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IT ibrida e orchestrazione cambiano l’IT di SNAM

Un progetto pluriennale di trasformazione sta rendendo più agile l’IT di SNAM a vantaggio delle nuove sfide che l’operatore italiano deve affrontare sui mercati internazionali dell’energia e del gas. I responsabili delle infrastrutture e del data center raccontano le fasi di un progetto che ha garantito un ROI di soli due anni e cambiato il modo di lavorare dei team IT

Pubblicato il 24 Gen 2019

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La modernizzazione dell’IT è funzionale all’evoluzione del business anche nei settori in apparenza più tradizionali. È il caso di SNAM, player europeo dell’energia (con asset di stoccaggio di gas per quasi 20 miliardi di m3 e di una rete di 40.000 Km di tubi tra Italia, Francia, Grecia e Regno Unito) alle prese con i cambiamenti che interessano il ruolo delle infrastrutture di trasporto, stoccaggio e rigassificazione. Alle tradizionali fonti energetiche fossili si vanno affiancando le fonti rinnovabili, come il biometano e l’idrogeno, nel progressivo processo di decarbonizzazione dei consumi energetici. “Cambiamenti che motivano Tomorrow’s Energy Company, un programma di innovazione che prevede investimenti pari a 850 milioni di euro in 4 anni, previsto nel piano industriale 2019-2022 annunciato lo scorso novembre- spiega Stefano Viotti, head of infrastructure & network services di SNAM –. La sfida riguarda anche lo sviluppo degli impieghi del gas naturale compresso o liquefatto nel trasporto pubblico e di merci su lunghe tratte, la riduzione delle emissioni di CO2 e la gestione più agile della filiera”. Un impegno che, sul fronte IT, si traduce nella necessità di dare supporto a processi di lavoro sempre più agili, digitalizzati e intelligenti. “Impossibili da realizzare senza la trasformazione dei data center secondo le logiche del private cloud, del software defined e dell’IT as a service”, precisa il manager.

Stefano Viotti, head of infrastructure & network services di SNAM

La roadmap SNAM per la migrazione verso l’IT ibrida

Il progetto di trasformazione dell’IT di SNAM è iniziato nel 2016, “quando è risultato chiaro che per migliorare i servizi IT non sarebbe bastato cambiare le componenti di computing, storage e networking del data center e costruirvi sopra un layer Iaas o Paas – spiega Viotti -. Ci occorreva un nuovo sistema di governo delle infrastrutture IT in grado di automatizzare l’operatività e rispondere con un elevato livello di astrazione alle richieste di nuovi servizi, potenza elaborativa, spazio dati e networking delle LOB. Tutto questo affiancato da un semplice ed efficace sistema di presentazione dei servizi: un catalogo da cui scegliere applicazioni e modalità di deploy, in diretta connessione con i flussi d’approvazione”. L’implementazione del progetto è partita nel secondo trimestre del 2017 con la definizione del catalogo delle funzionalità, sia dal lato tecnico sia dell’utente, e con la definizione degli standard di riferimento per applicazioni, database e sistemi operativi. È quindi proseguita con la trasformazione dei sistemi core aziendali nell’ottica di una IT ibrida con l’adozione, sul fronte della governance dell’ambiente complessivo, della piattaforma Micro Focus Operation Orchestrator per Hybrid IT. “Il motore d’orchestration ha un ruolo centrale nella trasformazione dell’IT – precisa Viotti -. Abbiamo scelto una piattaforma in grado di garantirci modularità, compatibilità con i differenti sistemi e flessibilità”. Il lavoro già completato dà all’IT di SNAM la certezza di poter continuare il processo di migrazione delle applicazioni senza rischiare che l’infrastruttura sottostante diventi un collo di bottiglia. “Ad oggi siamo a 3/4 della realizzazione complessiva – precisa il manager -, stiamo finalizzando le componenti container che sono già in produzione per le nuove applicazioni a microservizi e che useremo per la trasformazione delle applicazioni legacy secondo i nuovi standard Cloud Native Application già definiti”. Nel corso del 2018, l’IT di SNAM ha anche realizzato importanti progetti nell’ambito del Digital Workplace, “come le nuove soluzioni di collaboration, le funzioni di smart printing e archiviazione, nuovi sistemi di gestione delle sale riunioni e la piena integrazione dei sistemi mobile”, spiega Viotti. Il prossimo passo consisterà nel collegare servizi esterni di public cloud ed estendere le implementazioni nella modalità del cloud ibrido. È in questo modo che l’IT di SNAM conta d’integrare nuovi servizi nel catalogo già nel corso dei primi mesi del 2019.

