Creare da zero, o attraverso la modernizzazione di quelli esistenti, reti data center performanti, affidabili, sicure e software-defined. Ed estendere queste caratteristiche anche a tutto il networking installato all’interno di un’azienda e, in ottica di apertura, anche a tutte le connessioni fra l’azienda e i clienti, sia nel contesto delle tradizionali Lan (Local area network) e Wan (Wide area network) sia del cloud. È l’obiettivo dei Chief information officer e dei Chief technology officer di aziende e organizzazioni di ogni dimensione e settore verticale, così come quello del Chief executive officer dei managed service provider e dei cloud service provider.
Negli ultimi anni, fra i vari vendor in grado di fornire supporto ai clienti interessati a questo tipo di It transformation (attraverso soluzioni, servizi e collaborazioni con partner strategici) si segnala HPE. In una videointervista visibile su YouTube, Janjoris Van der Lei, CEO di Datacenter Oostkamp (Dcstar), un fornitore belga di servizi di colocation, afferma che, per quanto gli è dato di vedere, “HPE è l’unico partner che sta evolvendo in maniera consistente anno dopo anno il proprio portafoglio di networking sia in quantità che qualità di prodotti in modo tale da poter soddisfare tutte le esigenze di rete della società”.
Obiettivo: spingersi oltre i limiti
Fra i vari casi di aziende che, ritrovandosi con le proprie infrastrutture di networking legacy non più in grado di reggere le richieste degli utenti e delle applicazioni impegnati a sostenere un business sempre più in crescita e competitività, si sono rivolti all’offering di networking data center di HPE, c’è anche DreamWorks Animation.
Quando nel 2010 la casa di produzione americana di film d’animazione si è trovata con la rete legacy “pushed to its limits”, DreamWorks, ricorda Keith McKay, supervisor of network operations, in un altro video su YouTube, ha deciso di “implementare qualcosa di completamente differente da quello che c’era prima”. McKay si riferisce a un insieme di tecnologie di ultima generazione di HPE. Per quanto riguarda gli switch, il supervisor of network operations dello studio fondato da Steven Spielberg cita in particolare gli switch L3 a porta fissa e top-of-rack HPE FlexFabric 5820 Series e gli switch modulari con funzionalità di routing HPE FlexFabric 12500. Nelle nuove reti DreamWorks, queste tecnologie si appoggiano su una piattaforma di software virtualization nota come Intelligent Resilient Framework (Irf), una tecnologia che consente di “appiattire” le infrastrutture di networking data center e campus, eliminando la necessità di uno strato di aggregazione dedicato e complesso da gestire, fornendo più capacità di connessioni dirette tra utenti e risorse di rete. Infine, tutto il network della casa di produzione – che dispone di sedi con artisti e tecnici in due città della California (Glendale e Redwood City), a Bangalore in India, a Shanghai in Cina, più una pletora di fornitori specializzati in determinati servizi (come il rendering delle animazioni) – è ora gestita con la soluzione HPE Intelligent Management Center (IMC) , che consente di monitorare e gestire reti core di campus e data center da un’unica console (single-pain-of-glass). Grazie ai nuovi switch, alle funzionalità dell’Intelligent Resilient Network e all’utilizzo dell’ Intelligent Management Center, dichiara McKay, “oggi possiamo portare ai nostri end user tutte le soluzioni che sono loro necessarie in un batter d’occhio, garantire loro la high availability, e sfruttare al 100 percento tutti i nostri link di rete”.
Sicurezza, automazione e performance
Van der Lei sottolinea di aver scelto di “rifare da zero” (from scratch) tutta la nuova rete di Oostkamp ricorrendo alle soluzioni di HPE networking per i data center. Anche la società belga ha implementato la piattaforma Intelligent resilient framework e utilizza gli switch HPE FlexFabric 12500, all’interno del data center. “Nei remote office o nei remote data center – aggiunge Van der Lei – abbiamo implementati FlexFabric 5820 Series, che ci permettono di avere localmente connessioni ridondanti a 10 Gigabit e hanno una caratteristica molto simpatica: utilizzano lo stesso stack software dei 12500, e quindi non ci obbligano a imparare qualcosa di nuovo. On top a questi switch utilizziamo degli HPE 8800 (una famiglia di router WAN enterprise high-end che operano all’edge delle reti e negli strati centrali del campus e dei dati center ndr) per instradare tutto il traffico internet Ipv4 e Ipv6.
Per OostKamp la nuova infrastruttura di networking doveva consentire di ridurre al massimo possibile gli interventi manuali. “Tutto sommato – spiega il CEO del colocation provider belga – siamo una piccola-media azienda, e quindi tendiamo ad acquistare solo soluzioni best-of-breed e che ci permettono di risparmiare al massimo sui costi di gestione. In precedenza avevamo una rete costituita da diversi livelli, ciascuno con molti switch. Ogni volta che dovevamo aggiungere un nuovo cliente alla rete, dovevamo svolgere molto lavoro di configurazione. E più lavoro manuale si deve svolgere più aumentano i rischi di commettere errori. Questo ci ha portato a cercare una soluzione che permettesse di fruire della maggiore automazione possibile sia delle configurazioni, sia del ripristino dei dispositivi in caso di disservizi, sia dell’implementazione delle policy di sicurezza dei clienti connessi, ciascuno dei quali deve essere sicuro che il proprio ambiente It sia separato da quello degli altri utenti. Oggi, per aggiungere un nuovo cliente al nostro data center è praticamente sufficiente solo collegare un cavo a un paio di “bocchettoni””.