Anche quest’anno l’Oracle Openworld è arrivato con i suoi numeri imponenti: 41.000 persone partecipanti, 116 paesi presenti, 1.800 sessioni, un’area espositiva con circa 400 partner che oltre a presentare le loro soluzioni per il mondo Oracle sostenevano mini training ed esami di certificazione verso quella sempre maggiore specializzazione che l’azienda richiede alle proprie terze parti. Una kermesse che quest’anno ha inglobato, sparse nei vari hotel di San Francisco, anche la JavaOne Conference e l’Oracle Develop. Insomma, la solita (e benedetta dalle casse comunali) pacifica “invasione” della città californiana, da parte di clienti, partner, staff internazionale Oracle, stampa, consulenti e operatori Ict di vario titolo per conoscere gli ultimi aggiornamenti della società di Larry Ellison in merito al percorso di integrazione tecnologica, hardware e software, a valle dell’acquisizione di Sun e non solo.
Quest’anno le novità sono state numerose e prima di analizzarle in breve, può servire ribadire le fondamenta della strategia architetturale di Oracle, all’interno della quale vanno calati tutti gli annunci: da un lato hardware e software ingegnerizzati per operare, preintegrati, al meglio in soluzioni tendenzialmente complete; dall’altro lato questa completezza si concretizza lungo tutto lo “stack tecnologico” oggi presente nel portfolio di offerta Oracle (che con l’acquisizione di Sun, parte dall’hardware con i server, superserver e lo storage, per salire al data base, al middleware, alle applications) che, sostiene la società, se acquistato separatamente da fornitori diversi, riversa sulle spalle degli utenti costi di integrazione, di ottimizzazione e di gestione non indifferenti. Tutto integrato e, così come ha insegnato la storia di questa società, al massimo livello prestazionale e di innovazione architetturale.
L’Openworld ha quindi presentato una Oracle “ai blocchi di partenza” e con le carte in regola. Da un lato i conti sono a posto: la società ha registrato nel primo trimestre dell’anno fiscale 2011 ricavi totali gaap in crescita del 48%, fino a 7,5 miliardi di dollari, mentre i ricavi totali non-gaap sono cresciuti del 50% fino a 7,6 miliardi di dollari. I ricavi da nuove licenze sono cresciuti del 25% fino a 1,3 miliardi di dollari mentre l’utile netto gaap è cresciuto del 20% fino a 1,4 miliardi di dollari e il non GAAP del 38%, a 2,1 miliardi di dollari. Dall’altro lato, l’offerta copre ormai tutto lo spettro di proposta con molti prodotti nuovi e pronti per essere spinti sul mercato (comprese le Fusion Applications, un mega-progetto partito ormai nel lontano 2004 e che vedrà la luce nel primo trimestre del prossimo anno).
Tutto è pronto, quindi, per giocarsi una partita importante ma non semplice: quella del global player che dovrà sapere agire con decisione almeno su due fronti. Il primo riguarda le riorganizzazioni interne all’azienda, perché le numerosissime acquisizioni effettuate negli ultimi anni dovranno comunque “sedimentarsi” in un modello organizzativo e culturale, quello Oracle, talvolta molto diverso da quello delle società acquisite e che dovrà essere poi declinato con attenzione nei diversi paesi e mercati. Il secondo fronte riguarda la tecnologia, soprattutto a livello di soluzioni applicative e di middleware, perché non è semplice gestire, sia per gli utenti (da un punto di vista di compatibilità e integrazione, anche se Oracle garantisce al 100% su questi punti) sia per Oracle (a livello di costi di sviluppo), un portafoglio di soluzioni e di prodotti tanto ampio. In questo senso le Fusion Applications giungeranno a razionalizzare la proposta e Oracle dovrà saper ben calibrare, attraverso le proprie terze parti (altro punto di forza ma anche di estrema delicatezza nel loro percorso di crescita verso nuove competenze), la migrazione dei clienti alle nuove Applications.
Cloud in a box
È’ in questo quadro che si colloca il primo degli annunci. L’Exalogic Elastic Cloud, presentato con evidente orgoglio da Ellison, che ha inteso, con questo sistema, “declinare secondo la visione Oracle”, il concetto di cloud intervenendo, come da sua consuetudine “a piedi pari”, in un dibattito alle volte troppo basato… “sulle nuvole”. “Cos’è oggi il cloud? Una cosa nuova o vecchia? Un rebranding
dell’esistente oppure vera innovazione? È un’applicazione oppure una platform per tutte le applicazioni?” ha retoricamente chiesto il Ceo, ben sapendo di avere in tasca, anzi “in scatola” la risposta. La risposta è un sistema dalle prestazioni monstre: hardware e software integrati, costruito sull’Exadata database machine, processori x86 a 64 bit, I/O InfiniBand che consente l’aggregazione di più rack raggiungendo la configurazione massima di 8 rack a formare un unico singolo sistema. Combina Oracle Weblogic server (che ottimizza la gestione delle applicazioni con tecnologie di clustering, multi-domain management, tool di diagnostica, ecc,), Java Oracle middleware per sistemi operativi Linux e Solaris. La macchina è pensata per la gestione di migliaia di applicazioni (Java e non Java) con differenti esigenze di security, prestazioni e disponibilità e per questa sua capacità può essere considerata centrale ad esigenze di consolidamento applicativo.
