Per approfondire l’interazione fra tecnologie digitali e Design Thinking (DT), l’Osservatorio del Politecnico di Milano ha messo a confronto alcuni protagonisti dell’offerta in una tavola rotonda, moderata da Cabirio Cautela, Research Direction, Politecnico di Milano, in occasione della presentazione dell’edizione 2019 dell’Osservatorio. Se nella tavola rotonda dedicata ai casi di utilizzo della metodologia DT i protagonisti erano le imprese, per esplorare le relazioni fra tecnologie digitali e DT in entrambe le direzioni, si confrontano gli attori dell’offerta di innovazione digitale.
Fabrizio Lo Presti, Design & Innovation Senior Manager, Accenture Digital, sottolinea l’efficacia di alcune rappresentazioni, presso le aziende clienti, generate attraverso le tecnologie digitali, come ad esempio le personas (personaggi fittizi che rappresentano specifiche categorie di utenti) create attraverso advanced analytics. “Le tecnologie digitali possono offrire solide basi per la ricerca sugli utenti, sulla validazione delle ipotesi o sulla collaborazione”, sottolinea, evidenziando che da un lato le tecnologie digitali rafforzano e rendono più concreto il DT, anche grazie alla potenza dei Big data, dall’altro il DT offre uno schema di ragionamento in grado di portare tutti gli stakeholder allo stesso tavolo per sfruttare al meglio la potenza delle tecnologie.
Digital Thinking per dare valore alle tecnologie digitali
“Il ruolo del DT è fornire una lingua franca non solo fra business e utente ma anche all’interno dei processi decisionali dove si scelgono le tecnologia e i system integrator più adatti, la soluzione, innovativa o disruptive, per essere un passo avanti alla concorrenza e per rispondere meglio alle nuove esigenze del cliente – è l’opinione di Alessandro Piana Bianco, Experience Design Director, Deloitte Digital – Il DT può fornire un framework e un metodo che consentono ai vari attori all’interno di un’organizzazione di incontrarsi e verificare razionalmente se l’ultimo oggetto tecnologico luccicante offerto sul mercato sia davvero il più utile per mettere in atto la strategia aziendale”.
Su questo secondo versante insiste Silvia Soccol, Experience Design Italy Lead, Avanade, ricordando quanto sia utile usare una metodologia orientata all’utente per evitare il rischio di innamorarsi della tecnologia e valutare invece quanto possa davvero essere utile per il business e per i clienti finali. “Serve lavorare con le aziende per capire come la tecnologia possa portare valore e se le persone davvero l’adotteranno”, spiega.
Anche Alessandro Spotorno, Principal, BCG, mette in guardia dall’uso di una tecnologia fine a se stessa, portando ad esempio la blockchain, spesso richiesta anche a sproposito: “L’approccio DT, partendo dall’utente, permette di selezionare in modo opportuno le tecnologie per creare valore”, sottolinea e aggiunge che d’altra parte l’impiego della tecnologia per realizzare la prototipizzazione rapida aiuta a dare concretezza al design, traducendo l’idea in qualcosa che possa essere effettivamente testato e valutato.
Sogei, che sviluppa soluzioni e piattaforme per la PA è una delle organizzazioni pioniere nell’utilizzo del DT e ha partecipato fin dall’inizio all’Osservatorio Design Thinking. “Abbiamo da subito capito che il DT poteva aiutarci in una serie di attività. Nello sviluppo di piattaforme ci siamo resi conto che le tecnologie digitali stanno cambiando i modelli di business, ma per sfruttare le nuove opportunità che offrono è indispensabile usare metodologie capaci di cogliere i bisogni dei nostri utenti, ossia lavoratori della PA, cittadini, imprese, professionisti”, sottolinea Monica Gabrielli, Head of Digital Trasformation di Sogei, dove il DT viene impiegato anche per selezionare le tecnologie digitali e per capire quali abbia davvero senso inserire nel processo amministrativo. Ad esempio, a fronte della frequente richiesta di ricorrere alla blockchain per i più vari servizi, si è fatta la scelta di ricorrere al DT per verificare se quella tecnologia possa fornire davvero una risposta al problema del cliente. “Abbiamo utilizzato il DT anche per progettare tecnologie intelligenti, come i chatbot e per accelerare la raccolta dei requisiti, come nel caso della realizzazione di piattaforme IoT da mettere a disposizione dei clienti”, aggiunge.
La tecnologia digitale trasformerà l’approccio DT
Se da un lato l’impiego ottimale delle tecnologie digitali viene supportato dal ricorso alla progettazione basata su DT, dall’altra il DT viene trasformato dalle tecnologie.
Soccol sostiene ad esempio, sulla base della sua partecipazione a progetti di realtà virtuale e aumentata, che queste tecnologie possano offrire agli stessi designer l’occasione per mettere in discussione la metodologia Dt tradizionale. “Stiamo vivendo una fase di destrutturazione delle interfacce e di cambiamento dei modi di interagire; di conseguenza anche i metodi per fare DT va rivoluzionato”, spiega.
Lo Presti prevede, da parte sua, che in futuro, grazie alla realtà virtuale, potremo liberarci dai post-it durante il processo di progettazione basato su DT.
Di profonda trasformazione parla anche Francesco Milanesio, Senior Manager, Reply Triplesense, sostenendo che i tempi fra ciò che può essere immaginato e la sua traduzione in prodotti sono sempre più brevi e vanno di pari passo le aspettative degli utenti. “Pretendiamo che gli oggetti con cui interagiamo quotidianamente siano sempre più evoluti, in grado di comprenderci e anticipare i nostri desideri- sottolinea – L’obbligo di utilizzare la tecnologia per cambiare prodotti, servizi ed esperienze sta diventando una necessità assoluta per ogni tipologia di azienda”, sostiene. In questa fase di grande trasformazione si troveranno molti bisogni insoddisfatti e dunque la capacità del DT di mettere al centro l’essere umano e i suoi bisogni diventa la condizione per il successo. E il DT dovrà fornire nuove risposte.
“Se nel passato ci si chiedeva se una certa idea era buona ora ci si chiede se qualcuno l’abbia già realizzata”, conclude Milanesio.