Cosa pensano e soprattutto cosa si aspettano le aziende

Nell’inchiesta realizzata da ZeroUno, su un panel di 103 aziende in italia, emergono alcune interessanti indicazioni sul livello di conoscenza delle tematiche cloud nonchè sulle attività ritenute propedeutiche per l’adozione di una modalità di fruizione dell’It che avrà un forte impatto sulle aziende

Pubblicato il 28 Apr 2010

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Qual è oggi il grado di conoscenza del cloud computing, delle tecnologie, soluzioni e architetture a esso connesse? Come l’avvento della fruizione dell’It “as a service” potrebbe influire sulle strategie dell’It e delle imprese? Quali strumenti, secondo le aziende utenti, ne abilitano l’impiego e quali azioni le aziende stanno realmente compiendo? Sono queste le domande alle quali ZeroUno ha cercato di trovare una risposta attraverso l’indagine online, realizzata nel mese di novembre 2009 con la collaborazione di NetConsulting e la partnership di Hp. Il panel d’indagine, composto da 103 aziende in Italia, risulta equamente suddiviso per classe dimensionale e, per quanto concerne la funzione dei rispondenti, l’indagine ha visto, nel 41,7% dei casi, un ruolo attivo del Responsabile Ict e, in un numero comunque interessante di casi (18,4% + 9,7%), la partecipazione di figure responsabili di business.

Il livello di conoscenza:
Il primo elemento che emerge dall’indagine è che il grado di conoscenza dei nuovi concetti di cloud computing si attesta su valori medi e non appare influenzato in modo significativo dalla dimensione aziendale. Tra le varie forme di cloud computing è il SaaS a godere della maggiore popolarità; ciò è vero soprattutto per le aziende di minori dimensioni presso le quali, peraltro, è anche massimo il gap di conoscenza tra SaaS e gli altri concetti derivanti dall’applicazione del cloud computing, ovvero PaaS (Platform as a service – utilizzo in remoto di una piattaforma software che può essere costituita da diversi servizi) e IaaS (Infrastructure as a service – utilizzo di risorse hardware in remoto). Il risultato è fortemente collegato alle azioni dell’offerta che ha utilizzato il SaaS come strumento per abilitare il downsizing della propria base clienti e che, quindi, ha avviato massicce strategie di comunicazione rivolte alle aziende di minori dimensioni.
L’impatto dell’architettura cloud sulla struttura It aziendale investe diversi aspetti, dai sistemi infrastrutturali alle applicazioni, dai sistemi di gestione e governance alle soluzioni di middleware, ma è principalmente sui primi due che si concentra l’attenzione del campione dell’indagine. Dall’analisi dei dati emerge infatti chiaramente che le aziende, soprattutto quelle di grandi dimensioni, vedono i progetti di consolidamento e virtualizzazione in logica propedeutica verso l’adozione di modelli cloud. Anche se ancora limitato, è comunque considerato l’impatto sulle dotazioni di sistemi per la gestione e la governance e sulle dotazioni middleware (figura 1).

Figura 1 – Aree impattate dall’implementazione di tecnologie di cloud computing
(cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)

I vantaggi: flessibilità in pole position
Da un punto di vista generale, i principali vantaggi derivanti dall’utilizzo delle tecnologie di cloud computing sono riconducibili, in misura decrescente, ad aspetti di:
– flessibilità: l’azienda non deve acquisire asset durevoli, le infrastrutture sono scalabili e quindi si adattano rapidamente e in modo flessibile alle mutazioni dimensionali, di mercati (dal punto di vista sia geografico sia quantitativo), ecc.;
– efficacia: proprio grazie alla loro flessibilità, le infrastrutture cloud hanno tempi più rapidi di risposta e di reattività, elemento fondamentale per garantire la competitività dell’impresa in contesti complessi e variabili;
– efficienza: il cloud si basa sul pagamento di un canone commisurato all’effettivo utilizzo e su risorse hardware e software condivise, su tecnologia Internet; non sono richiesti ulteriori investimenti, inoltre questa modalità consente di ottenere risparmi anche sul fronte energetico.
La flessibilità è dunque l’elemento più importante per tutte le tipologie di azienda (figura 2). A seconda delle dimensioni aziendali, però, la flessibilità assume significati diversi e si accompagna a diverse tematiche: per le grandi aziende risulta particolarmente interessante la possibilità di accedere a servizi applicativi senza acquisire asset durevoli, quindi, senza modificare in modo significativo la propria dotazione infrastrutturale; le medie imprese pongono l’accento sulla possibilità di avere infrastrutture flessibili che siano però anche capaci di rispondere efficacemente e rapidamente ai cambiamenti aziendali; le piccole aziende hanno sottolineato la scalabilità delle infrastrutture, a seguito di cambiamenti dimensionali dell’organizzazione, e anche la possibilità di sfruttare le tecnologie di accesso a Internet senza dover sostenere altri investimenti.
Per quanto riguarda i vantaggi in termini di risparmio, seppure, come vedremo più avanti, le aziende abbiano ancora una certa difficoltà a quantificare il ritorno dell’investimento di queste tecnologie e soluzioni, dalla figura 2 emerge che il “pagamento basato sull’effettivo utilizzo” è al terzo posto (a parimerito con la “reattività delle infrastrutture”) evidenziando che l’aspetto economico rientra comunque nei vantaggi percepiti.

