Una società che si dichiara “impegnata a creare soluzioni innovative e a proporre servizi gestiti”, come Avanade, non poteva esimersi dall’investigare il fenomeno della consumerizzazione dell’It e i suoi impatti nelle realtà aziendali. E lo ha fatto commissionando a un istituto di ricerca indipendente un sondaggio condotto su un campione di oltre 600 dirigenti d’azienda di 17 diversi Paesi, Italia compresa, il cui obiettivo era indagare l’atteggiamento delle aziende verso la richiesta degli utenti di utilizzare dispositivi personali per svolgere il proprio lavoro: capire quali fossero i device più utilizzati, i principali timori delle aziende, verificare i miti, veri e falsi, che in genere ogni novità e fenomeno introducono.
La ricerca Avanade, infatti, ha fatto emergere che i dipendenti di 8 imprese su 10 – 9 su 10 nel Belpaese – stanno già utilizzando le loro tecnologie personali per motivi di lavoro. 6 aziende su 10, sia in Italia sia a livello globale, stanno adattando la propria infrastruttura It per ospitare i dispositivi personali dei dipendenti. Il 79% dei dirigenti che hanno risposto all’indagine ha manifestato l’intenzione di effettuare nuovi investimenti entro i prossimi 12 mesi per supportare le tecnologie personali sul luogo di lavoro. Una percentuale che è salita al 93% presso il campione italiano.
Un altro mito sfatato dalla ricerca è che l’uso dei device personali si limiterebbe all’accesso alle email e ai social network. Se questi risultano i primi due utilizzi (85 e 46% a livello globale, e 82 e 56% in Italia), a ruota troviamo l’accesso ai Crm (45% nel mondo e 48% in Italia) e agli Erp. Qui vediamo gli utenti italiani surclassare quelli di altri Paesi, con un 63% contro una media del 38%. “I due motivi principali per i quali le aziende consentono ai dipendenti di usare device personali per accedere alle applicazioni aziendali sono la soddisfazione dell’utente e la produttività” ha spiegato Chinelli. “Se posso svolgere un compito tedioso anche dal mio cellulare, senza dovermi recare appositamente in ufficio, la mia azienda è contenta e io sono soddisfatto. È una classica situazione win-win”.
Dove si notano altri scostamenti significativi fra le risposte del campione italiano e quello globale è nel quesito riguardante i rischi legati all’It consumerization.
In entrambi i casi al primo posto sono state indicate le violazioni alla sicurezza, anche se rispettivamente con il 66% e il 47% delle risposte. In seconda posizione il panel globale ha indicato la difficoltà di gestire i dati, mentre quello italiano ha posto l’incremento dei costi. Secondo Chinelli, “la particolarità italiana è legata probabilmente al fatto che a utilizzare dispositivi consumer nel business sono prevalentemente top manager, che chiedono al reparto It di supportarli. Agli It manager questo appare come un alto costo aggiuntivo. Man mano che i personal device aumenteranno, il costo di supporto verrà spalmato su più utenti e non sembrerà più così rilevante, come già avviene in altri Paesi”.
Già, ma quali sono i dispositivi personali più utilizzati? Nell’immaginario collettivo si pensa quasi esclusivamente all’iPhone e all’iPad. Secondo la ricerca Avanade, invece, a livello globale la palma va ai tablet Android, seguiti dagli smartphone Blackberry e dai notebook di Apple.
In Italia l’oro spetta al Blackberry, incalzato dall’iPhone e dai laptop con sistema operativo Windows.