L'estrema variabilità dei mercati spinge l'impresa ad adattare continuamente alle esigenze della domanda i propri prodotti e servizi innovando; al tempo stesso, però, la necessità di ottimizzare, identificando aree di risparmio e di nuova efficienza, obbliga l'azienda a rivedere modalità operative e organizzative. In questo momento storico di cambiamento e di trasformazione delle aziende, anche l’It sta evolvendo, spinto dalla necessità di “dimostrare” di essere un elemento reale di valore e supporto al business. “In questa fase di mutamento, uno degli elementi che sta, più di altri, impattando le imprese è il concetto di consumerizzazione dell’It”, esordisce Stefano Uberti Foppa, Direttore di ZeroUno aprendo i lavori di un Executive Dinner organizzato ai primi di luglio in collaborazione con Emc e VMware. “La consumerizzazione dell’It porta all’interno delle aziende una serie di pressioni e di comprensioni nuove da parte del business verso l’It, che fino ad oggi non si manifestavano”.
Ed è proprio questo l’elemento di maggior spinta al rinnovamento dell’It, perché, di fatto, accelera un nuovo percorso di cambiamento. Diciamo “nuovo” perché l’It ha da sempre
Siamo in quella che Peter Hinssen (nella foto a destra), Networked Digital Society Evangelist and Business – It Alignment Guru, identifica come la “nuova normalità”, dove le relazioni con i consumatori sono aumentate ed evolute a livello “digitale”. “Il business deve reinventare se stesso e proiettarsi verso un nuovo modello “interattivo” – osserva Hinssen -. E in questa sfida, la tecnologia non è solo un abilitatore ma deve a sua volta trasformarsi in “game-changer”. L’idea che sta dietro al concetto di nuova normalità è semplice: questa, è tutto ciò che possiamo definire “digital”, ma siamo probabilmente solo a metà della strada della vera rivoluzione digitale. Ciò significa che abbiamo davanti a noi tanta strada esattamente quanta ne abbiamo alle spalle”.
Evangelist e guru esperto di analisi sulle trasformazioni sociali e sui modelli organizzativi di impresa in rapporto all'attuale rivoluzione digitale, Hinssen usa questa metafora (che durante la serata ha ben espresso mostrando una pecora tosata perfettamente solo per metà del corpo, ndr) per evidenziare come la consumerizzazione stia notevolmente accelerando questa rivoluzione ma, vista dal lato delle aziende, c’è ancora molto da fare, a partire dallo “svecchiamento” e dallo “sradicamento” di certe gerarchie dell’It: “ancora troppo legate alla ‘vecchia economia’, si portano dietro un’eredità tecnologica fatta di super tecnologie, mega infrastrutture a silos, miriadi di applicazioni legacy, ecc.”, dice Hinssen. “Ma oggi il successo dell’It dipende dalla sua capacità di saper modulare, inter-scambiare, adattare in modo flessibile le tecnologie ad ogni livello organizzativo. Il cloud computing, in questo senso, è un forte acceleratore di cambiamento ma non per le sue “promesse di cost efficiency” quanto per la garanzia di velocità e capacità di risposta in tempi rapidissimi”.
Ma è evidente che parliamo di un cambiamento epocale che, tuttavia, viaggia a due velocità: quella incontrollabile del mondo “consumer” (degli utenti privati, diciamo così; anche se il confine tra utente privato e aziendale è sempre più sottile), e quella più moderata delle aziende.
“Proprio perché di strada da fare ce n’è davvero molta – osservano Scolari e Lorenzo Lumassi (nella foto a destra), Global Service Director di Emc Global Services, durante l’animata tavola rotonda – è fondamentale “governare” il cambiamento, a partire dagli aspetti organizzativi dell’It, tenendo conto di tutti gli elementi connessi (persone, processi, tecnologie). Nonostante l’It sia il motore dell’innovazione, quello cioè che negli ultimi 30 anni ha aiutato le aziende a trasformarsi, oggi si trova ad essere l’anello aziendale che fatica di più a rinnovarsi”.
“Un percorso non certo facile quello che deve affrontare oggi l’It – intervien
“In questo dinamico scenario, parlare di allineamento tra It e business risulta addirittura superato; si va sempre di più verso la ‘fusione’ tra It e business”, osserva Hinssen. “E il cloud è una di quelle opportunità ‘fantastiche’ di fusione; e se il Cio non riesce a coglierle, il rischio è che venga bypassato dallo stesso business, trovandosi poi a rincorrere l’innovazione, anziché esserne promotore”.
Concorde con questa visione la maggior parte dei Cio presenti in sala ma con alcune importanti riserve, a partire dalla complessità dei sistemi It odierni, soprattutto nelle grandi aziende.
“Per le Pmi, il cloud computing rappresenta un’opportunità assolutamente rilevante – osserva Marco Forneris, Direzione Strategy di Exprivia – perché offre loro la possibilità di accedere alle tecnologie più avanzate senza dover costruire un’organizzazione It interna difficile da sostenere (motivo per cui non sono ancora riuscite a innovare in modo realmente competitivo, fatte salve alcune eccezioni d’eccellenza). Ma per le grande aziende la strada è decisamente più complessa perché, sull’esistente, è impensabile ‘mettere mano’ per trasferire all’esterno, in modalità di servizio, sistemi, soluzioni, servizi i cui effetti ricadono a cascata su tutta una serie di ulteriori sistemi, soluzioni, servizi”.
È dello stesso parere anche Michele Brancadoro, Subs Watch Structure Vice President di Eni, che evidenzia come “non tutto sia portabile nel cloud, nemmeno all’interno di un private cloud. Sono tantissimi gli elementi da prendere in considerazione; oltre a quelli tecnologici (le connessioni tra sistemi, soluzioni, servizi che, nelle grandi realtà, è difficilissimo sradicare e ridefinire; e richiederebbe investimenti in denaro e risorse forse eccessivi), sono da valutare anche gli aspetti di rischio, sicurezza e compliance, disponibilità e livello del servizio, ma anche l’eventuale perdita di know how e di competenze”.
L’approccio migliore, concordano sia i Cio sia i rappresentanti di Emc e VMware, è, come sempre, quello graduale. Si parte dall’approfondita valutazione di ciò che è core e cosa può essere considerato, invece, una commodity, per poi individuare i requirement e le eventuali opportunità legate al cloud (magari su progetti nuovi e in forma di “pilota”), all’interno comunque di un percorso del tutto personalizzato “perché ciò che è commodity per un’impresa, come può esserlo la posta elettronica, può invece essere core per un’altra”, hanno evidenziato i partecipanti.
“Non esiste una ricetta, una formula perfetta valida per tutti – concludono Scolari e Suriano -. Lo scenario futuro più plausibile è composto di sistemi ibridi. Non dimentichiamo, poi, che in questo grande processo di trasformazione, anche i service provider devono ‘cambiare pelle’ per prepararsi ad essere ‘cloud service provider’. E, anche in questa direzione, la strada da percorrere è ancora lunga”.
Strada lunga sì, ma su un percorso tracciato dal quale non si torna più indietro.
Scarica le presentazioni tenute dai relatori
– "The New Normal" di Peter Hinssen; Networked Digital Society Evangelist and Business – It Alignment Guru
– "The Journey to you Cloud" di Valeria Scolari, Italy Consulting Lead di Emc Italia
– "The VMware… customers journey" di Fabio Suriano, PSO Practice Manager di VMware Italia