Amakha, il Linux Embedded di Akhela

Capitalizzando l’esperienza maturata in diversi anni di sviluppo di sistemi embedded realizzati sfruttando le potenzialità del sistema operativo open source linux, Akhela si appresta a lanciare sul mercato una versione di Linux embedded già integrata di strumenti e funzionalità specifiche per gli sviluppatori di questi sistemi

Pubblicato il 10 Nov 2009

MILANO – Akhela ) sta per lanciare sul mercato la sua versione di Linux Embedded, ossia una distribuzione del sistema operativo open source sviluppato ad hoc per applicazioni industriali, già corredata di strumenti di sviluppo e debugging specifici per i sistemi embedded e real-time.
Per capire di cosa si tratta, facciamo un passo indietro e chiediamo a Fabrizio Airoldi, responsabile ricerca e progetti speciali di Akhela, di illustrare a ZeroUno lo scenario all’interno del quale si collocherà questa versione di Linux Embedded, che si chiama Amakha. Partiamo, insomma, dai fondamentali.
“Il termine embedded (dall’inglese ‘’incluso’’, ‘’inserito’’, ‘’incastonato’’) viene utilizzato a livello ingegneristico per indicare un dispositivo inserito all’interno di un macchinario con funzioni di controllo, supervisione e gestione”, esordisce Airoldi. “Generalmente, quando parliamo di sistemi embedded ci riferiamo quindi a una sorta di microprocessori più o meno analoghi a quelli che si trovano all’interno dei comuni Pc, con la differenza che mentre il Pc è un dispositivo autonomo, il sistema embedded viene inserito all’interno di un macchinario per il suo controllo (device di controllo industriale, set-top box, computer hand held, ecc)”.
“Per sviluppare sistemi di questo tipo, Akhela ha scelto, dopo alcuni “tentativi” fatti utilizzando i sistemi proprietari, di appoggiarsi al sistema operativo open source Linux”, spiega Airoldi. “La scelta di abbracciare Linux è arrivata praticamente all’inizio delle nostra storia e questo ci ha permesso di creare nel tempo un centro di competenza sull’open source che si occupa di sviluppo, consulenza, implementazione”. Il perché gli sviluppatori Akhela avessero deciso di operare con un sistema operativo “aperto” Airoldi lo spiega così: “le caratteristiche piuttosto rigide delle piattaforme embedded impongono al sistema operativo dei vincoli molto stringenti in termini di memoria flash occupata, memoria centrale necessaria, tempi di avvio brevi, stabilità ed alta affidabilità, ecc. Inizialmente, quindi, la scelta dei sistemi operativi proprietari sembrava quella più logica ma ci siamo poi resi conto che l’estrema flessibilità di Linux, realizzato per essere adattabile a diversi contesti e al maggior numero di architetture possibili, si sposava bene con lo sviluppo dei sistemi embedded”.
“Questa caratteristica di portabilità e adattabilità di Linux risponde benissimo alle esigenze di sviluppo dei sistemi embedded che necessitano di funzionalità particolari – aggiunge Airoldi -. Un esempio concreto viene dalla presenza nei sistemi embedded di strumenti di interazione di alto livello tra utente e macchina (le cosiddette interfacce uomo-macchina) che per essere sviluppati ed ottimizzati necessitano di una infrastruttura di base sottostante molto flessibile e, appunto, adattabile in caso di necessità ed esigenze specifiche”.
Sulla base quindi dell’esperienza maturata al proprio interno, Akhela si appresta a distribuire Amakha, una sua versione di Linux Embedded già integrata di kit per gli sviluppatori e funzionalità software per i progettisti di dispositivi elettronici. “La nostra esperienza su Linux Embedded spazia dallo sviluppo di driver specifici alla creazione di interfacce grafiche, fino al porting e ottimizzazione di applicazioni multimediali”, conclude Airoldi. “Con questa operazione non facciamo altro che capitalizzare la nostra esperienza (maturata soprattutto nei settori dell’automotive e dell’avionica) e mettere a disposizione degli sviluppatori un sistema operativo con una serie di strumenti già integrati utili proprio allo sviluppo di questo particolare tipo di sistemi”.

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