Intervista

Lamartina: “La via italiana alla Modern Software Factory”

Non solo una vision ma un portfolio integrato di tools, metodologie e servizi in grado di portare le applicazioni al centro del business. Ma quali i percorsi e i livelli di maturità delle aziende in Italia? Incontriamo il Vice President e Country Manager Italy di CA Technologies

Pubblicato il 12 Dic 2017

Michele-Lamartina1

LAS VEGAS – All’interno del variegato panorama di vendor che in questo momento intervengono, con la propria offerta, a supporto di una modernizzazione applicativa delle aziende, spicca per organicità di proposta CA Technologies.

In un momento di trasformazione radicale dei modelli di business di impresa verso una riproposta di prodotti e servizi in cui la fruizione digitale diventa elemento centrale del business stesso, le applicazioni legacy devono essere ripensate o riammodernate. E non è più solo una questione di scelta di questo o quel prodotto tecnologico, ma di un cambio organizzativo, metodologico profondo, per portare il software da strumento primario di ottimizzazione ed elaborazione, al centro del business stesso.

Va quindi ridefinito il ruolo, la struttura e il modello di sviluppo software, per soddisfare quella customer experience che oggi vede spesso nel digitale il principale canale di comunicazione, informazione e acquisto di beni e servizi.

Sulla base di questo scenario, CA Technologies ha affinato negli ultimi anni, attraverso sviluppi diretti ed acquisizioni, una vision e un modello chiamato Modern Software Factory da proporre al mercato in modo personalizzato e modulare nelle varie fasi che compongono il ciclo di vita del software (plan, design, build, test, run, monitor) ad ogni azienda che veda nelle applicazioni il cuore della propria azione strategica.

Durante il recente CA World ’17, tenutosi a Las Vegas (vedi articolo), abbiamo avuto l’occasione di approfondire con Michele Lamartina, Vice President e Country Manager, Italy, CA Technologies, quale potrebbe essere la declinazione italiana di questo modello, le prospettive e i problemi.

ZeroUno: Proviamo a tracciare, in via generale, un quadro di maturità delle aziende italiane rispetto al modello di Modern Software Factory, intendendo con questo la disponibilità, l’accettazione culturale, organizzativa e gli investimenti, da parte delle imprese nel dare alle applicazioni e al software quel ruolo di elemento guida nello sviluppo del business

Michele Lamartina: È indubbio che stiamo vivendo un contesto di mercato in profondo e rapidissimo cambiamento. Le applicazioni, e in generale il software, stanno diventando il principale strumento di comunicazione tra le aziende e i clienti, tra le pubbliche amministrazioni e i cittadini. Gli utenti sono più esigenti e più competenti e inoltre sempre di più i millenials contribuiscono a ridisegnare la domanda. Le aziende utenti stanno comprendendo l’importanza di questo fenomeno dirompente e trasversale ai settori ed anche in Italia le imprese capiscono la necessità di un processo di innovazione digitale che per forza di cose deve passare dal software. Serve quindi saper creare applicazioni, Web, mobile, che garantiscano una customer experience di livello superiore. Ma non è affatto semplice e non pochi si trovano oggi in difficoltà con applicazioni rilasciate che magari non corrispondono alle aspettative, creano insoddisfazione, allontanano i clienti e nei casi più gravi, causano il fallimento di un’iniziativa. Oggi, nell’App Economy, la barriera in ingresso e in uscita si è abbassata moltissimo: cioè è molto facile e rapido guadagnare o perdere clientela e questa opportunità/rischio è ben chiara nelle aziende, anche in Italia.

ZeroUno: E in che termini la vostra Modern Software Factory risponde a questo scenario?

Lamartina: Se le aziende hanno capito “il perché” bisogna cambiare, “il come” è certamente un passaggio complesso da affrontare. La nostra Modern Software Factory non è uno slogan ma qualcosa di molto concreto per affrontare questo cambiamento; è un portfolio integrato di tecnologie, sviluppate ed acquisite, con una serie di best practice disegnate sia internamente in CA Technologies sia derivate dai progetti di maggiore successo realizzati presso alcuni nostri clienti. Abbiamo preso il meglio del meglio e creato questa blueprint che si basa su 4 pilastri: Sicurezza, Insights, Automation, Agile.

ZeroUno: Qual è l’approccio ideale da seguire per introdurre queste tecnologie, modelli, metodologie in azienda e cominciare a costruire la Modern Software Factory?

Lamartina: L’approccio che seguiamo è quello di scomporre il problema nelle sue diverse componenti, cercando di semplificare al massimo. Dobbiamo certo saper proporre la vision e rendere chiara la direzione strategica della Modern Software Factory, ma poi analizzare sui quattro pilastri fondamentali i diversi livelli di maturità e le esigenze delle aziende. Sulle quattro aree ci sono velocità e maturità differenti, come è logico che sia. Nella Sicurezza, ad esempio. In un’economia dove i dati da proteggere sono sempre di più, anche in Italia, a differenti velocità, vediamo che sta cambiando il concetto di security ed anche l’asset primario da proteggere, oggi le identità digitali. I clienti hanno ben chiaro il concetto che un furto di dati può generare un danno di parecchio superiore a quello che poteva essere solo pochi anni fa. C’è una maggiore consapevolezza nel disegnare una security a tutto tondo: dalla fase di autenticazione, alla gestione degli accessi, alla gestione delle identità. Inoltre, quello che stiamo vivendo proprio negli ultimi mesi, è l’affermarsi di un concetto importante al quale stiamo dando risposta con le tecnologie Veracode, azienda di recente acquisizione: la necessità, cioè, di trattare il tema della sicurezza introducendo funzioni, tools e processi di controllo fin dalle prime fasi dello sviluppo e del deployment (DevSecOps) dell’applicazione, perché i rischi e i costi di doverlo fare più avanti diventano davvero troppo elevati.

