La transizione verso una gestione efficiente dei contenuti e delle informazioni aziendali sembra non avere fine. E se il valore risiedesse proprio nella sua apparente irraggiungibilità? Intendiamoci: a lungo si è cercato di individuare un traguardo, un punto di arrivo verso cui tendere per uscire dalla confusione (per non dire caos) nel quale molte aziende si sono ritrovate, impreparate a gestire la crescita vertiginosa dei volumi di informazione, incapaci di fronteggiare l’onda d’urto della globalizzazione che ha complicato la già precaria situazione interna dei processi decisionali, di business analytics, di quelli documentali. Negli ultimi anni le organizzazioni hanno dedicato investimenti cospicui automatizzando molti processi sia sul fronte system-centrico (ad esempio l’integrazione dati) sia dal punto di vista cosiddetto people-centrico (gestione documentale, ad esempio). La ricerca affannosa del legame tra IT e business ha spinto le aziende a intraprendere iniziative più organiche per la gestione delle informazioni, da condurre non solo con una visione aperta della problematica, ma anche con la consapevolezza che il valore (e i ritorni) crescono nel lungo periodo se soluzioni IT e processi si adattano a nuovi scenari (non solo scalabilità tecnologica, quindi, ma progettualità, organizzazione del lavoro etc..). In questo senso è da leggersi l’irraggiungibilità di cui si è parlato in apertura. L’idea dell’Information Management come “cantiere aperto” è da intendersi in chiave positiva, un progetto continuo in grado di seguire i cambiamenti del business e dell’organizzazione.
Nella pratica le imprese si trovano a utilizzare una molteplicità di soluzioni distinte in funzione dell’ambito di intervento, sia funzionale (area di business, settore) sia tecnologico-applicativo (data management, business intelligence, document management).
Proviamo a osservare alcune delle tendenze più interessanti: le linee guida appaiono comuni e si muovono lungo i binari dell’efficienza, dei ritorni di business, della riduzione dei rischi, delle esigenze di compliance, della necessità di prendere decisioni sulla base di un quadro informativo il più possibile attendibile.
La gestione dei dati rimane critica e le soluzioni di business analytics sono sempre più rivolte a supportare le aziende nell’estrarre valore dai processi di business. La pervasività della business intelligence impone agli operatori la messa a punto di strumenti di interrogazione e visualizzazione in grado di rispondere a esigenze di attori diversi, dal livello operazionale al livello executive. Cambiano pertanto anche i paradigmi di scelta delle soluzioni, con gli utenti business più coinvolti insieme al dipartimento IT.
Sul fronte dell’informazione non strutturata, si conferma da un lato l’esigenza di investire in nuove soluzioni, dall’altro di valorizzare l’esistente attraverso una riaffermazione del valore dell’integrazione tra soluzioni diverse, ad esempio tra piattaforme di Content Management e soluzioni core come l’ERP. Non meno determinante è il fronte Web: strumenti di Web Content Management sono in crescita per supportare la gestione di contenuti in rete e tutte le attività che le aziende generano quali il lancio e la promozione di nuovi prodotti, l’eCommerce, le campagne di fidelizzazione, gli sviluppi in chiave Web 2.0.
Queste dinamiche portano le soluzioni di Content Management ad arricchirsi di funzionalità analitiche (web analytics) rafforzando la convergenza tra gestione dei contenuti e gestione dei dati, accomunati sempre più da esigenze comuni.
* Fabio Rizzotto è direttore ricerca Idc Italia