Editoriale

CIO: sostenere il ripensamento interno trasformandosi in Intrapreneur

La vera discontinuità di questo periodo storico è che le tecnologie digitali, oggi, abilitano nuovi pezzi di mercato, nuove logiche di business, nuovi modelli di business. Il CIO deve farsi interprete di questa discontinuità con un forte presidio tecnologico, da un lato, e, dall’altro, la capacità di guardare al futuro in maniera non convenzionale

Pubblicato il 02 Mag 2019

Andrea Rangone - Amministratore Delegato del Gruppo Digital360

Sono decenni che ci si interroga su quale deve essere il ruolo del CIO, sulle trasformazioni di questa figura che, da eminentemente tecnica, si è sempre più avvicinata al business, comprendendone meglio i linguaggi, acquisendo nuove competenze.

Quella “I” che sta al centro della sigla ha perso nel tempo il suo riferimento originario: nasce come Information, una Information che oggi ha un significato molto diverso dal passato perché i dati che abbiamo a disposizione sono senza paragone, rappresentano il petrolio delle aziende e quindi il termine è lo stesso ma va declinato in modo nuovo.

Ed è una “I” che si deve riferire anche a Integration, alla capacità di integrare pezzi di competenze distribuiti nell’organizzazione e nell’ecosistema, ormai senza confini, nel quale l’azienda si muove, il tutto per presidiare e abilitare l’Innovazione (terzo significato di questa “I”). Significati che non si sostituiscono l’uno all’altro, ma che devono coesistere: solo se l’Information viene vissuta in questo senso ampliato e si hanno capacità di Integration si potrà avere Innovation.

A questo punto il CIO può mettersi tranquillo? No. Non basta. Manca ancora un significato a quella “I”: Intrapreneurship.

La vera discontinuità di questo periodo storico è che le tecnologie digitali oggi abilitano nuovi pezzi di mercato, nuove logiche di business, nuovi modelli di business. Se dovessimo vivere questo stravolgimento epocale, tanto da chiamarlo 4° Rivoluzione Industriale, solo come stimolo per innovare un po’ i processi, innovare un po’ i prodotti, innovare un po’ la relazione con il consumatore, avremmo completamente mancato l’obiettivo.

Essere Intrapreneur significa invece sostenere un ripensamento interno, sviluppare qualcosa di nuovo all’interno dell’azienda.

Non c’è settore che non sia stato catapultato nel vortice di questa rivoluzione; ogni ambito ha lasciato sul campo operatori blasonati, spazzati via da idee di business generate sfruttando un’app; sono nati mercati che 5 anni fa neppure immaginavamo potessero esistere.

È il contesto nel quale è scoppiato il fenomeno delle startup, dell’Entrepreneurship, un fenomeno importante, dal quale è corretto che i CIO si facciano influenzare. Ma influenzare per sviluppare qualcosa di nuovo all’interno dell’impresa: se, come abbiamo detto, le tecnologie digitali hanno una potenza disruptive e sono le tecnologie dell’intraprendere l’impresa, ecco che il Chief Intrapreneur Officer deve ripensarsi imprenditorialmente, non managerialmente, deve interpretare le tecnologie per scardinare vecchi schemi, non semplicemente per ottimizzare o innovare l’esistente.

Quello che oggi serve è sfruttare queste tecnologie potenti, combinare intelligenza artificiale, big data, IoT, blockchain, realtà virtuale, analytics nelle loro declinazioni più avanzate per inventare nuovi modi di fare business, scoprire nuovi business.

E chi, meglio del CIO, può assumere questo ruolo? Un ruolo complesso, sfiancante, difficile, ma anche un ruolo esaltante, dove si è protagonisti nella definizione della strategia aziendale, dell’impresa stessa.

Un ruolo che per concretizzarsi richiede 2 ingredienti indispensabili:

  1. la profonda conoscenza delle tecnologie, perché non si può interpretare il cambiamento se non si conosce già oggi quello che la blockchain potrà fare domani o se non si è consapevoli della pervasività dell’intelligenza artificiale. Oggi avere questa conoscenza è molto più complesso di una volta quando le tecnologie erano ben segmentate con infrastrutture classiche dove ogni componente e strumento aveva il proprio ruolo. Oggi il software ha rivoluzionato il concetto stesso di infrastruttura e il CIO deve avere una visione di insieme, essere in grado di assemblare un presidio tecnologico (ricordate quel significato di “Integration”?) che è tutt’altro che commodity;
  2. il secondo ingrediente è avere una visione di business non banale. Il CIO che interpreta il cambiamento deve essere curioso, deve guardare il futuro in maniera non convenzionale. Come se fosse il CTO di una startup. Deve guardare all’open innovation, essere disponibile all’apprendimento continuo.

Solo coniugando questi due ingredienti, il Chief Information-Innovation-Integration Officer si trasforma in un Chief Intrapreneur Officer con una “I” che finalmente racchiude tutti i significati…per il momento.

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