Le API – Application Programming Interface – rappresentano un fattore fondamentale nell’evoluzione del business digitale, talmente importante che si usa ormai sempre più spesso parlare di API economy. Si tratta, infatti, di un concetto strettamente legato alla programmazione software, ma che si traduce in evidente fattore di business dato che consente di semplificare il dialogo tra diverse applicazioni, di evitare replicazioni di codice e, quindi in pratica, perdite di tempo. Le API, in questo senso, diventano vero e proprio motore della digitalizzazione.
Con TIM OPEN, la community degli sviluppatori italiani, l’operatore propone a developer e system integrator un marketplace dedicato alle API: “L’obiettivo è dare impulso alla diffusione di queste componenti, permettendo ad aziende di ogni dimensione di utilizzare e proporre servizi che sarebbero costosi o complessi da realizzare”, spiega Francesco Pagliari, Responsabile Platform & Market Place di TIM.
Who's Who
Francesco Pagliari
L’API Economy permette anche di sviluppare un ecosistema in cui le aziende rendono disponibili sul mercato i loro sistemi di business o servizi in forma di API a terze parti (sviluppatori, software house, system integrator): si creano così nuove opportunità di business sfruttando gli asset interni. L’utilizzo delle API, inoltre, può facilitare lo sviluppo di sinergie con partner e affiliati e aprire nuove possibilità di remunerazione offrendone i servizi sul mercato. Per comprenderne la portata basti considerare che, secondo alcune stime, tramite API avviene circa il 50% delle collaborazioni B2B e che su di esse si baserà il 60% del mercato IT nel 2020. Diventa quindi fondamentale avere un’architettura in grado di abilitare transazioni commerciali e sviluppare diverse strategie di commercializzazione per monetizzare il valore delle API. Oltre al classico modello di esposizione free è possibile considerare modelli in cui lo sviluppatore paga per l’utilizzo delle API o in cui viene pagato o anche modelli misti indiretti.
“TIM OPEN, oltre ai modelli sopra descritti, offre agli sviluppatori e alle aziende clienti la possibilità di testare gratuitamente le API per un determinato periodo di tempo prima di procedere alla definizione di un progetto commerciale. Prevede, inoltre, il modello “monetization” che consente a terze parti di esporre le proprie API sul TIM OPEN API Store, in logica revenue share, incrementando visibilità e canali distributivi. Il cliente può quindi accedere ad una ampia gamma di servizi che rispondono esattamente alle sue necessità di innovazione”.
Tra i settori che possono beneficiare di questi servizi c’è sicuramente quello bancario, in uno scenario in cui le modalità di banking sono sempre più mobile e open.
“Le API possono contribuire sul versante della sicurezza: ad esempio consentendo l’attivazione di una serie di meccanismi informativi volti a limitare i fenomeni di frode legati al furto di identità o a valutare meglio i fattori di rischio di una transazione quando il cliente è in mobilità, conoscendone la posizione. Queste funzionalità possono essere integrate nelle app di mobile banking o sui portali online” ha concluso Pagliari.