La tecnologia di Tandberg nelle strategie video di Cisco

Il colosso del networking scommette sulla collaborazione, area in cui le tecnologie per la videocomunicazione e la telepresenza si apprestano a giocare un ruolo sempre più rilevante. Tra le mosse strategiche effettuate dal Ceo Chambers spicca l’accordo per l’acquisizione di Tandberg (nella foto il Ceo Fredrik Halvorsen), vendor con un ricco portafoglio di soluzioni aperte e per tutti i budget

Pubblicato il 12 Gen 2010

fredrik70

“Cisco e Tandberg hanno culture simili e condividono la visione di come il modo di lavorare cambierà nei prossimi anni grazie alle nuove tecnologie di collaborazione e di videocomunicazione”. Così John Chambers, presidente e Ceo di Cisco, ha commentato, lo scorso mese di ottobre, la sigla di un accordo per l’acquisizione di Tandberg, il colosso norvegese della videocomunicazione dotato di un’offerta che va dalle webcam alle camere per la videoconferenza immersiva, oggi meglio nota come telepresenza.
L’acquisizione si dovrebbe completare nella prima metà di quest’anno con un esborso di circa 3,4 miliardi di dollari. L’operazione è stata ben accetta dal board di Tandberg, che subito ha consigliato ai possessori di azioni flottanti di accettare l’offerta del colosso californiano: “Questa transazione – ha infatti affermato Fredrik Halvorsen, Ceo di Tandberg, nel commentare l’accordo di acquisizione – rappresenta un riconoscimento dell’eccellenza dalla nostra tecnologia e delle nostre persone. Allo stesso tempo, la combinazione di tecnologie ‘world-class’, della dimensione globale di Cisco, e delle eccezionali risorse umane delle due società, ci permetterà di accelerare sia la nostra innovazione sia l’adozione dei nostri prodotti da parte del mercato”.
Cisco dispone da anni di un’offerta per la videocomunicazione e la telepresenza. Si tratta, però, o di servizi gestiti in outsourcing (derivanti dall’acquisizione di Webex) o di soluzioni costruire intorno alla piattaforma proprietaria Ucc (Unified Contact Center). Benché in qualche misura interoperabili con tecnologie di terze parti, in un’epoca in cui la convergenza tecnologica porta Cisco stessa a scontrarsi con partner storici su nuovi mercati (vedi, per esempio, la virtualizzazione e il cloud computing), al colosso californiano deve essere apparsa una buona scelta acquisire una società leader sul mercato della videocomunicazione business che porta in dote sistemi indirizzati a diverse tipologie di utilizzo e differenti standard tecnologici. L’obiettivo è quello di creare un portfolio di prodotti per la videocomunicazione il più possibile interoperabile con tutte le piattaforme utilizzate sia livello professionale che consumer: non a caso, dopo l’accordo con Tandberg, è arrivata l’acquisizione di Pure Digital, produttrice delle popolari videocamere Flip.
Negli ultimi anni, Tandberg ha visto il proprio fatturato crescere a tassi superiori a quelli del mercato di riferimento. “Nel periodo 2006-2007- ha sottolineato Halvorsen in un incontro con la stampa a cui ZeroUno era presente – il mercato della videocomunicazione è cresciuto del 37%: Tandberg del 50%. Nel 2008, a fronte di un aumento del business complessivo pari al 17%, il nostro fatturato è cresciuto del 28%”. Halvorsen ha spiegato questa crescita anche con l’effetto della crisi, che ha portato molte imprese a tagliare i costi di trasferta del personale e a investire in tecnologie per la videocomunicazione. Tra queste, un ruolo crescente hanno iniziato ad avere anche quelle per la telepresenza. Un settore in cui Tandberg

scommette con il sistema T3 (nella foto). Si tratta di una tecnologia per creare sale riunioni virtuali basata su schermi da 65 pollici, videocamere Hd, monitor touchscreen e layout che aumentano il realismo delle interazioni interpersonali. Le sale T3 vengono collegate a server che permettono di interconnettere, senza causare diminuzione della larghezza di banda e della qualità, fino a 16 sale T3 e utenti dotati di qualunque tipo di device dotato di sistema di acquisizione video: dai laptop con webcam ai videotelefonini. “Il ricorso a soluzioni di questo tipo – afferma Halvorsen – permetterà di aumentare la produttività del lavoro, ridurre le spese legate alle trasferte e contribuire alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica provocate dai mezzi di trasporto”.

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