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Asset management, BCG indica nel digitale l’ingrediente per strategie di successo

Gli asset manager devono guardare alla tecnologia per affrontare un futuro che si prospetta caratterizzato da volatilità in crescita e concorrenza sempre più serrata

Pubblicato il 11 Set 2019

grafici che illustrano la Ricerca BCG

Nel 2018 il settore dell’asset management (ossia l’attività di gestione, ottenuta tramite un mandato, di risparmi e investimenti detenuti da privati e società) ha manifestato un significativo calo rispetto al 2008: l’anno scorso infatti il valore delle attività gestite è diminuito del 4% a livello mondiale, scendendo a 74,3 bilioni di dollari rispetto ai 77,3 dell’anno precedente. Un’inversione di tendenza che ha annullato alcuni dei benefici del 2017, quando l’AuM (Asset under management, ossia il valore di mercato di tutti i fondi gestiti dalle istituzioni finanziarie) globale era aumentato del 12%. Lo scorso anno i nuovi flussi netti sono stati di 944 miliardi di dollari, comunque al di sotto dei 2,15 bilioni del 2017. Nonostante il calo, il settore resta solido, con il 35% di profitti operativi generati in un anno negativo, mentre nella prima metà del 2019 si registra un miglioramento. Sono i numeri riportati dalla 17sima edizione del BCG Global Asset Management Report che quindi suggerisce che gli asset manager guardino al futuro che si prospetta caratterizzato da volatilità in crescita e concorrenza sempre più serrata progettando strategie nuove. E la tecnologia può rappresentare un utile strumento per portare incrementi di efficienza.

2 modelli per aumentare l’efficienza dell’asset management

Secondo Bcg, la formula per il successo negli anni ’20 sarà sempre più binaria, con gli asset manager chiamati a scegliere tra due modelli: le “boutique alpha”, piccoli operatori molto focalizzati e agili che possono raggiungere ottimi guadagni massimizzando la capacità d’investimento; o i grandi player che fanno distribuzione su un mercato di massa, capaci di gestire oltre mille miliardi di dollari in AuM e di offrire una gamma completa di prodotti. Penalizzate le società di medie dimensioni, poco specializzate e non in grado di sfruttare le economie di scala. In questo contesto, la Cina diventerà il secondo mercato dopo gli Stati Uniti, superando l’Europa, mentre si attendono le mosse dei giganti digitali, come Google o Amazon (intanto, proprio in Cina, Alibaba è entrato con successo nella gestione patrimoniale e ha stretto partnership di distribuzione con operatori locali ed esteri).
Secondo BCG, alla base delle strategie di successo per gli asset manager del prossimo decennio ci sarà la tecnologia, in particolare big data e analytics, che può rendere i processi decisionali più precisi, razionalizzare i costi e massimizzare le prestazioni. Il digitale aiuterà le società a identificare e gestire i colli di bottiglia facilitando l’automazione delle operazioni, con incrementi di efficienza possibili dal 15% al 30%.

Ma al momento le imprese del settore mancano di capacità tecnologiche: un sondaggio di Bcg sui gestori patrimoniali mostra che solo il 20-30% oggi può essere classificato come “pioniere”, capace di investire con convinzione in un’ampia gamma di soluzioni digitali. Il successo della transizione verso un business guidato dalla tecnologia dipenderà dalla capacità delle società di identificare gli strumenti più adatti al proprio modello di sviluppo, oltre che di attrarre i talenti in grado di sfruttare al meglio i nuovi strumenti e trattenere le risorse capaci di acquisire le nuove competenze.

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