I volti dell’innovazione: i pilastri fondamentali

Pubblicato il 25 Mag 2009

L’Innovazione è un concetto molto ampio. Ma che può essere ancora più esteso e interrelato ai concetti di creatività e design, alla gestione delle culture.
È sintomatico, a mio avviso, il fatto che persino l’Europa abbia dichiarato il 2009 anno della Creatività e dell’Innovazione e che abbia introdotto un nuovo modello di Benchmark per misurare i Paesi (European Innovation Scoreboard 2008, Design & Creatività Methodology). Segno tangibile di quanto sia intenso il bisogno di rinascita per l’intera Europa. Per dare un contributo ho accettato la candidatura alle prossime Europee (per maggiori dettagli: www.annamariadiruscio.eu).
Volendo restringere l’ambito ad aree più squisitamente “tecnologiche”, come ho sottolineato nel documento a supporto della mia candidatura alle europee, direi che esistono almeno 4 pilastri fondamentali per costruire un a piattaforma innovativa per il Paese e per l’Europa tutta. Una piattaforma abilitante in cui ciascun pilastro sorregge e rafforza l’altro. In una visione di sinergie e di insieme.
1. Riforma della PA
2. Rete e infrastruttura di Comunicazione (TLC)
3. Servizi Universali per i cittadini e le imprese
4. Il Territorio come leva di Innovazione

1. Riforma della PA:
• Una riforma che si basi innanzitutto sull’uso di obiettivi, metriche e misure sia per lo svolgimento delle attività interne e verso il cittadino, sia per la gestione dei fornitori. Secondo il principio del merito.
• Anche attraverso l’ICT, attuare la semplificazione dei procedimenti e delle procedure;
• Semplificazione delle interazioni inter e intra amministrazioni (integrazione funzionale degli enti);
• Facilità di accesso per il cittadino e le imprese all’interazione (inclusi i pagamenti) attraverso le tecnologie informatiche e di telecomunicazione e dei media;
• Trasparenza degli obiettivi, dei risultati, degli scostamenti, delle ragioni, dei costi;
• Cittadino al centro, sempre;
• Servizi informativi ma soprattutto transattivi;
• Concepire sempre l’Italia in Europa.

Fig. 1: La PA Digitale Integrata
Fonte: Assinform/NetConsulting, Rapporto Osservatorio PAL, 2007

2. Rete e infrastruttura di comunicazione:
• C’è un divario tra le famiglie, le generazioni, i territori, le imprese, le amministrazioni pubbliche e sanitarie,
• Un divario ancora più evidente tra Italia ed Europa
Infatti, il numero di accessi a banda larga in Italia è progressivamente crescente ma non ancora tale da definirsi ad ampia penetrazione né sulle famiglie, né sulle imprese. Infatti, dei 24 milioni di famiglie, poco più del 37% ha un accesso a banda larga. Mentre per i 4 milioni di imprese, questa percentuale sale ad oltre il 60%

Fig. 2: Numero di accessi a banda larga in Italia (2006-2008)
(Fonte: NetConsulting, 2009).

Se osserviamo poi il posizionamento dell’Italia rispetto agli altri Paesi Europei in termini di famiglie con accesso Internet a Banda larga non possiamo che constatarne l’arretratezza.
Questo divario deve, certo, essere colmato. Attraverso:
• Apertura e neutralità della rete
• Banda larga come diritto universale per i cittadini e le imprese
• Regole e standard condivisi

3. Servizi Universali per i cittadini e le imprese
Credo sia opportuno pervenire alla definizione di servizi cui devono poter accedere sia i cittadini sia le imprese con le tecnologie ICT e in banda larga. Alcuni esempi sommari di questi servizi dovrebbero essere i seguenti:
• Accesso alle informazioni e alle interazioni con gli uffici pubblici e le pubbliche amministrazioni locali, centrali, nazionali, europee;
• Internet/Mobile banking;
• Electronic/mobile payment;
• Telemedicina, teleassistenza, telemonitoraggio;
• Formazione a distanza, accesso a servizi formativi avanzati.
Solo con una definizione così forte, credo, si riuscirà a definire a livello di Sistema Paese e di Sistema Europa quali debbano essere i nuovi diritti fondamentali di cittadinanza nel terzo millennio.

4. Il territorio come leva dell’innovazione
E’ a tutti noto come l’Italia, più di altri Paesi sia caratterizzata da una dimensione d’impresa molto contenuta, spesso evocata con il termine di “nanismo”.
A questo si aggiunge una ricchezza di sistemi produttivi dislocati sul territorio (distretti) che non si sono mai caratterizzati per la capacità di fare sistema, di co-petere (competere e collaborare). Ora più che mai, vista la particolare congiuntura economica, il territorio rappresenta uno dei fattori strategici per la ripresa del nostro Paese. L’eccellenza delle diverse tipologie di territorio è determinata da diverse componenti, quali una produzione industriale di qualità, le tecnologie e l’innovazione ed infine la valorizzazione del capitale culturale e paesaggistico.
Sulla base di tali premesse, il Censis ha realizzato una prima mappa delle eccellenze territoriali. Tra i 161 territori individuati in base al posizionamento rispetto a ciascuno dei fattori individuati, il Censis ha individuato 3 diverse tipologie di territori: i primi sono i territori d’eccellenza, che hanno ottenuto una valutazione superiore ad 80/100 (il 14% del totale), tra cui spiccano: Lumezzane al 3° posto; la Brianza al 7° posto; Lecco (11°); Brescia (21°) e Como (22°).
Questi territori di eccellenza sono i luoghi in cui si registra un livello di avanzamento tale da configurarsi come elemento di spicco di livello nazionale ed internazionale. Essi rappresentano alcune singolarità di successo che operano in ambiti di frontiera e che sono rappresentativi della capacità del Paese di stare alla pari con le nazioni più avanzate.

Fig. 3: Mappa dei Territori di eccellenza in Italia
Fonte: Censis, L’Italia dei Territori, febbraio 2009

Questi 161 territori di eccellenza si integrano e si sovrappongono talvolta con  247 distretti industriali e 25 distretti tecnologici.
Questa numerosità è simile a quella di altri Paesi europei, primi fra tutti la Francia (poli di competitività).

Ora quello che dovrebbe sussistere sempre di più è una visione olistica del ruolo del territorio.
• Nel trasformarsi in un incubatore di innovazione, che consenta il trasferimento di competenze, di tecnologie, di metodi organizzativi nuovi.
• Che consenta interscambio di idee, progetti, risorse economiche ed umane tra gli attori.
• E, ancora una volta, che a fronte di fondi, energie e risorse spese e dedicate, si utilizzino 2 concetti primari: l’obiettivo e la misura dello scostamento dal suo raggiungimento.
Solo così credo si possa tracciare una direzione (dove vogliamo andare) e misurare il tragitto percorso (dove stiamo andando e quanto manca).

* Annamaria Di Ruscio è partner e direttore generale di NetConsulting

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