Open source e cloud computing saranno sempre più strutturali nel business futuro di IBM. Lo dimostra l’annuncio dato ieri a Borse chiuse di un accordo con il board di Red Hat per l’acquisizione per 34 miliardi di dollari dello storico distributore Linux (ma anche di tecnologie chiave del modo cloud come l’orchestratore OpenStack). L’accordo annunciato congiuntamente dai consigli di amministrazione delle aziende coinvolte potrebbe concludersi già nel corso del secondo semestre del prossimo anno se gli azionisti Red Hat (come è probabile) considereranno soddisfacente il premio del 63% offerto da IBM sul valore dei titoli di venerdì scorso e se l’acquisizione passerà il vaglio degli organi di controllo del mercato americani.
Secondo le dichiarazioni di Ginni Rometty, presidente e CEO di IBM, l’acquisizione trova motivazione nell’interesse di Big Blue nel “cambiare gioco”, ed essere più vicina ai clienti d’impresa che vogliono adottare il cloud attraverso l’uso sinergico e integrato dei sistemi on premise e servizi cloud multipli. “Con l’acquisizione cambierà tutto nel mercato del cloud – spiega la manager -. IBM sarà il numero uno nell’hybrid cloud provider; il solo fornitore in grado di offrire soluzioni aperte in grado di abilitare appieno valore del cloud per il business dei clienti”.
I concetti dell’open source portati nell’ambito del cloud si traducono oggi nella standardizzazione di formati e protocolli quindi nell’opportunità di portare dati e applicazioni in ambienti diversi: aspetti che la maturazione del mercato cloud sta rendendo evidenti come necessità delle aziende che modernizzano i sistemi informativi aziendali.
Stando alle dichiarazioni del CEO di Red Hat, James (Jim) Whitehurst, l’acquisizione da parte di IBM sarà memorabile per l’affermazione dell’open source, “Darà a Red Hat la possibilità di accedere a una quantità maggiore di risorse”.
L’open source è il futuro dell’IT aziendale – ha spiegato Whitehurst – IBM si è impegnata a mantenere le cose nel modo che ci hanno permesso di crescere negli anni, dando supporto alla community open source che è stata la base del nostro successo”. IBM ha garantito il mantenimento della sede centrale di Red Hat a Raleigh e ampia autonomia della società acquisita nell’ambito della Divisione di IBM che si occupa di cloud ibrido. Autonomia peraltro opportuna per non far perdere a Red Hat le collaborazioni in essere con altri importanti vendor tra cui i fornitori cloud come Amazon, Alibaba e Google. “Aziende con cui continueremo a collaborare”, ha affermato Whitehurst.
Non è un mistero che Red Hat fosse in cerca compratori negli ultimi due anni e che IBM potesse essere tra questi, stante la collaborazione strategica iniziata negli anni novanta per creare alternative al mondo Microsoft e rendere più aperto il mondo del mainframe con Linux. L’acquisizione cade in un momento interlocutorio per IBM, dopo l’annuncio di una trimestrale al di sotto delle attese degli analisti e qualche preoccupazione per l’andamento del business cloud la cui crescita è risultata in forte frenata nel terzo trimestre rispetto al secondo. IBM è approdata con grande ritardo nel mercato del cloud, in modo strategico solo dal 2013 con l’acquisizione di SoftLayer Technologies per 2 miliardi di dollari. Con Red Hat c’è un salto di qualità, una scommessa verso una fase matura della domanda di servizi centrata sul cloud ibrido: un terreno più difficile per i grandi cloud provider, outsider del mondo sistemi, come Amazon, Google e Microsoft.
Rometty ha dichiarato a Bloomberg che l’acquisizione ha come obiettivo la crescita di fatturato e non la creazione di sinergie. Il CEO Whitehurst dovrebbe rimanere nell’azienda acquisita, condizione che secondo l’analista Ray Wang di Constellation Research è fondamentale perché Red Hat conservi il suo valore e potenzialità di crescita in seno a IBM. Secondo Dave Bartoletti, vice president e principal analyst di Forrester, la mossa IBM è in linea con le scelte fatte su Linux e l’open source molto prima dei concorrenti: “Red Hat è l’azienda di maggior successo focalizzata su Linux e il middleware open source. L’acquisizione dà a IBM più forza nelle piattaforme cloud e nella capacità di tener testa ad Amazon Web Services, Microsoft e Google nel mercato del public cloud”.