L’innovazione che parte dal catalogo servizi

Un aspetto centrale del progetto SNAM è stata la creazione del portale Web dal quale il personale tecnico può scegliere “a catalogo” i servizi Iaas e Paas di cui ha bisogno, innescando i flussi approvativi e l’impostazione automatizzata dei building block che li attivano sui sistemi di nuova generazione. “Fino al 2017, per rispondere alle richieste delle LOB servivano decine e decine di passi manuali – spiega Marco Vezzini, manager of data center services di SNAM –. Si iniziava dal recupero delle informazioni sul CMDB e si proseguiva con le fasi di configurazione e attuazione, con l’integrazione dei servizi di backup/restore, controllo accessi, monitoraggio e ottimizzazione. Oggi tutto questo è automatizzato, grazie anche al contributo dato dall’impiego di software modulari di facile mantenimento”. Tra i fattori critici della realizzazione, Vezzini cita le necessità di standardizzazione per le componenti a catalogo, sistemi operativi e database in primis, e per la definizione dei parametri di setup di ogni servizio, “specificando se si tratta di un server virtuale o fisico, di un database usato per scopi di sviluppo/test oppure di produzione, quindi con differenti livelli di affidabilità e accessibilità a livello geografico”. Altri parametri riguardano le risorse fisiche o virtuali da assegnare e il ciclo di vita: “se il servizio è nuovo, se è una evoluzione di servizi già in essere oppure da eliminare quando non è più utile”. Richieste che nel passato comportavano per l’IT tempi d’esecuzione nell’ordine di decine di ore, si risolvono oggi in minuti. “Nel caso dei servizi di tipo Iaas (SNAM usa VMware con sistemi operativi Red Hat e Windows, ndr) le richieste di modifica su macchine fisiche e virtuali sono gestite con tempi medi pari a 25 minuti, contro le 16 ore necessarie in passato. È passata da 32 ore a 60 minuti la gestione delle richieste che riguardano i database SQL Server e Oracle. La sola riduzione dei tempi d’evasione delle richieste ci ha permesso di calcolare in soli due anni il ROI del nostro progetto di trasformazione”, conclude Viotti.

Mettere il fattore umano al centro del cambiamento

Il progetto avviato da SNAM porta con sé grande valore d’esperienza, risultando utile per propagare, non solo all’interno dell’IT, il mindset più adatto per affrontare le sfide future. Come molte grandi aziende, SNAM si avvale dell’outsourcing per la gestione dei data center interni. L’ulteriore passaggio verso l’IT ibrida e il cloud pongono al personale IT l’ennesima sfida di ridefinire il ruolo svolto in seno all’azienda. SNAM attribuisce valore strategico alle capacità progettuali e di controllo degli asset IT: “Per questo deleghiamo la gestione dei sistemi ma non la proprietà, tenendo al nostro interno le capacità che ci servono per la progettazione, la produzione, il coordinamento della gestione operativa e dei processi di change – spiega Viotti -. Queste capacità sono essenziali per poter scegliere e cambiare fornitori, avvalerci d’infrastrutture e personale esterno senza perdere le capacità di controllo”. Il personale IT di SNAM ha seguito in modo diretto i vari filoni del progetto di trasformazione, sia con ruoli di coordinamento sia di disegno architetturale. “La partecipazione ci ha permesso di valorizzare le conoscenze specialistiche delle nostre persone e acquisire nuove competenze sui fronti dell’automazione e delle architetture tecniche a supporto delle applicazioni. È stata un’occasione per far crescere l’intero team IT”.

Trovare il giusto rapporto con le tecnologie

Secondo Viotti, una lezione chiave del progetto è di aver fatto capire alle persone che le grandi trasformazioni non cominciano dalle tecnologie, “ma dai processi e dall’analisi dell’ecosistema. Per ottenere benefici concreti serve mettere al centro le persone e avviare il cambiamento culturale a livello dei team che si occupano d’infrastruttura. Vanno eliminate le barriere ed integrate le persone che si occupano della gestione operativa”. Per essere funzionale, l’automazione dell’IT va portata dal centro alla periferia, più vicino possibile all’utente finale. “Questo è fondamentale, ad esempio, per evadere le richieste di attivazione di una casella di posta elettronica, velocizzando l’iter delle operazioni che vanno dall’approvazione fino alla consegna del risultato richiesto. Una modalità utile per tutti i servizi IT all’utente finale. Infine sia l’automazione dei servizi infrastrutturali che l’automazione dei servizi all’utente finale richiedono di tenere in grande considerazione gli aspetti della security”.

In un progetto di trasformazione complesso come quello SNAM non sono mancate, come è naturale che sia, anche le difficoltà. L’adozione del modello IT ibrido non rende più facile reperire servizi cloud a misura dell’ambiente interno: “È complesso ad esempio garantire l’automazione ‘software defined’ del networking – spiega Viotti – . Stiamo realizzando un progetto con la tecnologia VMware NSX come ambiente di virtualizzazione di rete (piattaforma diffusa, ndr), eppure sono pochi i cloud provider che ci consentono di gestire l’indirizzamento delle risorse in modo compatibile con l’ambiente ibrido. La promessa del cloud ibrido di facilitare la migrazione dei workload tra on premise e cloud pubblico si scontra con la compatibilità a livello dei servizi di networking”.

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