Figura 2 – Principali vantaggi derivanti dall’utilizzo di tecnologie di cloud computing
(cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)

Le attività propedeutiche
L’adozione di un’architettura cloud richiede l’avvio di una serie di attività per rendere le strutture aziendali in grado di integrare al proprio interno queste soluzioni. L’indagine ha indagato queste attività da due punti di vista, organizzativo e tecnologico, cercando di capire, prima di tutto, quali siano le attività ritenute dalle aziende effettivamente propedeutiche e, con un secondo gruppo di domande, come si stiano realmente comportando le imprese.
Vediamo prima di tutto quali sono le attività che le aziende ritengono essere propedeutiche. Considerando gli aspetti organizzativi, le attività riguardano la revisione dei processi operativi It (64,1%), seguita dalla revisione organizzativa della divisione sistemi informativi (41,7%, creazione di aree, gruppi di lavoro etc.) e dalla revisione della struttura organizzativa aziendale (un ulteriore 41,7%, funzioni di coordinamento, governance etc.). La revisione dei processi operativi dipende generalmente dall’esistenza di strutture articolate della divisione sistemi informativi: solo in questi casi ha senso formulare regole e normative interne all’azienda relativamente ai processi It. In questo ambito si segnalano differenti comportamenti legati alla dimensione delle imprese. Le aziende di grandi dimensioni sono generalmente dotate di processi operativi già ampiamente strutturati che non richiedono ulteriori revisioni mentre maggiore enfasi viene data alla ristrutturazione organizzativa della divisione sistemi informativi. Le aziende appartenenti alle altre classi dimensionali, soprattutto quelle di medie dimensioni, sono, invece, caratterizzate da un maggior fermento nel rivedere i propri processi operativi It, in genere non troppo articolati; azioni che si riflettono anche in cambiamenti organizzativi in ambito It (nuove funzioni, nuove aree, ecc.). Sono le piccole e medie aziende, infine, ad aver citato più frequentemente la revisione delle proprie strutture aziendali, generalmente orientate a temere i cambiamenti tecnologici, specie se di così vasta portata.
Analizzando le attività in ambito tecnologico, la virtualizzazione dei server rappresenta, senza dubbio, l’attività ritenuta maggiormente propedeutica all’introduzione del cloud in azienda (63,1%). Ciò è vero per tutte le imprese e in particolare per le realtà di medie e grandi dimensioni; essa è, invece, un’esigenza meno sentita per le piccole aziende, generalmente dotate di parchi server più limitati che quindi traggono minori benefici da iniziative di virtualizzazione/consolidamento. Tra le altre attività seguono: la Soa (51,5%), in modo particolare per le medie; la virtualizzazione storage (50,5%), soprattutto per le medie e le grandi; il consolidamento storage (46,6%) e server (45,6%), entrambi per le grandi e soprattutto lo storage per le medie; l’automazione (35%), per le piccole.

