Ibm e Unione Europea danno vita a due consorzi, Pincette, per ridurre i guasti e i relativi danni economici delle infrastrutture tecnologiche e Artifact-Centric Service Interoperation per ridurre i costi relativi alla progettazione e gestione delle combinazioni di e-service
Pincette per migliorare l’affidabilità dei sistemi complessi
Così come avviene per i personal computer, anche i grandi sistemi complessi che gestiscono reti elettriche, centrali nucleari, infrastrutture di trasporto e condutture idriche richiedono aggiornamenti critici periodici del proprio software. A differenza di un sistema operativo di pc con un utente singolo, tuttavia, le conseguenze di un’anomalia degli upgrade dei sistemi possono essere globali e costose. Per ridurre questi rischi, Ibm ha avviato una collaborazione triennale con Unione Europea, partner dell’industria e del mondo accademico per creare una nuova tecnologia che aumenti l’affidabilità degli upgrade dei sistemi “mission-critical”, rilevando ed eliminando gli errori prima che possano provocare guasti o complicazioni nel sistema. I piani prevedono la condivisione dei risultati del progetto di ricerca con la comunità Open Source.
Denominato Pincette, "pinzette” in francese, per la capacità unica della tecnologiadi segnalare ed eliminare anche il più minuscolo bug software sulle grandi reti, questo progetto è finalizzato a ridurre i costi associati alla manutenzione del nuovo software di sistema, automatizzando processi di analisi e test. Secondo le stime attuali, i costi associati alla validazione del nuovo software costituiscono tra il 40% e il 70% del costo del ciclo di vita di un sistema.
“L’obiettivo di Pincette è semplificare in maniera drastica il compito di assicurare che questi sistemi complessi funzionino perfettamente, grazie a nuove funzionalità automatizzate che eliminano guasti o errori costosi, con un intervento umano minimo”, spiega il Dr. Daniel Kroenig dell’Università di Oxford, uno dei partner di ricerca. “Si tratta di una soluzione entusiasmante ed efficace in termini di costi, che associa semplicità a elevata affidabilità”.
“Sappiamo che eseguire l’upgrade di un sistema operativo – sia per la manutenzione sistemi, che per gli upgrade dell’hardware o per la conformità a nuove normative – può richiedere giorni perché tutte le applicazioni funzionino senza problemi”, spiega la Dr. Hana Chockler, Ibm scientist e coordinatore del consorzio Pincette. “La ricerca prodotta inaugurerà una nuova era, in cui progettisti, sviluppatori e utenti dei sistemi di controllo collegati in rete potranno eliminare i potenziali difetti prima che producano un guasto”.
Il consorzio di ricerca introdurrà funzionalità ingegneristiche e gestionali avanzate per i sistemi collegati in rete che hanno elevate esigenze di affidabilità. Il progetto svilupperà la tecnologia per assicurare upgrade sicuri dell’infrastruttura, assicurando il corretto funzionamento dei sistemi software collegati in continua evoluzione. Pincette aumenterà il livello di affidabilità nella sicurezza degli upgrade, consentendo la certificazione per sistemi e applicazioni che taglierà il costo e il time-to-market degli upgrade di diversi ordini di grandezza.
Nello specifico, il consorzio prevede di migliorare in modo sostanziale l’affidabilità dei sistemi, con una diminuzione di almeno il 70% del numero di errori funzionali, e di ridurre in modo decisivo il tempo richiesto per validare una singola modifica o upgrade e per assicurare la compatibilità delle versioni.
Pincette consentirà agli sviluppatori e ai responsabili dei test che apportano modifiche a un’applicazione software di testare, diagnosticare ed eliminare facilmente i difetti nell’istante in cui si verificano, usando tecniche di nuova progettazione che applicano un mix di analisi statica e dinamica. Il progetto contribuirà ad approfondire le conoscenze sul tema ma anche anche realizzare set di tool direttamente utilizzabili per predire l’effetto delle modifiche e degli upgrade sui sistemi collegati alla rete. Punto decisivo: assicurare la compatibilità di diverse versioni del software in una rete, poiché gli upgrade vengono di solito eseguiti gradualmente ed è quindi necessario che nodi con diverse versioni coesistano e forniscano la funzionalità richiesta.
Anche se esistono tecnologie per eseguire la verifica e assicurare che il software funzioni come da progetto, non esiste nessuna soluzione specificamente pensata per gli upgrade di sistema. C’è grande richiesta di una soluzione per validare gli upgrade, a causa dei ridotti cicli di vita dei prodotti e della crescente complessità e scala dei sistemi collegati in rete. Il vantaggio essenziale del progetto Pincette sta nel fatto che si baserà su una combinazione tra tecniche di test e simulazione e metodi formali, ossia metodi che si avvalgono di dimostrazioni matematiche per verificare che il sistema si comporterà come da progetto nell’arco di un’ampia (possibilmente infinita) serie di condizioni operative.
