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Startup femminili, ecco perché conviene scommettere su di loro

In una ricerca di The Boston Consulting Group si legge che le start up fondate da donne che hanno ricevuto finanziamenti pari a 935.000 di dollari, meno della metà dei 2,12 milioni di dollari ricevuti dalle aziende fondate da uomini, hanno generato 78 centesimi di entrate, mentre quelle fondate da uomini hanno portato meno della metà

Pubblicato il 04 Set 2018

Meglio investire in start up femminili che maschili

Se si deve investire su una start up è meglio sostenere le donne rispetto agli uomini: lo dice una ricerca della società di consulenza The Boston Consulting Group e di MassChallenge (rete globale di acceleratori di start up). Nello studio dal titolo “Why Women-Owned Startups Are a Better Bet” è emerso infatti che le start up femminili generano in media più del doppio di entrate per ogni dollaro ricevuto.

Nel campione analizzato – 350 società che hanno partecipato al programma di MassChallenge, ideato per supportare e guidare le aziende in fase di avviamento – le start up fondate o co-fondate da donne hanno ricevuto, in media, finanziamenti pari a 935.000 di dollari, meno della metà dei 2,12 milioni di dollari avuti dalle aziende fondate da uomini. Nonostante questo gap di finanziamento, le aziende di proprietà femminile hanno generato maggiori entrate nell’arco di cinque anni: 730.000 dollari rispetto a 662.000. Per ogni dollaro di finanziamento ricevuto, le startup al femminile hanno generato 78 centesimi di entrate, mentre quelle fondate da uomini hanno portato meno della metà: solo 31 centesimi. La conseguenza è chiara: se gli investitori avessero puntato in eguale misura sulle imprese al femminile e al maschile, si sarebbero generati 85 milioni di dollari in più nel corso dei 5 anni presi in esame.

Oltre all’analisi quantitativa, gli autori della ricerca hanno intervistato fondatori di società, mentor e investitori per identificare le cause alla base di questo gap di investimento. Emergono così delle differenze: i pitching che coinvolgono donne imprenditrici sono infatti più confrontativi rispetto a quelli degli uomini, in particolare sugli aspetti tecnici. È più probabile che le donne formulino ipotesi realistiche, o persino conservatrici, nei loro business plan rispetto agli uomini, che tendono invece a fare proiezioni coraggiose. Questo approccio più audace è premiato da alcuni investitori di venture capital, che sono predisposti a investire in pochi business plan di grande successo, e cercano dunque numeri audaci.

“È deludente, ma non sorprendente, che il venture capital punti più sugli uomini che sulle donne. Il gender gap che persiste sia quando si parla di percorsi di carriera che quando si guarda alle retribuzioni, si ritrova nell’imprenditoria” ha commentato Laura Villani, Partner e Managing Director di The Boston Consulting Group. “Le start up di proprietà femminile ricevono solo una piccola parte del totale dei finanziamenti in capitale di rischio. Ma sono più efficaci nel trasformare un dollaro di finanziamento in un dollaro di reddito: generano rendimenti migliori e sono, in ultima analisi, una scommessa migliore”.

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