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Applicazione dell’intelligenza artificiale in azienda, l’Italia è ottimista

Nello studio “Business leaders in the age of AI” reso noto da Microsoft emerge la correlazione tra l’adozione dell’artificial intelligence, la crescita del business e l’atteggiamento dei leader verso l’AI stessa

Pubblicato il 19 Apr 2019

Concept di Ai (artificial intelligence)

L’Italia è particolarmente ottimista rispetto al potenziale di crescita dell’Intelligenza artificiale e risulta essere il Paese che ha maggior fiducia nel ruolo dell’AI quale supporto ai decisori aziendali per elaborare le loro strategie.
Questo ciò che emerge dallo studio Microsoft-KRC ResearchBusiness leaders in the age of AI” che è stato realizzato a gennaio 2019 coinvolgendo un campione di 800 business leader in USA e Europa, tra cui un centinaio anche in Italia, grazie alla collaborazione con Susan Etlinger, analista dell’Altimeter Group focalizzata sulle implicazioni business ed etiche dell’AI, e con Heike Bruch, Professore e Direttore dell’Istituto di Leadership e Human Resources Management dell’Università di St. Gallen.
“L’AI può aiutare i leader di oggi ad essere più efficienti ed efficaci, abilitando un’evoluzione dall’essere manager all’essere promotori/coach e quindi un passaggio dal focus sulla gestione al focus sull’empowerment e la motivazione”, ha commentato Silvia Candiani, Amministratore Delegato di Microsoft Italia.
Tra i principali punti emersi dall’indagine si legge che le aziende in rapida crescita – ovvero quelle che stanno registrando un tasso di crescita a doppia cifra – sono più del doppio inclini a utilizzare l’AI rispetto a quelle a crescita più lenta – ovvero con un tasso di crescita a cifra singola. Nello specifico:

  • a livello globale, il 41% delle aziende in rapida crescita stanno attivamente implementando l’AI, laddove solo il 18% di quelle in lenta crescita sono attive su questo fronte;
  • l’Italia risulta essere un po’ più in ritardo, ma emerge comunque lo stesso tipo di gap tra le aziende più e meno performanti: è il 36% di quelle in rapida crescita ad essere già in fase di formalizzazione (ove l’AI è parte della corporate strategy) e integrazione di progetti AI (ove l’AI è già integrata nei processi, prodotti e servizi), mentre è solo il 27% di quelle in crescita lenta a trovarsi in queste due fasi più evolute.

D’altra parte, emerge una differenza sostanziale in termini di leadership. I leader delle aziende in rapida crescita sono quelli che, non solo utilizzano più AI oggi, ma sentono maggior senso di urgenza rispetto all’adozione dell’AI nell’immediato futuro, non unicamente come strumento di efficienza, ma anche per trainare la crescita del business:

  • a livello globale il 93% delle aziende in rapida crescita intende investire in AI a supporto dei processi decisionali in un orizzonte temporale di 1-3 anni, laddove il 64% delle aziende in crescita lenta intende investire in AI a supporto dei processi decisionali in un orizzonte temporale più ampio di 3-5 anni.
  • Se si guarda al prossimo anno e in particolare all’Italia, il 43% delle aziende in rapida crescita prevede di utilizzare più AI a supporto dei processi decisionali (VS il 25% di quelle in crescita lenta) e il 42% per rendere più efficienti i processi in generale (VS il 26% di quelle in crescita lenta).

“Colpisce la differenza tra le aziende che crescono a doppia cifra e le aziende a crescita più lenta. Quelle in rapida crescita non solo sono ben più avanti nel loro percorso di adozione dell’AI, ma avvertono un maggior senso di urgenza nell’utilizzo dell’AI. Sono principalmente focalizzate sul prossimo anno, laddove quelle in crescita lenta stanno pianificando per lo più in un orizzonte quinquennale. Ciò suggerisce, che più si conosce l’AI, maggiore è il senso di urgenza”, ha commentato Susan Etlinger.

