Per presentarsi alla stampa italiana, Stonesoft ha scelto una modalità originale e, va detto, efficace. Al posto della classica conferenza con interventi e presentazioni (che pure ci sono state), ha organizzato un evento, chiamato ”Hack the Lab”, dove ogni giornalista è stato posto davanti a una postazione di lavoro connessa ad internet e invitato a penetrare nel sito di una società virtuale creata ad hoc per carpirne dati e segreti. Nel caso, avendo Stonesoft costruito un sito di vendita online di hamburger, i dati erano quelli delle carte di credito dei clienti registrati e i segreti delle ricette e delle materie prime utilizzate.
Non essendo hacker e nemmeno particolarmente “smanettoni”, ci si è fermati quasi tutti di fronte al primo ostacolo, cioè la richiesta di password e username. A questo punto sono entrati in gioco gli esperti Stonesoft che, diventati hacker per l’occasione, si sono seduti al nostro fianco e ci hanno mostrato come fare. Il risultato è che si è constatato come, avendo una buona conoscenza dei linguaggi di programmazione e sapendo dove andare a cercare certi strumenti software che la comunità degli hacker si scambia in rete, sia facile entrare in un sito privo di un robusto firewall sino a diventarne, addirittura, gli amministratori, con pieno accesso ai file gestiti dal web server e dal mail server. Un’esperienza interessante e anche in certi momenti accattivante, come quando da uno schermo nero pieno di codici Ascii emergono le verdi colline della schermata di default di Windows e ci si rende conto di essere al posto di comando. O come quando il computer violato snocciola al nostro comando liste di nomi e cognomi e numero di carta di ignari clienti e apre certe mail con ricette e ingredienti segreti che era meglio restassero tali.
Tutti hacker per un’ora
Pubblicato il 10 Feb 2012
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