Le attività della Software Factory – Fonte: 2016 Ca Technologies

ZeroUno: Sono pillars “separabili” nella loro implementazione ma il cui livello di integrazione tra loro è naturalmente forte…

Lamartina: Certamente. Prendiamo ad esempio gli Insight: sono fondamentali per avere una fotografia continua, in tempo reale, di quanto sta avvenendo non solo nella parte infrastrutturale ma anche nelle applicazioni; per questo, funzionalità di analytics sono state aggiunte a tutti i nostri prodotti. Non va dimenticato che l’analisi si estende anche al comportamento degli utenti, consentendo così di rivedere alcuni processi, modificare rapidamente le applicazioni, prevenire i problemi (con prodotti per un Application Performance Management evoluto attraverso un monitoring efficace di infrastrutture e applicazioni – ndr). E’ un ambito attorno al quale c’è oggi un interesse crescente, ma certamente la tecnologia deve calarsi in un disegno organizzativo e di competenze adeguato. Poi, anch’essa integrata agli altri, c’è l’area dell’Automazione. L’acquisizione di Automic (la soluzione CA Release Automation, si è posizionata fra i Leader nel 2017 del Gartner Magic Quadrant for Application Release Automation – ndr) ha dato una risposta ad una esigenza evidente: si è partiti con la piattaforma per l’automazione dei processi It, tuttavia, parlando con i clienti, è emerso che è altrettanto importante poter automatizzare e gestire in tempo reale i comportamenti e suggerire ad un cliente le scelte migliori da fare. Senza un livello elevato di automazione è impossibile gestire oggi una strategia application centric.

ZeroUno: E infine sul tema Agile? Dovrebbe essere l’ambito in cui tutto quanto detto trova il suo corrispondente metodologico ed organizzativo…

Lamartina: Sull’Agile c’è tanto interesse in Italia finalizzato a capirne i benefici, però non possiamo certo dire che sia maturo. E’ ancora un quadro “a macchia di leopardo”. E poi, nel nostro Paese c’è un problema di competenze. Quando andiamo nelle aziende a parlare di Agile puntiamo a far capire alle persone del business il valore di questo metodo. Abbiamo un gruppo di consulenti il cui lavoro primario è proprio quello spiegare i benefici della metodologia Agile all’interno delle aziende (circa un paio di anni fa è stata acquisita Rally Software Development, azienda di software e servizi di Agile Development – ndr). I primi deboli segnali di investimento si cominciano a vedere…Ma bisogna considerare che l’implementazione di metodologie e strumenti Agile comporta profondi e consistenti processi di riorganizzazione aziendale. C’è proprio un ostacolo all’ingresso in termini di change management non banale.

ZeroUno: Infine, per CA Technologies Italia come è andato il 2017? E le prospettive per l’anno prossimo?

Lamartina: Abbiamo chiuso il fiscal year a marzo 2017 molto bene (i dati non sono disponibili – ndr). Posso dire che, con orgoglio, siamo stati la miglior country europea ed è stato uno dei migliori anni da sempre per CA Technologies Italia. Tutte le business unit, dal mainframe, al DevOps, alla PPM (Project Portfolio Management – ndr), all’Api management, alla Security, sono andate oltre gli obiettivi definiti. Anche il primo semestre 2018 è partito molto bene con Sicurezza e Api management che guidano. Penso però che, oltre al continuo presidio che abbiamo sui clienti enterprise (i primi 60 clienti per l’azienda – ndr), la crescita di CA Technologies, quella significativa, robusta e stabile passerà senza dubbio dall’ottimizzazione del segmento che noi definiamo “commercial”, cioè i clienti medio-grandi clienti, un’area in cui diventa fondamentale il contributo dei partner. CA per mandato vende software: ha una struttura di servizi professionali ma che non è certamente in grado di esaudire le richieste di progetti importanti nei quali il nostro software viene utilizzato. Per questo è fondamentale il supporto dei nostri partner. Oggi ne abbiamo attivi una cinquantina, ma tra questi quali danno reale valore? Il nostro obiettivo è quello di partire bene dalle fondamenta rifocalizzandoci con programmi di formazione su pochi partner, per avere risorse qualificate in grado di indirizzare al meglio soluzioni che affrontano temi oggettivamente complessi. Non sarà semplice perché il passo di cambiamento è velocissimo, ma è una sfida che non ci fa paura perché sono convinto che nei prossimi anni con la Modern Software Factory ci toglieremo parecchie soddisfazioni.

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