MILANO – Quando la più grande azienda di software del mondo, dalla quale dipende il 96% (secondo Forrester – www.forrester.com) del miliardo e più di personal computer che ci sono nelle case e nelle imprese, decide di lanciare un nuovo sistema operativo, è chiaro che, come si dice, è una notizia. In realtà, più che una notizia, quella di Windows 7 è una telenovela, giunta al suo apice con il lancio mondiale dello scorso ottobre ma iniziata anni fa, quando Windows Xp era ancora una novità e Windows Vista era un progetto chiamato Longhorn. La storia è poi proseguita un po’ nell’ovvia riservatezza che lo sviluppo di un nuovo sistema operativo richiede per non “bruciare” quello che è sul mercato, e un po’ lasciando sfuggire qualche “indiscrezione” per saggiare le reazioni che, attraverso blog e forum, possono arrivare dagli utenti. Poi, nel gennaio 2007, Vista è arrivato, e come sappiamo è stato un flop. Soprattutto mediatico, nel senso che, a nostro modesto parere, si è cominciato a parlarne male sottolineandone i difetti e i limiti ancor prima che se ne potessero valutare le qualità e le potenzialità. Che c’erano e che, in Windows 7, ci sono ancora, perché, come è intuibile, per quanto l’insuccesso commerciale di Vista abbia accelerato lo sviluppo del suo successore, in tre anni non si fa un sistema operativo nuovo. Come ha detto Steve Ballmer, con una battuta che giusto il Ceo di Microsoft (www.microsoft.com) si può permettere, “Windows 7 è Vista come avrebbe dovuto essere”. Come che sia, Windows 7 è finalmente arrivato sul mercato anche in forma ufficiale, dopo un’ampia fase di beta-testing presso tutti gli Oem e un consistente numero di clienti corporate. E, soprattutto, è arrivato con l’intenzione di conquistare “l’altra metà del cielo”, che per Microsoft non è l’universo femminile ma quello dell’utenza business.
La base installata dei sistemi operativi Windows è, secondo stime sia di Forrester sia di Idc (www.idc.com), di oltre un miliardo, praticamente coincidente con il numero stimato di Pc nel mondo. Questo miliardo è diviso tra il mercato consumer (49%) e quello corporate (51%), che comprende le aziende commerciali (38%), gli enti accademico-scolastici (7%) e gli enti governativi (6%). Nel mercato corporate, vale a dire in oltre 500 milioni di Pc, togliendo l’esigua pattuglia degli aficionados Mac e degli sperimentatori Linux, che insieme fanno meno del 5%, e i poco più numerosi utenti di Windows 2000 e ancora più arcaici sistemi, stimati al 7%, la distribuzione delle piattaforme Windows è, secondo Forrester, la seguente: Xp al 79% e Vista al 9%. Ed è questo il punto: con il 9% d’installato dopo quasi tre anni di presenza sul mercato, il rifiuto di Vista da parte delle aziende è stato clamoroso.
Alcune cause sono comprensibili, altre si possono discutere. Tra le prime, come ammette anche Davide Salmistraro (nella foto a sinistra), direttore marketing Enterprise & Public Sector di Microsoft, sicuramente, le elevate esigenze hardware, “che imponevano a molte aziende di rinnovare un parco Pc che per Xp risultava ancora adeguato”. Tra le seconde alcuni problemi d’incompatibilità applicativa che sarebbero stati certamente risolti dagli Isv interessati se Vista avesse avuto un’accoglienza migliore. Ma probabilmente, la vera causa dell’insuccesso sta semplicemente nel fatto che Xp, con tutti i suoi limiti, era diventato affidabile, familiare agli utenti e funzionava bene sulle applicazioni aziendali. È vero che, osserva Salmistraro, “Il nostro mestiere è fare sistemi operativi”, intendendo che se questi hanno una vita troppo lunga non c’è ricambio del mercato, ma è anche vero che finché una cosa funziona vi sono pochi stimoli a cambiarla. “Oggi però – prosegue Salmistraro – alcune funzionalità che tre anni fa Vista anticipava sono diventate un’esigenza e il fatto che Windows 7 le fornisca girando anche su macchine relativamente economiche è un grande atout in un momento di attenzione ai costi. In Italia, per esempio, i pc già pronti per Windows 7 sono più di 5 milioni”.
Per Microsoft è arrivato il momento di riprendersi, forse anche con qualche interesse, quello che le è stato tolto. Non c’è infatti bisogno di essere analisti per essere d’accordo con Gartner (www.gartner.com) quando dice che il passaggio a Windows 7 è inevitabile. Lo è perché è necessario e perché conviene. È necessario perché il supporto “mainstream”, quello che garantisce la riparazione di ogni eventuale problema, è già scaduto per Xp Professional (oggi nella fase di “extended support”, con interventi a pagamento per i bugs e la sistemazione dei problemi di sicurezza, ma il cui supporto cesserà definitivamente nel 2014), e scadrà nel 2011 per Vista.
