necessità per le aziende, sia che la si voglia vedere in chiave
Green sia come esigenza di una ricerca di maggior efficienza e di riduzione dei costi.
Il raggiungimento di una reale efficienza energetica che si traduca in abbassamento dei costi, da un lato, e in ottimizzazione delle risorse, dall’altro, rappresenta una delle iniziative della strategia Ibm denominata Dynamic Infrastructure, che vede nel miglioramento dei servizi (attraverso l’integrazione dell’infrastruttura fisica e digitale per gestire processi di business e risorse sempre più intelligenti), nella gestione del rischio (nonché nella gestione delle informazioni) e nella riduzione dei costi (tra i quali quelli dell’energia), i tre driver principali. Il tutto sotto la visione più ampia dello Smarter Planet, ossia l’ambizioso piano di Ibm che intende dimostrare come un uso intelligente delle tecnologie possa portare ad un mondo migliore e… sostenibile.
L’approccio giusto è affrontare il tema del’efficienza energetica su tutti i fronti, e in particolare considerando l’Information Technology come ambito in cui esistono spazi per un utilizzo più efficace dell’energia, ma anche come disciplina che può dare supporto importante per misurare ed efficientare altre aree di business.
Facendo focus sul datacenter, dove si concentra tutta la tecnologia che eroga il servizio informatico di un’azienda, di un ente o di un’istituzione, è innanzitutto necessario comprendere dove si annidano le inefficienze, andando a verificare lungo tutto il “percorso del watt” i punti più meritevoli di attenzione in prospettiva di ottimizzazione. La metodologia corretta suggerisce di analizzare, tramite assessment specializzati, il vasto mondo della infrastruttura tecnologica lungo tre fronti ben definiti: quello delle facilities (distribuzione elettrica e sistemi di refrigerazione), quello delle tecnologie, e quello delle modalità di utilizzo delle risorse informatiche. Gli interventi di ottimizzazione che possono seguire trovano giustificazione e priorità proprio alla luce delle risultanze di questa analisi integrata dei consumi all’interno del data center. Da ultimo, risulta sempre più importante fornire al cliente degli strumenti, rigorosi e fruibili in autonomia, di misurazione e controllo delle dimensione energetica.
Per quanto riguarda l’efficienza della tecnologia informatica, la strada da intraprendere è quella della virtualizzazione spinta delle risorse tecnologiche, perseguendo un rigoroso disaccoppiamento tra la sfera applicativa e quella infrastrutturale. Questo consente alle infrastrutture di poter essere governate in modo flessibile, dinamico e altamente efficiente, sia sul piano operativo che sul piano energetico.
È dunque importante pianificare l’utilizzo di server e apparati storage rispettando le buone pratiche di vitualizzazione per ottimizzare l’uso delle risorse ed abilitare la realizzazione di automatismi operativi sofisticati di efficientamento. “In questo senso – dice Boniardi – la storica competenza dei Servizi Tecnologici di Ibm in ambito di virtualizzazione è in grado di fare la differenza con un’offerta di consulenze, tecnologie e soluzioni di gestione delle risorse informatiche che integrano by design la nuova dimensione del consumo energetico”. Resta altresì fondamentale selezionare l’hardware e il software in base a criteri che tengano in considerazione l’efficienza energetica e le diverse capabilities per perseguirla. “Se i server Ibm – prosegue il manager dell’azienda – sono leader nel proporre funzionalità di energy management e riduzione dei consumi, il software Ibm Systems Director è in grado di ottimizzare la gestione delle risorse fisiche e virtuali dei data center”. La caratteristica principale di questa soluzione è la possibilità di controllare e automatizzare un elevato numero di server fisici e virtuali tramite l’intera gamma di hardware (sia Ibm che di piattaforme diverse) tra cui AIX, Windows, Linux, Power, VMware, Microsoft Virtual Server, Xen e z/VM. Oltre al completo controllo e alla gestione delle tradizionali risorse informatiche, attraverso un’unica interfaccia sia per sistemi locali che remoti, gli utenti possono monitorare e capire quanta potenza viene utilizzata nel loro datacenter e come viene consumata, “Active Energy Manager, estensione dell’Ibm Systems Director, offre infatti indicatori del controllo energetico del calore dissipato e del consumo istantaneo, oltre opzioni avanzate, quali la definizione di una soglia massima di energia consumabile da un certo apparato, rallentare la velocità di clock del processore o perfino porre i processori in modalità ‘nap’, con livelli minimi di consumo e dissipazione, quando non vengono utilizzati”, precisa Boniardi.
Tutte le informazioni di controllo della tecnologia IT e gli input provenienti dagli apparati di raffreddamento o di distribuzione elettrica, possono essere convogliati in un sistema di controllo e gestione unico, l’Ibm Tivoli Monitoring for Energy Management, che consente di automatizzare la gestione e i rapporti relativi ai consumi energetici, spiega il manager. “La soluzione, in particolare, permette alle aziende di ottenere diverse mappature e rapporti configurabili in grado di facilitare il monitoraggio delle infrastrutture e della tecnologia sotto il profilo del consumo energetico, nonché di visualizzare tutte le dinamiche relative all’energia nel suo complesso, per avere un maggior controllo sui costi e per riuscire anche a intervenire in modo più adeguato ed efficiente laddove risulti necessario”, afferma Boniardi.
Ricordiamo che nel 2007 l’azienda ha annunciato l’iniziativa denominata “Project Big Green”, un progetto a lungo termine, focalizzato sulla tecnologia e sull’efficienza infrastrutturale dei data center, che include la realizzazione di prodotti hardware e software, servizi e soluzioni orientati concretamente alla riduzione dell’impatto dell’ IT sull’ambiente in termini di consumi di energia e di emissioni di C02. Il progetto conta un team mondiale formato da 850 specialisti e un investimento annuale di 1 miliardo di dollari. Oggi, siamo al Big Green 2.0; la nuova fase del progetto che ha l’obiettivo di portare ulteriori progressi nell’efficienza energetica, rendendo i data center ancora più flessibili, efficienti e a minor impatto ambientale.
Ibm: l’efficienza parte dai fondamentali
L’energy efficiency è uno dei pilastri della nuova strategia Ibm che vede al centro, sotto il grande cappello dello Smarter Planet, la Dynamic Infrastructure. Obiettivo: aiutare le aziende a raggiungere maggiori e migliori livelli di efficienza, partendo “dal basso”, ossia dalle infrastrutture e dalle risorse It
Pubblicato il 18 Mar 2009
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