L’Agenzia delle Entrate ha calcolato che tra il primo gennaio 2019 e il 18 febbraio (ultimo giorno utile per inviare le fatture elettroniche relative a gennaio al Sistema di Interscambio) sono state prodotte quasi 230 milioni di fatture elettroniche (un terzo di queste emesse in Lombardia) da parte di 2,3 milioni di operatori. Sempre secondo l’Agenzia delle Entrate il sistema ha funzionato e dove sono stati riscontrati problemi erano riconducibili a errori commessi durante la compilazione dei documenti, per esempio riportando la partita Iva o il codice destinatario.
Eppure, cambiando punto di vista, osservando cioè cosa sta succedendo nelle aziende e presso gli esercenti, si ha un bilancio meno roseo, come ha fatto notare Paolo Catti, associate partner di P4I – Partners4Innovation, la società di advisory e coaching del Gruppo Digital360: molte fatture non partono, altre non arrivano, vi sono resistenze al cambiamento.
“Purtroppo – ha sottolineato Catti in una recente intervista video – la gran parte di questi problemi non deriva dagli strumenti messi a disposizione dal sistema paese. Invece, ho avuto modo di riscontrare in alcune realtà che la soluzione adottata per adempiere all’obbligo non sempre è risultata così efficace”.
Secondo un’indagine effettuata dal Sole 24 Ore su oltre 500 lettori (tra commercialisti, consulenti del lavoro, altri professionisti e fiscalisti d’azienda) a poche settimane dall’entrata in vigore dell’obbligo di fatturazione elettronica tra privati la metà circa delle cause delle difficoltà sono riconducibili ai malfunzionamenti dei software privati; incidono molto anche la poca preparazione e informazione.
Sicuramente il percorso di cambiamento è appena iniziato, è presto per fare un bilancio.
Proprio per capire quello che è successo nelle aziende, cosa sta accadendo ora e quanto e come è stato avviato il processo di digitalizzazione che si auspicava partisse con l’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica abbiamo sentito tre grandi produttori di software.
Come è stato affrontato l’obbligo di fatturazione elettronica, lo scenario
“Le grandi aziende – ha affermato Carla Masperi, Chief Operating Officer Sap Italia e Grecia – hanno vissuto l’obbligo alla fatturazione elettronica quale un adempimento come tanti altri, una naturale evoluzione, imposta dall’esterno. In tali contesti, la fatturazione elettronica non è stato un problema anche perché tante di queste avevano già avviato un percorso di digitalizzazione. Pensiamo al settore automotive dove lungo la filiera le fatture già circolavano in digitale con protocolli proprietari. Anzi, le grandi imprese private si augurano che proprio la fatturazione elettronica promuova ulteriore innovazione nei processi verso la pubblica amministrazione, per esempio, per quanto riguarda la consuntivazione di tutti i documenti contabili che ancora oggi sono cartacei. Invece, per le aziende di piccole dimensioni, o le piccolissime che ancora portavano la fattura dal commercialista, gennaio è stato un momento importante per iniziare a toccare con mano la trasformazione digitale. Ma per il momento tante aziende di questo tipo credo abbiano scelto di adottare la soluzione più veloce e meno invasiva, e quindi di risolvere in modo semplice la questione, senza iniziare un vero e proprio processo di cambiamento”.
