Esultano le associazioni che rappresentano gli autori , come Siae (Società Italiana Autori ed Editori) e Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana). Insorgono invece quelle dei consumatori – tra tutte la più veemente è Altroconsumo – e persino quelle dei produttori e dei fornitori di servizi hi-tech: Assinform, Anie, Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, e Assotelecomunicazioni-Asstel.
La ragione della polemica è il decreto ministeriale sull’equo compenso per copia privata reso pubblico il 14 gennaio sul sito del Ministero dei beni culturali. Il provvedimento estende il balzello già da tempo previsto su Cd, Dvd e masterizzatori anche ad altri apparecchi elettronici contenenti tecnologie di archiviazione dei dati: dai pc ai cellulari fino ai decoder digitali. Il decreto, scritto alla fine dello scorso anno, recepisce praticamente in toto le richieste delle associazioni degli autori e delude nella stessa misura quelle dei rappresentanti degli “utilizzatori” e quelle delle associazione dei produttori. Secondo questi ultimi, vista l’impossibilità di conciliare le richieste delle controparti (che inutilmente hanno discusso per diversi mesi nel corso del 2009) il dicastero ha preso una decisione non proprio salomonica. Con la conseguenza di un aggravio dei costi delle tecnologie che potrebbe arrivare a circa 100 euro all’anno a famiglia.
Secondo autorevoli osservatori, se è vero che l’Italia non aveva ancora recepito una norma già in vigore in altri Paesi, il riempimento del gap è avvenuto con un’asprezza inedita. Il decreto prevede il versamento alla Siae di importi crescenti in proporzione alle capacità di memorizzazione dei supporti di archiviazione integrati negli apparati. Dal momento che oggi ogni anno diventano disponibili hard disk e memorie a stato solido di capacità sempre maggiore, è inevitabile che i costi di pc, smartphone e decoder aumenteranno in modo sensibile con l’entrata in vigore del provvedimento. I produttori, del resto, difficilmente non ricaricheranno almeno parte del balzello sui prezzi dei loro prodotti. Al di là dell’impatto economico del decreto, comunque, resta ancora aperto il dibattito sulla legittimità di prevedere un’ulteriore tassa in previsione della possibilità di effettuare copie private. Questa possibilità, infatti, almeno nella maggior parte dei casi sarebbe già contemplata a fronte dell’acquisto del contenuto, sia esso sotto forma di un Cd o di un file scaricato da iTunes Music Store. Infine, e questo è un altro aspetto su cui c’è controversia, non è detto che un dispositivo idoneo a registrare debba essere per forza utilizzato per memorizzare copie di contenuti acquistati per altre tecnologie di riproduzione. Difficilmente, fa notare qualcuno, un consumatore copia sulla memoria di un cellulare i film acquistati in Dvd, oppure, per fare un esempio ancora più improbabile, utilizza l’hard disk del decoder Sky per archiviare la musica scaricata con il Pc da un negozio di musica online.
“I dati presentati dall’Associazione nel corso del 2009 – sbotta Paolo Angelucci, presidente di Assinform, l’associazione di Confindustria delle imprese di informatica – hanno evidenziato una diminuzione forte del mercato It italiano, con cali mai visti in questo comparto, specialmente nel sottosettore dell’hardware. All’inizio del 2010 tutto ci attendevamo, meno che un’ulteriore penalizzazione per l’industria nazionale dell’It”. A questa Angelucci aggiunge anche il mercato delle aziende utenti di It. Già, perché il ricarico previsto dal decreto sull’equo compenso si applica su tutti i prodotti tecnologici, compresi quelli acquistati per usi aziendali. “Anche l’eventuale rimborso da parte della Siae del balzello sul materiale utilizzato dalle imprese introdurrebbe una nuova burocrazia di cui francamente non sentivamo il bisogno”.
Da Pc, cellulari e decoder altro denaro per la Siae
Le associazioni dei produttori It e dei fornitori di servizi Tlc protestano, insieme a quelle dei consumatori, contro il decreto sull’equo compenso per la copia privata. Un balzello che, secondo alcuni esperti, non sarebbe dovuto e che comunque, così come è stato determinato in Italia, viene considerato eccessivo e in grado di compromettere la ripresa del mercato It
Pubblicato il 19 Gen 2010
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