Un ambiente di lavoro per l’intera azienda
È conveniente perché Windows 7, specialmente se installato come client di Windows Server 2008 R2, che senza troppo clamore è stato reso disponibile in contemporanea, offre oggettivamente degli importanti
vantaggi soprattutto, come sottolinea Matteo Mille (nella foto a fianco), direttore Servers & Tools Business Group di Microsoft, “sul fronte della sicurezza, dell’efficienza e del supporto agli ambienti virtualizzati. Se poi verrà implementato con la nuova suite Office Professional 2010 [attesa tra pochi mesi e di cui è già disponibile la beta in inglese ndr], concepita per integrarsi funzionalmente in modo molto più stretto che non l’attuale Office 2007 con il software di condivisione e collaborazione Office SharePoint Server 2007, si realizza una piattaforma che offre un potente ambiente di lavoro per l’intera azienda”.
Ma se per i pochi che hanno rischiato su Vista la migrazione a Windows 7 sarà facile, per chi non si è fidato ed è rimasto fedele a Xp il discorso è diverso. Oltre al sensibile maggior costo delle licenze e alla probabile necessità di rinnovare una parte dell’hardware (Windows 7 gira anche su piattaforme a 32 bit, ma per profittare dell’accoppiata con Windows Server 2008 R2 occorre un processore a 64 bit), queste aziende dovranno infatti sostenere tutti gli oneri relativi ai test di compatibilità con le applicazioni e alla realizzazione delle relative patch che avrebbero dovuto affrontare passando a Vista (e che probabilmente ne avevano causato il rifiuto), nonché la necessaria formazione degli utenti sulla nuova interfaccia del sistema operativo (simile a quella di Vista), che per quanto intuitiva ha delle caratteristiche con le quali occorre familiarizzare.
Gartner ha realizzato un modello di calcolo dei costi di migrazione a Windows 7 che, per un’impresa con qualche migliaio di Pc, fornisce per il passaggio da Xp dei costi per posto di lavoro da tre a quattro volte superiori a quelli del passaggio da Vista. Le uniche organizzazioni che pagheranno “solo” il doppio sono quelle che avranno saputo realizzare un sistema di gestione centralizzata del desktop e delle applicazioni. Quanto ai tempi, è meglio partire subito. Molti potrebbero essere tentati dall’idea di aspettare il rilascio del primo Service Pack, che sistema quei “bachi” che in passato hanno afflitto le prime release dei sistemi operativi Microsoft. Ma a parte il fatto che pare, dalla larghissima sperimentazione condotta (Forrester stima che Windows 7 sia già sull’1% dei Pc installati nelle imprese, il che significherebbe qualche milione di beta-tester) e dalla lista di Isv certificati compatibili, che di bachi seri non ce ne dovrebbero essere, bisogna tener presente che la migrazione da Xp non è cosa dall’oggi al domani. Ancora Gartner stima un periodo da 12 a 18 mesi perché tutto fili liscio. Forse sarà “conservative”, ma è meglio non rischiare.
Nel mirino, gli utenti business
Utilizzato insieme a Windows Server 2008 R2, Windows 7 offre una serie di strumenti mirati specificamente all’utenza business. I più significativi sono quattro: 1) Xp Mode, disponibile agli utenti di Windows 7 Professional, Enterprise e Ultimate, è una modalità di funzionamento che permette di avviare direttamente dal desktop e in maniera del tutto trasparente all’utente applicazioni sviluppate per Windows Xp. In alternativa, i clienti aziendali possono anche usare Ms Enterprise Desktop Virtualization, parte di Microsoft Desktop Optimization Pack, che offre più ampie funzioni di gestione e amministrazione rispetto a Windows Virtual Pc. 2) Il sistema di crittografia BitLocker e Bitlocker To Go, che oltre alla protezione dei dati contenuti nel Pc protegge le informazioni registrate nelle chiavette Usb (dispositivi tanto diffusi quanto insicuri) e nelle altre periferiche di archiviazione removibili. 3) La funzionalità Branch Cache, per velocizzare tramite la creazione di una cache locale il trasferimento di file tra diverse sedi di una stessa impresa, in modo che chi lavora in una filiale o sede distaccata possa accedere rapidamente ai documenti di cui ha bisogno. 4) Il sistema Direct Access, che consente ai system administrator di dare agli utenti mobili un accesso sicuro e protetto da remoto alla rete aziendale senza dover avviare connessioni Vpn e di aggiornare, sempre da remoto, il parco Pc aziendale. Direct Access e Branch Cache funzionano solo con Windows Server 2008 R2. Interessanti per le aziende con numerosi Pc portatili sono anche le nuove funzioni orientate al risparmio energetico, che prolungano la durata delle batterie di laptop e notebook intervenendo in modo mirato su certi parametri, come ad esempio la luminosità dello schermo, che viene oscurato se il Pc resta inattivo per un certo tempo.
Infine, ed è probabilmente la caratteristica più importante nell’attuale fase di grande sviluppo dei progetti di virtualizzazione, la nuova versione dell’hypervisor Hyper-V rende possibili avanzate soluzioni di virtualizzazione end-to-end che contribuiscono allo sviluppo del business in ambienti completamente interoperabili. (G.C.B.)