“In Italia – ha concordato Fabio Santini, Direttore Divisione One Commercial Partner & Small, Medium and Corporate di Microsoft Italia – le grandi organizzazioni hanno sistemi gestionali avanzati, cura dell’IT e un’infrastruttura avanzata, quindi la fatturazione è stato semplicemente un processo da gestire. Nelle piccole, invece, ha suscitato una interessante curiosità, ma si devono fare delle distinzioni. Secondo me, vi sono 3 categorie di aziende: nella prima non vengono usati gestionali, ma i sistemi di produttività per gestire la contabilità (ma sono sempre meno). Poi ci sono le Pmi che hanno implementato una soluzione, realizzata da un rivenditore loro vicino che, magari, ha servito le piccole filiere sul territorio. Infine, la terza fascia riguarda le imprese che hanno scelto soluzioni dei grandi player del mercato italiano dei gestionali. Mentre le prime hanno optato per una soluzione veloce e le ultime non hanno fatto altro che aspettare che i fornitori dessero loro la versione aggiornata del software, nella seconda casistica si sta valutando se abbandonare il vecchio e abbracciare nuove soluzioni, passare al cloud. A questo proposito, la fattura elettronica, scambiata tramite lo Sdi, in qualche modo ha rimosso un blocco rispetto all’adozione del cloud e alla possibilità di sfruttare i vantaggi della nuvola anche in altri ambiti e possiamo aspettarci che conduca tanti utenti ad abbandonare il legacy. Certo l’idea dell’e-fattura non piace. Non dobbiamo dimenticare che il principio che sta dietro alla fatturazione elettronica è man mano raccogliere dati sul fatturato delle organizzazioni e trend di crescita, informazioni che permetteranno di creare cluster di imprese omogenee dove un’anomalia si nota immediatamente. E il nostro è un Paese dove esistono ancora troppa evasione e pirateria…”
“Rispetto agli aspetti contabili, il mercato italiano – è intervenuto Edilio Rossi, Sales Development Director, Digital Finance & Supply Chain Solutions di Oracle – è stato abbastanza conservatore (del resto si tratta di processi molto classici) e quindi si è vissuta una certa inerzia, oggi la fatturazione elettronica può rappresentare uno spunto prezioso per promuovere il cambiamento. Vorrei però aggiungere che a mio avviso nelle aziende dove esisteva un ERP per la gestione di ciclo attivo e passivo, l’IT ha dovuto impegnare tempo e risorse per l’adeguamento dei sistemi alla normativa; non è stato immediato, e quindi in quelle realtà l’innovazione ha subito dei rallentamenti nel breve periodo. Diverso il discorso nel medio lungo termine, perché la tecnologia offre un grande potenziale di accelerazione di digitalizzazione in ambito transazionale e in ambito di registrazione contabile”.
Oltre la fatturazione elettronica, gli strumenti per la digitalizzazione
I vendor IT sono pronti a offrire una serie di soluzioni che vanno ben oltre la produzione di fatture elettroniche a norma, perché, come vedremo, abbracciare il digitale significa utilizzare tecnologie che consentono vantaggi più significativi dell’eliminazione di problemi di stampa e gestione dei documenti fiscali…
“Il tema – ha proseguito Rossi – è capire quanto le imprese riescano a immaginare un futuro che le renda più efficienti e allineate a un mercato che è sempre più digitale. Oracle sta lavorando a un’automazione sempre più spinta del ciclo attivo e passivo utilizzando tecnologie di Robotics process automation in grado di occuparsi delle attività ripetitive e capaci di consegnare all’intervento umano le sole eccezioni. In particolare, sul fronte del ciclo passivo i sistemi possono occuparsi del processo di gestione dei documenti dall’inizio alla fine (ricezione, rilevazione, registrazione contabile e poi anche riconciliazione e verifica) con evidenti vantaggi in termini di velocità”.
“Sono convinto – ha affermato Santini – che quanti potevano contare su un gestionale in cloud, una volta inserito con semplicità il modulo per la fatturazione elettronica del proprio fornitore, hanno potuto sfruttare tante più funzionalità di quelle che potessero immaginare (per esempio avere la possibilità di disporre delle fatture su qualsiasi dispositivo, di ricercarle in maniera più veloce, di fruire di dashboard che raccolgono più informazioni integrate che vanno oltre al solo fatturato). E tutto con estrema facilità perché la migrazione in cloud è rapida e allora, magari il passo successivo potrà essere l’adozione del modulo per la conservazione e così via, solo con un piccolo aumento del canone mensile”.
“Le tecnologie – ha concluso Masperi – offrono tantissime opportunità, per esempio l’intelligenza artificiale può essere utilizzata per fare in automatico il controllo fattura nel ciclo attivo (mediante il matching con ordini, spedizioni eccetera) così come in quello passivo e quindi evitare che le persone eseguano il controllo fatture a mano… Il nostro obiettivo finale è arrivare a portare in azienda il concetto di financial supply chain che significa che il direttore amministrativo può avere visibilità di tutti i suoi indicatori finanziari, ossia dei flussi di cassa, in tempo reale”.