Di fatto i business leader comprendono che l’AI non rappresenta esclusivamente una leva d’efficienza, ma un alleato per potenziare le loro capacità e sono convinti che cambierà alcuni aspetti del loro lavoro. La maggior parte ritiene che l’AI offra l’opportunità di amplificare il pensiero strategico: sono in particolare i responsabili delle aziende in rapida crescita i più ottimisti rispetto al supporto dell’AI in termini di problem solving e definizione di orientamenti. In Italia il 68% crede che l’AI impatterà molto su controllo e capacità di risoluzione dei problemi (VS il 44% delle aziende in crescita lenta) e un uguale 68% ritiene che l’AI cambierà completamente la capacità di offrire linee guida strategiche (VS il 50% delle aziende in crescita lenta). In entrambi i casi sono gli italiani i più ottimisti rispetto a USA ed Europa.

Per quanto riguarda le sfide poste dall’AI emerge una comune visione tra l’Italia e il resto del mondo: la vera sfida è adattarsi rapidamente a scenari di mercato nuovi e in cambiamento (49% in Italia e 47% a livello globale). Dopo questa priorità la top 3 delle sfide italiane vede anche sviluppare idee volte a utilizzare l’AI per offrire valore aggiunto ai clienti (42%) e la scelta del giusto modello di leadership per guidare l’integrazione dell’AI nelle attività quotidiane (41%). Altra importante sfida comunemente sentita in Italia e all’estero resta quella dei talenti: il 36% delle aziende italiane ritiene prioritario attrarre i giusti talenti e riqualificare i dipendenti per liberare il potenziale dell’AI a vantaggio del business. A queste considerazioni si somma la consapevolezza che è necessario aggiornare le proprie skill per adattarsi allo scenario in evoluzione e cogliere i benefici dell’AI: a prescindere dal ritmo di crescita della propria organizzazione, a livello globale, il 67% dei leader dichiara che apprezzerebbe un supporto per ridefinire le proprie competenze ed essere meglio preparato all’AI. In Italia questa presa di coscienza raggiunge la quota del 75%.

Intelligenza artificiale, umanità ed etica

Può sembrare un paradosso, ma in linea con la vision di Microsoft che vede l’AI come uno strumento per amplificare le potenzialità dell’uomo, lasciando quindi maggior spazio anche alle attività più creative e relazionali che contraddistinguono l’essere umano, la ricerca restituisce un’interessante proporzione: “più AI, più Umanità”. Emerge infatti che più verrà utilizzata l’AI, più i business leader potranno investire tempo nel motivare e ispirare le proprie risorse. È questo apparo vero sia a livello globale, sia nel quadro italiano. In particolare, sgravati dall’operatività di alcune funzioni grazie all’AI, i leader italiani dedicherebbero maggior tempo in primis alla motivazione dei dipendenti (31%) e in seconda battuta ai processi decisionali (27%) e all’elaborazione delle informazioni (25%).

“I leader di successo utilizzano l’AI per compiti operativi, ma anche per essere leader più efficaci – in altre parole, guidano la crescita, definiscono le giuste priorità e guadagnano tempo per ispirare le persone. È interessante notare il desiderio dei leader di dedicare più energie alla relazione e motivazione dei dipendenti, grazie alla diffusione dell’AI. In questo modo, l’AI renderà i buoni leader meno impegnati e più umani”, ha commentato Heike Bruch.

Un interessante esito della ricerca Microsoft riguarda anche il tanto dibattuto binomio tra AI ed Etica: le aziende che sono più avanti nel proprio percorso di adozione dell’AI e che hanno maggiori aspettative di crescita, sono anche le più inclini a comprendere che i business leader hanno obblighi relativi all’uso responsabile dell’AI. In Italia è ben il 64% delle aziende in rapida crescita a ritenere che un approccio etico all’AI sia un imperativo di leadership (VS il 49% delle aziende in crescita lenta).

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