Proprio questa sua caratteristica va tenuta presente rispetto all’attuale situazione delle imprese che soffrono di complessità e costi elevati nella gestione di un numero eccessivo di piattaforme e tecnologie (e vendor). La risposta Oracle, con questo sistema, va proprio nella direzione del consolidamento applicativo, a supporto del processo di trasformazione del data center verso un ruolo sempre più “business value”. Questa trasformazione passa, inevitabilmente, da una migliore gestione di infrastrutture con caratteristiche di automazione, flessibilità (da qui il concetto di elastic) e centralizzazione. Exalogic Elastic Cloud è quindi la risposta Oracle per fornire alle grandi imprese un sistema con elementi di sicurezza, prestazioni elevatissime (“Pensate – ha detto Ellison – che su due full rack Exalogic si può gestire tutto il traffico mondiale di Facebook; e il sistema arriva a 8 rack!”) erogate secondo un modello di “private cloud” da un punto centrale e quindi con problematiche di gestione facilitate. Il sistema è ottimizzato per Enterprise Java, Fusion Middleware e Fusion Applications ma è ovviamente indirizzato anche alla gestione ottimale delle migliaia di applicazioni di terze parti e custom sviluppate su Linux e Solaris. “It’s a cloud in a box” ha detto un divertito Ellison quasi a voler metter fine ai dibattiti sulle innumerevoli “sfumature” in cui oggi si propongono le soluzioni cloud.
Oracle Linux: ottimizzato, robusto per l’Oltp e…Unbreakable!
Se i sistemi integrati hardware e software che via via Oracle presenterà in ambito data warehousing, private cloud e Oltp hanno queste prestazioni operando in ambienti Solaris, anche in area Linux le prestazioni non devono essere da meno. Ecco allora arrivare l’annuncio dell’Unbreakable Enterprise Kernel, un kernel Linux ottimizzato per l’hardware/software Oracle che ha dimostrato, a detta della società, prestazioni migliorate del 75% nei test Oltp rispetto al kernel di Red Hat. Quest’ultimo (Red Hat Compatible Kernel), peraltro, continua ad essere offerto come scelta da parte di Oracle anche se l’Unbreakable è il kernel di riferimento dei sistemi Exalogic e della nuova versione di Exadata (vedi più avanti) in ambiente Linux. Il kernel è distribuito attraverso l’Unbreakable Linux Network, per consentire una facile installazione “on top” Oracle Linux 5.
Hardware e storage: lo “zoccolo duro”
La mano di Oracle sullo sviluppo dei sistemi a fronte dell’acquisizione di Sun si era vista subito lo scorso anno poco dopo l’annuncio. Tuttavia è chiaro oggi quale sia il percorso di offerta della società di Ellison e quali potrebbero essere i “pericolosi incroci” con altri competitor (Hp e Ibm soprattutto). E se anche l’offerta Oracle di sistemi Sun/Sparc potrebbe avere, sul piano teorico, un diretto impatto sulle prospettive evolutive del pa
rco installato HP/Oracle, vige la “sacra regola” che, primo, bisogna essere in grado di offrire ciò che gli utenti chiedono integrandosi con i sistemi che hanno installato e, secondo… “business is business”. Peraltro l’offensiva Oracle sull’hardware è molto determinata: “Il nostro business hardware cresce più del previsto, con i server Solaris e gli Exadata che trainano la crescita” ha detto Safra Catz, President Oracle.
A San Francisco sono stati presentati nuovi sistemi Sparc, storage appliance e la nuova generazione degli Exadata, presentazione affidata al “transfuga” Hp e oggi nuovo President Oracle, Mark Hurd.
Il nuovo Sparc T3 è un sistema orientato alla gestione e distribuzione delle applicazioni sempre in ambito Oltp mission critical. Il sistema è infatti un coacervo di elementi hardware e software allo stato dell’arte per quanto riguarda i livelli prestazionali: preintegrati, infatti, sono Solaris, networking, data base e middleware, funzionalità di security e virtualizzazione e nella versione cosiddetta “Optimized Solutions” anche Oracle Applications ottimizzate per il sistema. Lo Sparc T3 monta il nuovo processore, primo al mondo, 16 core e parte da una configurazione single socket 16 core blade fino a 4 socket, 64 core server con 512 thread.
