Nell’era della trasformazione digitale le piattaforme ‘low-code’ stanno posizionandosi sul mercato come una possibile alternativa alle tecniche di sviluppo software tradizionali.
Perché? L’esigenza aziendale a cui rispondono tali piattaforme è accelerare lo sviluppo software, soddisfacendo le esigenze di rapidità di sviluppo oggi richieste a livello enterprise. Qui, tipicamente, il reparto IT deve poter rispondere in maniera tempestiva alle necessità manifestate dai responsabili del business di comprimere il ‘time to market’ e di accrescere l’agilità dell’impresa nell’innovazione dei propri prodotti e servizi. In effetti, questa è anche una delle prime conclusioni a emergere dalla survey online, e dal molto recente white paper intitolato Large Enterprises Succeeding With Low-Code – How To Recognize Low-Code Platforms Built For The Most Demanding Applications, realizzati da Forrester per conto di Appian. La società che, come ci ha già raccontato in questa precedente intervista il suo fondatore e attuale CEO, Matthew Calkins, si colloca nel mondo low-code come un pioniere, con un ampio bagaglio di esperienze e competenze tecniche accumulato nel tempo.
Altre due conclusioni chiave poi affiorano dalla ricerca di Forrester: una è che le piattaforme low-code sono in grado di soddisfare i più elevati requisiti a livello enterprise, con soluzioni low-code ‘enterprise-ready’ già disponibili sul mercato; l’altra è che le aziende adotteranno le piattaforme low-code anche per sviluppare logiche di business complesse, come quella presente in applicazioni ‘business-critical’.
Cosa significa ‘low-code’ e perché può essere utile
Dal punto di vista tecnico, anche per comprendere meglio le potenzialità della tecnologia, è bene approfondire cosa s’intende per piattaforma low-code, e cosa è possibile fare con essa. Un approfondimento che realizziamo attraverso un’intervista con Costantino Croce, Team Leader Solutions Consulting Southern Europe di Appian.
Cos’è quindi una piattaforma di questa categoria? “Una piattaforma low-code serve a costruire applicazioni di business, e si presta molto bene, come nel caso di Appian, a metodologie di sviluppo Agile, in cui responsabili business e reparto IT operano in collaborazione per costruire l’applicazione. Il termine ‘low-code’ indica che tutto quello che viene realizzato all’interno della piattaforma non richiede la scrittura di codice custom”.
Perché? “Di norma – spiega Croce – un’applicazione enterprise può essere realizzata in due modi: o si compra la soluzione verticale già pronta, e in grado di rispondere alle specifiche esigenze di business, oppure si può scrivere un’applicazione completamente personalizzata in un linguaggio come Java, o qualsiasi altro linguaggio di programmazione. Quando invece si realizza un’applicazione su una piattaforma low-code, non sono necessarie competenze di sviluppo e conoscenze di linguaggi di programmazione”.
Com’è possibile questo? “Perché la piattaforma low-code, all’interno dell’area di lavoro, mette a disposizione dell’utente una serie di strumenti, che permettono di configurare gli oggetti applicativi, attraverso operazioni di ‘drag and drop’, quindi, semplicemente, tramite operazioni grafiche di puntamento e trascinamento del puntatore del mouse. L’applicazione finale si costruisce configurando, trascinando dentro lo spazio di lavoro della piattaforma, e giustapponendo tra loro con il mouse, ‘building blocks’, ossia componenti già pronti per l’uso: ad esempio, attraverso questi tool e mattoncini è possibile realizzare un’interfaccia utente, o definire, configurare e organizzare un dato processo di business. Il tutto può avvenire utilizzando web browser ampiamente diffusi sul mercato, come possono essere Google Chrome, Microsoft Edge o Mozilla Firefox”.
Va anche precisato che chi ha il compito di realizzare un’applicazione aziendale può utilizzare la piattaforma low-code per costruire il software a tutto tondo: “La tecnologia low-code – chiarisce Croce – consente di configurare e realizzare sia le componenti software dell’applicazione e dell’interfaccia di front-end, che riguardano le interazioni con l’utente finale, sia tutta l’applicazione di back-end, invisibile all’utilizzatore e formata da tutta la logica applicativa, processi, interazioni, regole di business, che stanno alla base e costituiscono il cuore dell’applicazione enterprise”.
Ostacoli all’adozione e dilemma ‘make or buy’
Quando si chiede quali possano essere le barriere che lasciano le imprese ancora dubbiose e riluttanti verso l’utilizzo di una piattaforma low-code, Croce risponde richiamando i rispettivi pro e contro delle scelte strategiche ‘make’ oppure ‘buy’: “Ciò che ancora può lasciare nel dubbio le varie organizzazioni è il fatto che, scegliendo una piattaforma low-code, è poi comunque necessario realizzare l’applicazione, mentre, comprando una soluzione verticale specializzata per le particolari esigenze aziendali, la si possiede già pronta. Tuttavia, non va dimenticato, in questo ultimo caso, che occorre comunque riadattare la soluzione software verticale in questione, perché essa quasi mai risponde perfettamente a ciò che l’azienda sta cercando, e richiede quindi ulteriori investimenti in effort di sviluppo, che si misura in tempo e costi, per andare a personalizzarla come si desidera. Senza contare che, affidandosi a un determinato fornitore software si rischiano, nel tempo, effetti di vendor ‘lock-in’. Al contrario, scegliendo una piattaforma low-code, è vero che occorre realizzare l’applicazione da zero, ma va anche considerato il beneficio che l’impresa può ottenere costruendosi un’applicazione ‘su misura’. In secondo luogo, è possibile capitalizzare sui vantaggi, sinergie e velocità di progettazione che derivano dalla possibilità di riuso dei building block e componenti, nonché dalla standardizzazione dello sviluppo applicativo”.