Le azioni concrete
Ma cosa stanno facendo le aziende in concreto, dal punto di vista sia organizzativo sia tecnologico? Nonostante le risposte fornite, come abbiamo appena visto, indichino una propedeuticità significativa delle attività organizzative ai fini dell’introduzione delle tecnologie di cloud computing, la maggioranza delle aziende non ha ancora avviato azioni specifiche mirate alla revisione organizzativa, ma prevede di farlo al più presto. Ciò è vero in particolare per le attività di revisione della struttura aziendale, spesso ritenute molto distanti dalle tematiche prevalentemente tecnologiche. Più contigue agli aspetti tecnologici e per questo motivo più diffuse, anche se di misura, sono le attività di revisione dei processi operativi e dell’organizzazione della divisione sistemi informativi (figura 3).
Da un punto di visto tecnologico (figura 4), si rileva, invece, un maggior fermento soprattutto per quanto riguarda gli aspetti di virtualizzazione e consolidamento server, per i quali rispettivamente il 58,3% e il 52,4% dei partecipanti all’indagine ha dichiarato l’avvio di progetti. Tutte le altre attività sono caratterizzate da un minor numero di progetti in corso, proporzionalmente al loro livello di propedeuticità rilevato precedentemente.

Figura 3 – Lo stato delle attività propedeutiche al cloud computing in ambito organizzativo.
(cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)


Figura 4 – Lo stato delle attività propedeutiche al cloud computing in ambito tecnologico
(cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)

Quali risparmi: ancora incertezza
Nella figura 5 sono riassunte le aree aziendali che si ritiene beneficino maggiormente dall’adozione di soluzioni in modalità Saas. La concreta analisi dell’entità del risparmio per area aziendale non conduce però a risultati solidi in quanto la percentuale di aziende che non ha saputo fornire indicazioni è piuttosto alta e oscilla, a seconda delle aree aziendali prese in considerazione, tra il 32% e il 44,7%. In ogni caso, coerentemente con i risultati descritti in precedenza, le entità maggiori di risparmio sono state indicate per le aree in cui queste architetture e soluzioni sono maggiormente utilizzabili come i sistemi informativi, le vendite, il marketing, il customer care. Significativamente inferiori sono i risparmi che caratterizzano le aree di nicchie/ verticali (figura 6).

Figura 5 – Aree aziendali che attraverso l’adozione della modalità SaaS possono beneficiare dei maggiori risparmi
(cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)


Figura 6 – Entità del risparmio medio per area aziendale
(cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)

Conclusioni
Quella che abbiamo riportato in questo articolo è una breve sintesi dei risultati dell’Inchiesta (ricordiamo che solo chi partecipa riceve in esclusiva i risultati completi delle Inchieste realizzate da ZeroUno); considerando i risultati nel loro complesso, e quindi non solo quelli riportati in questo articolo, possiamo trarre alcune conclusioni che ci aiutano a capire meglio come le aziende italiane stanno vivendo e interpretando il fenomeno cloud.
Prima di tutto notiamo che i responsabili del business si mostrano interessati alla tematica; nonostante la scelta di un’infrastruttura tecnologica di riferimento possa apparire, a prima vista, di sostanziale pertinenza dei reparti It, queste figure si sono rese conto che sono direttamente coinvolti perché a cambiare sarà il modo con cui usufruiscono dei servizi It e quindi una maggiore flessibilità ed efficienza dei servizi potrebbero avere un impatto positivo diretto sulle loro attività.
Fa da contraltare a questo coinvolgimento, quello del personale It: se l’approccio è sostanzialmente positivo e si percepisce che la nuova modalità di fruizione potrebbe offrire all’It la possibilità di concentrarsi sulle attività a maggior valore, dall’altra aleggia un certo timore, dovuto alla preoccupazione di venire disintermediati, soprattutto per le professionalità molto specifiche (se un’azienda con 10 manager It che si occupano di database opta per una soluzione cloud based, probabilmente dovrà ricollocare buona parte di questo personale).
Risulta poi evidente che tutte le aziende, prima le grandi, ma ormai anche le medie e le piccole stanno procedendo con progetti di virtualizzazione e consolidamento dell’infrastruttura It; attività che, oltre a garantire di per sé una migliore governance dei sistemi informativi, risultano essere tra le più propedeutiche al cloud. Come dire: anche chi adesso non pensa al cloud, si sta muovendo in modo tale che, se farà in futuro questa scelta, disporrà di un’infrastruttura già adeguata.

*Vittorio Arighi, practice leader NetConsulting, Alessandra Pinza, senior consultant NetConsulting

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