In ambito storage, invece, Oracle ha illustrato la propria strategia attraverso il lancio del Sun ZFS Storage Appliance, di fatto un’architettura di storage finalizzata al miglioramento prestazionale, all’aumento della protezione del dato e alla gestione semplificata. Nell’ambito delle soluzioni di Unified storage, Oracle dichiara che la linea Sun ZFS garantisce un miglioramento della densità di storage rispetto a qualsiasi altra soluzione di 1.6 volte. Il sistema parte da una configurazione entry level a 12 Tb per arrivare al top di gamma per oltre 1Pb di capacità.
Il “battesimo pubblico” di Mark Hurd come co-President di Oracle (insieme a Safra Catz) al posto dell’esonerato Charles Phillips è avvenuto con il lancio della nuova Exadata Data Base machine. In questo segmento, a livello di gestione di dati, soprattutto se si pensa alla costruzione di grandi data warehouse, non si scherza. È infatti proprio di pochi giorni fa l’acquisizione di Ibm di Nettezza per circa 1,7 miliardi di dollari dopo che Big Blue (“Big Red” Oracle sta crescendo…) ha chiarito le proprie intenzioni nell’ambito del settore delle business analytics acquisendo, negli ultimi quattro anni, ben 23 aziende per un totale di circa 12 miliardi di dollari.
Exadata ha i numeri per rafforzare quella strategia di consolidamento di dati e applicazioni proposta da Oracle al mercato con i propri sistemi altamente integrati. Sia in ambito Data warehousing sia Oltp. Il nuovo sistema Exadata X2-8 full rack arriva con due 8-socket data base server con un totale di 128 Cpu Intel core e 2 Terabyte di memoria; 14 Exadata Storage Server con 168 Cpu Intel core e fino a 336 Terabyte di capacità raw storage. È disponibile in quattro configurazioni differenti: oltre all’X2-8 full rack ci sono le versioni Exadata X2-2 quarter, half e full rack.
Fusion Applications: quasi ci siamo
In realtà non c’è da aggiungere molto a questo mega-progetto di fusione delle principali feature di Peoplesoft, JDEdwards, Siebel, Primavera e Oracle E-Business Suite iniziato ben 5 anni fa e atteso al lancio ormai da circa un anno. Ellison ha promesso la “general availability” entro il primo trimestre 2011. È un progetto molto ambizioso di “fusione” delle caratteristiche peculiari di tutte le linee applicative di Oracle (che, ha ribadito Ellison, continueranno ad essere supportate negli anni a venire) in una famiglia costruita su alcuni pilastri: integrano nei vari moduli funzioni di business intelligence embedded, con il risultato di consentire ad ogni attività dell’utente la verifica e l’analisi della rispondenza delle decisioni prese e delle attività intraprese; sono basate su middleware open standard; orientate alla user experience, incorporando funzioni di social network e collaboration nonchè consentendo la gestione di documenti non strutturati (fatture e documenti business diversi) all’interno di processi
strutturati. “La fase di sviluppo e di test – ha precisato Ellison, – ha visto la partecipazione di moltissimi utenti che hanno contribuito a rendere utilizzabili al meglio le applicazioni”. Circa 4.000 ore di input e testing e oltre 1.000 differenti aziende appartenenti a diversi settori business e della pubblica amministrazione sono i numeri ufficiali del tipo di coinvolgimento. Il portfolio applicativo spazia da soluzioni per Crm, Scm, Ppm, Procurement, Grc e Financial.
Tutto pronto, quindi, per la “Big Red” Oracle. Ora la sfida si sposta sugli utenti e sulla capacità dell’azienda, che già conta una base di circa 370.000 clienti worldwide, di scardinare nella fascia high end, territori protetti (Ibm e Hp su tutti). Formidabili in questo percorso saranno due strumenti: la già citata rete di partner, sempre più specializzati per segmenti di industria e per soluzioni, e una capacità Oracle di mettersi a fianco degli utenti nei loro percorsi di creazione, attraverso la tecnologia, di soluzioni “business value”. Percorsi nei quali elementi intangibili (vicinanza nella revisione di processi, nuove competenze relazionali con i clienti, consulenza strategica, ecc) spesso sovrastano la pur essenziale eccellenza tecnologica.
Ma la sfida è lanciata. E soprattutto Ellison, come si è ampiamente visto in un filmato molto “patriottico” sulla coppa America di vela, è abituato a vincere…