“Le aziende sicuramente oggi sono fortemente impegnate in una combinazione difficile di obiettivi che vanno, da un lato, verso la razionalizzazione dei processi che comporti dei significativi risparmi di costi (quindi l’obiettivo primario non è ridurre i costi come in passato ma raggiungerne l’effetto tramite la razionalizzazione dei processi di business), dall’altro, verso la crescita”. Esordisce così Giancarlo Capitani (nella foto), presidente e amministratore delegato di NetConsulting riflettendo sui dati emersi dalla Cio Survey 2012 (indagine NetConsulting giunta alla settima edizione, sponsorizzata da Microsoft, Hp e Telecom Italia, che raccoglie i pareri di 74 aziende rappresentative di diversi mercati del settore privato, interpellate nel periodo ottobre-dicembre 2011 attraverso incontri diretti con i Cio e tramite websurvey – ndr).
Le condizioni economiche globali si sono inasprite e sono sfociate per l’Italia, e non solo, in un rischio di default che le iniziative messe in atto dal nuovo Governo hanno parzialmente ridotto (per l’Italia le stime dell’Oecd – Organisation for Economic Co-operation and Development mostrano l’inizio di una vera e propria recessione con una contrazione del Pil nel 2012 dello 0,5% – ndr). “A fronte di un quadro economico così negativo, non stupisce che durante il 2011 la maggioranza delle aziende che ha partecipato alla Cio Survey (70,3%) sia stata impegnata nell’avvio di strategie volte a razionalizzare i propri costi nel tentativo di affrontare il calo della domanda e, contestualmente, le difficoltà di pagamento dei propri clienti”, osserva Capitani.
Tuttavia, come si diceva, alle iniziative di recupero di efficienza le aziende hanno comunque affiancato strategie di crescita orientandosi in particolare all’espansione commerciale (60,8%), ovvero all’incremento delle vendite, che all’estero sfruttano la debolezza dell’Euro.
Le principali strategie che le aziende del campione hanno messo più frequentemente in atto per abilitare la crescita delle proprie attività sono rappresentate da azioni volte a migliorare la relazione con i clienti e, di conseguenza, il tasso di retention (51,4%) e alla creazione di nuovi prodotti e servizi (48,6%), ovvero all’Innovazione dell’offerta veicolata sul mercato, in alcuni casi (24,3%) anche attraverso l’acquisizione di competenze esterne derivanti da operazioni di M&A.
Cio coerente con gli obiettivi di business
Fatta la doverosa premessa circa il contesto in cui si muovono le aziende e le principali strategie di business in atto, Capitani sottolinea come dall’indagine di quest’anno emerga la “coerenza” tra il lavoro del Cio e gli obiettivi dell’azienda: “Se da un lato l’Ict continua ad essere uno strumento di razionalizzazione (rispondendo quindi alla prima delle esigenze “vitali” citate), dall’altro è funzionale a migliorare la relazione con i clienti, ad espandere la base della clientela, alla ricerca di nuovi canali di business, allo sviluppo e commercio di prodotti e servizi innovativi, ecc.”.
Si tratta di obiettivi importanti che impattano sulle priorità tecnologiche delle aziende, orientate comunque da un forte pragmatismo e polarizzate su tematiche di tipo soprattutto applicativo che sono caratterizzate da investimenti di tipo incrementale e da ritorni economici tangibili e misurabili nel breve periodo. Entrando nel dettaglio delle strategie Ict, infatti, emerge che gli investimenti in ambito applicativo sono guidati dalla crescente esigenza da parte delle aziende di dotarsi di soluzioni che siano funzionali alla revisione dei propri processi di business, al miglioramento dell’attività commerciale e alla riduzione del time-to-market.
È il caso dei prodotti di reporting & business intelligence “a dimostrazione di una spiccata esigenza da parte delle aziende di analizzare i dati per comprendere i fenomeni che caratterizzano il mercato e aumentare la reattività e tempestività agli eventi – commenta Capitani -. Analogamente, cresce l’interesse verso le applicazioni per il mondo mobile che supportano il lavoro da remoto degli utenti aziendali. Cresce anche l’adozione di elementi Web 2.0 soprattutto di modelli relativi al social networking, in particolare in ambito Crm, che consentono una più efficace gestione del cliente”.
Volendo riassumere le tematiche Ict in alcuni hot points emersi dalla Cio Survey 2012, potremmo elecare i seguenti: business intelligence (BI), cloud computing, unified communication, open source, social enterprise, strategie per l’evoluzione del data center, mobile application.