Offrendo un feedback costruttivo agli utenti quando si riscontrano upgrade problematici, Pincette guiderà gli sviluppatori su come migliorare i componenti. Il feedback sarà fornito sotto forma di tracce degli errori, che aiutano a individuare quali modifiche hanno violato la correttezza del programma o il modello suggerito per un componente sostitutivo che può essere utilizzato in sicurezza al posto del componente guasto.
Per maggiori informazioni su Pincette, visitare il sito
Artifact-Centric Service Interoperation per un nuovo modello di e-business collaborativo basato sulle tecnologie Open Source e cloud
Mentre le aziende pubbliche e private in tutta Europa si affidano sempre più alle informazioni e agli e-services di una miriade di industrie e settori – dal trasporto, energia e acqua, all’edilizia residenziale e alla sanità – emerge il desiderio di abbinare competenze eterogenee per ottenere migliori risultati che si traducono in servizi migliori, più intelligenti e più efficaci in termini di costi.
Questa iniziativa si propone di sviluppare un nuovo modello informatico, che consentirà alle organizzazioni di accelerare il processo di coordinamento degli e-services e di aumentare l’automazione e l’efficienza nel realizzare nuove combinazioni di e-services. La ricerca consentirà anche alle piccole e medie imprese di creare o partecipare a combinazioni di e-services flessibili, senza dover investire in competenze It. L’iniziativa creerà un software Open Source che permetterà a molte organizzazioni in tutto il mondo di avvalersi di questa tecnologia.
Il progetto è denominato Artifact-Centric Service Interoperation (ACSI) e intende dimostrare che il nuovo framework sarà in grado di ridurre il costo della creazione di mix di servizi specifici di settore del 40%, rispetto alle tecniche tradizionali.
“Oggi le aziende devono investire una notevole quantità di tempo, competenza e manutenzione per sviluppare sistemi proprietari ad hoc, che coordinano questa miriade di e-services”, spiega il Professor Giuseppe De Giacomo, Università di Roma La Sapienza. “Il più delle volte questi sistemi sono specifici per l’applicazione e non hanno la flessibilità per supportare le variazioni che derivano da diverse regioni geografiche o da cambiamenti nel mercato, e non sono scalabili di pari passo con la crescita aziendale".
Si prevede che il framework Acsi consentirà l’automazione di circa il 90% delle trasformazioni di dati necessarie per supportarli. Nell’insieme, ciò si traduce in un sostanziale risparmio rispetto agli approcci tradizionali alla progettazione, manutenzione e inserimento negli ambienti che supportano le combinazioni di e-services.
Acsi si basa sulla nozione fondamentalmente nuova di un "hub di interoperazione", introdotta dai ricercatori Ibm nel 2009. Gli hub di interoperazione forniscono ambienti intuitivi e flessibili sui quali è possibile formare combinazioni di e-service. Un secondo pilastro del framework Acsi è costituito dal concetto di “artifact” dinamico o entità di business. Questi artifact rappresentano processi di business e si basano su una combinazione olistica di dati e su come i dati cambiano man mano che l’artifact si muove attraverso il suo ciclo di vita. Artifact dinamici sono già stati utilizzati in decine di progetti di trasformazione di business Ibm, per fornire nuovi elementi di conoscenza, efficienze e risparmio di costi. I partner del consorzio lavoreranno insieme per ampliare lo sviluppo di applicazioni basati su questi concetti base.
Gli hub di interoperazione Acsi saranno forniti come SaaS – Software As A Service – e ospitati in ambienti cloud. Ciò consentirà alle imprese di usufruire di un modello pay-per-use per lo storage dei dati, l’esecuzione delle attività e i costi di integrazione dei servizi. La scalabilità, semplicità e flessibilità di questo approccio rende la tecnologia particolaremente interessante sia per le piccole che per le grandi organizzazioni, portando vantaggi concreti e immediati.
“Stiamo espandendo le frontiere degli e-services fornendo un approccio basato sui dati per combinarli tra loro, e stiamo espandendo le frontiere del cloud computing includendo un supporto semanticamente ricco di combinazione di e-services nel cloud”, spiega il Dr. Richard Hull, Ibm Research Manager e scienziato chiave di questo progetto. “Secondo le nostre aspettative, il framework dell’hub di interoperazione Acsi fornirà un approccio innovativo nel modo in cui gli e-services, e più generalmente le imprese, possono lavorare insieme”. Secondo la leader del consorzio Fournier, la tecnologia Acsi interessa una vasta gamma di settori, tra i quali pubblica amministrazione, energia, sanità, logistica della supply chain e manifattura pesante. Questi settori affrontano sfide significative quando devono trasferire dati e processi tra diversi compartimenti – anche all’interno delle proprie organizzazioni. Gli hub di interoperazione Acsi forniranno una soluzione generica, ma altamente personalizzabile, per trasferire sistematicamente dati e processi da un’applicazione o organizzazione a un’altra.