Sul fronte applicazioni serve più “intelligence”
Dall’indagine 2012 emerge un quadro in cui i progetti applicativi risultano molto articolati (figura 1); in dettaglio, l’avvio di progetti ricorre con particolare frequenza in ambito BI (70,3% delle aziende) e mobile application (63,5%) a conferma delle priorità Ict descritte in precedenza che sono “improntate alla massima esigenza, da parte delle aziende utenti, di analizzare i dati aziendali e di mercato tempestivamente, su qualsiasi dispositivo e in qualsiasi luogo, in modo da rendere più efficace e puntuale la gestione del business”, spiega Capitani. “La BI rappresenta senza dubbio la tematica tecnologica caratterizzata dal maggior grado di interesse e, allo stesso tempo, dal livello di adozione più significativo, soprattutto in ottica futura. Ad oggi, l’uso di soluzioni di BI è particolarmente sviluppato in relazione a strumenti di reporting mentre è meno presente la componente maggiormente evoluta di Business Analytics, costituita da tecnologie e applicazioni che abilitano l’uso dei dati di business e performance relativi al passato per ottenere chiavi di lettura dei fenomeni attuali di mercato e supportare così la pianificazione business”.
L’interesse verso l’adozione delle mobile application appare maggiormente orientato verso soluzioni che facilitano e supportano l’operatività degli utenti che lavorano fuori dai confini aziendali, ovvero Sfa (Sales Force Automation), Ffa (Field Force Automation), Wfa (WorkForce Automation) e cruscotti per il top management.
“Ciò è coerente con l’elevata incidenza di dispositivi mobili, soprattutto smartphone, in gran parte utilizzati dal top management e dal personale di vendita e dall’esigenza di queste figure aziendali di avere a disposizione strumenti che consentano lo svolgimento delle attività lavorative da remoto e senza limitazioni di orario”, precisa il presidente di NetConsulting.
Esigenza confermata anche dall’avvio di progetti relativi alle soluzioni a supporto della Collaboration (indicato dal 58,1% del campione), iniziative supportate dalla crescente mobilità dei lavoratori e, quindi, dalla loro esigenza di utilizzare applicazioni che consentano di svolgere le loro mansioni anche fuori dall’ufficio e in collaborazione con colleghi dislocati nelle diverse sedi aziendali o, comunque, in luoghi remoti.
Queste soluzioni trovano nel cloud computing un contesto tecnologico favorevole. Ciò spiega il motivo per cui l’incidenza dei progetti previsti nel 2012 supera quella delle iniziative avviate nel 2011. La crescente adozione del cloud computing, in particolare del SaaS, guida gli investimenti in ambito Crm, soprattutto per quanto riguarda la componente di Sfa (52,7%) ma anche nell’ambito delle campagne marketing (48,6%).
Il cloud guida le scelte infrastrutturali
In ambito infrastrutturale, le priorità aziendali mostrano un forte calo delle aree di investimento maggiormente volte alla razionalizzazione delle dotazioni It aziendali a favore di un interesse crescente verso il cloud computing che vede nel 2011 una prima concretizzazione di progetti ed attività, tuttavia ancora limitati e circoscritti ad un numero ridotto di realtà appartenenti principalmente a settori quali Tlc, Banche, Trasporti-Servizi ed Utilities Energy.
Tra le varie tipologie, il private cloud emerge in modo netto come quella di maggiore interesse per le aziende, declinate nelle varie tipologie come IaaS, PaaS o SaaS (figura 2).
A livello complessivo, minore grado di interesse delle aziende del panel si riscontra invece per gli altri modelli come il public (in cui è prevalente l’interesse per il SaaS) o quello hybrid; questi prevedono una maggiore esternalizzazione dei servizi e delle infrastrutture portando le aziende a scontrasi con una serie di fattori di freno, primi fra tutti la sicurezza e la privacy dei dati, nonché la disponibilità e i livelli di servizio.
Ciò su cui intende però soffermarsi Capitani sono i fattori di spinta al cloud, dato che saranno quelli che determineranno le strategie Ict future:
- infrastruttura agile che riduce i tempi del time to market (sia It sia business);
- scalabilità – flessibilità dei sistemi che aiuta ad ottenere variazioni, anche significative, di capacità elaborativa senza la necessità di dimensionarli a priori sui picchi di utilizzo;
- Tco complessivo minore rispetto all’equivalente servizio gestito dai modelli utilizzati in precedenza, siano essi totalmente interni oppure in outsourcing; questo poiché i sistemi risultano più dimensionati e maggiormente coerenti con i livelli di utilizzo (con una migliore distribuzione dei carichi e dei picchi di lavoro).