Oracle Day 2019: quest’anno l’evento programmatico della società di Redwood Shores non si è focalizzato sulle tecnologie, ma sul valore aggiunto di tutti quei professionisti supportati in tempo reale da un’informazione estremamente contestuale e analitica. In una Milano decisamente autunnale, Oracle ha rischiarato la giornata a centinaia di manager, raccontando nel dettaglio le vision che rivoluzioneranno i modelli di sviluppo del business da qui ai prossimi anni. Parola d’ordine: semplificazione.
Oracle Day 2019: quando la tecnologia è al servizio dell’uomo
Il fil rouge dell’Oracle day 2019? L’augmented humanity (per inciso annunciata da Gartner tra i trend topic del prossimo anno): uomini al centro dello sviluppo tecnologico, potenziati dalle migliori innovazioni. L’evento ha chiamato a raccolta oltre 1500 partecipanti, tra clienti, partner e professionisti di ogni settore. Decisamente attrattivo il programma, organizzato su tre percorsi e orientato agli interessi delle diverse linee di business.
- il Modern CX Summit, dedicato a tutte le applicazioni con cui i brand costruiscono per i loro clienti una Customer eXperience moderna, coinvolgente e innovativa, triangolando marketing, vendite online, servizio al cliente. Il tutto lavorando a processi di semplificazione finalizzati a nascondere la complessità tecnologica per consentire ai manager di muoversi in fretta, senza perdere di vista gli obiettivi del business.
- il Modern Business Summit, rivolto alla trasformazione di tutti i processi aziendali interni grazie a un uso illuminato dei dati e a una convergenza tecnologica e applicativa che esce dalla dimensione ERP per inaugurare un supply chain management evoluto e una gestione delle risorse umane veramente attenta all’individualità di ogni persona.
- il Modern Cloud Day, focalizzato sull’innovazione dell’infrastruttura IT e dello sviluppo applicativo alla luce delle potenzialità del cloud e delle tecnologie emergenti, ma anche nuovi accordi destinati a rivoluzionare lo scenario dell’offerta: l’alleanza con Microsoft, ad esempio, è l’abbrivio di una collaborazione storica che permetterà ai clienti delle due aziende di migrare e gestire carichi di lavoro mission critical sulle piattaforme Azure e Oracle Cloud. Connettere direttamente i servizi Azure (ad esempio le Analytics e le funzionalità AI) ai servizi Oracle Cloud (come l’Autonomous Database) segnerà un nuovo passo per il pay as you go. Perché sarà il cloud l’abilitatore della trasformazione. In questo momento di grande rivoluzione digitale, essere sul cloud non vuol dire solo poter contare su software sempre aggiornati ma usufruire di servizi sempre pronti all’uso
Riflettori puntati sul triangolo d’oro dei dati, dell’AI e del cloud
La sessione plenaria dell’Oracle Day 2019 italiano è stata l’occasione per fare il punto e offrire le giuste chiavi di lettura sottese alle strategie aziendali. Dalla convergenza in un unico database di qualsiasi dato, finalmente ripulito e normalizzato, all’uso di un’Intelligenza Artificiale capace di dare una spinta propulsiva ai processi decisionali dei manager.
La gestione delle infrastrutture, risolta attraverso le nuove formule di un as a Service di seconda generazione che celebrano il multi cloud, promuove un’innovazione all’insegna della collaborazione e della co-creazione che trasformano Oracle in un partner capace di accompagnare le aziende nella finalizzazione dei migliori progetti a livello industriale e organizzativo.
La nuova generazione degli augmented CXO
“Le funzioni di business oggi cercano le informazioni nascoste tra i dati – ha spiegato Fabio Spoletini, country manager di Oracle Italia -. Secondo Accenture, nel 2020 le persone spenderanno il 75% del loro tempo in analytics, con una crescita di un + 25% rispetto al 2015. Entrando più nel dettaglio, la spesa in analytics del marketing lieviterà a un + 375%. Questo perché c’è grande consapevolezza di come le decisioni guidate dai dati siano un asset strategico. Per gli analisti di Forbes, solo il comparto delle vendite, grazie alle analitiche, diventa quattro volte più rapido nel chiudere le trattative. Per abbattere i silos informativi interni alle aziende e mettere a fattor comune il prezioso valore dei dati abbiamo lavorato per definire una base di dati unica e convergente. Siamo solo agli esordi di un’innovazione senza precedenti”.
La strategia di Oracle si inserisce in uno scenario altamente complesso, finalizzato ad avere un ruolo guida per tutte le aziende che vogliono automatizzare o reingegnerizzare i processi, utilizzando al meglio i dati. L’obiettivo? Migliorare le capacità di elaborazione e interpretazione delle informazioni, grazie all’ausilio dell’Intelligenza Artificiale e del machine learning. Saranno le analitiche di nuova generazione a potenziare i manager, garantendo loro capacità di analisi sempre più raffinate e in real time a supporto di tutti i processi decisionali.
Le sfide della datasfera: elaborazioni in tempo reale ma anche sicurezza
Come ha sottolineato Spoletini, grazie a quel 5G che abiliterà una connettività in tempo reale, la Internet of Things diventerà finalmente pervasiva e porterà a tanti oggetti connessi che scateneranno un’esplosione di dati.
“Da qui al 2025 il 50% dei dati verrà dai dispositivi IoT, di cui il 30% richiederà un’elaborazione in real time – ha precisato il manager -. La datasfera a livello mondiale crescerà dagli attuali 40 Zetabyte a circa 175 Zetabyte da qui a cinque anni. E la spesa per gestire i dati lieviterà dagli attuali 50 miliardi di euro a oltre 90 miliardi. Ecco perché alla governance serve maggiore lungimiranza ma anche massima integrazione e maggiore intelligenza. La proliferazione delle fonti dati porterà anche a una maggiore esposizione degli attacchi informatici. Ricordiamoci che il ritmo delle minacce è di 6 attacchi ogni 6 minuti nel mondo. E il 90% di questi attacchi è diretto ai dati. Non c’è dubbio sul fatto che la sicurezza sia un cardine fondante dello sviluppo”.
Ingegnerizzazione ma anche semplificazione
“Oracle è una società di ingegneria il cui compito è di automatizzare ma anche di semplificare tecnologie e processi – ha ribadito Spoletini -. La nostra strategia punta al one single data model e a un database autonomo e ad altissima integrazione, in modo che dagli ERP ai sistemi di Human Capital Management, includendo tutti i temi del Customer Experience Management, vedano i flussi informativi convergere in un unico, grande database estremamente user friendly. Questo permetterà a tutte le applicazioni di essere intelligenti perché davvero data-driven e AI-enabled. Più dati vengono messi a sistema, infatti, è più gli algoritmi saranno efficaci. Ed è questo il nostro differenziale. Con un grosso plus: il nostro approccio alla sicurezza, che diventa nativa perché inserita in tutti i layer del mondo connesso e comunicante. Ricordiamoci che oggi a un’azienda servono mediamente sei mesi prima di riuscire ad applicare una patch il che significa 6 mesi di vulnerabilità. Il database rimane il cuore per estrarre valore ai dati: nella nostra strategia, Oracle sarà il posto dei dati e il suo ruolo sarà di essere il partner per i dati, garantendo la sicurezza come commitment verso i nostri clienti ed eliminando le complessità di gestione, aggiornamento, monitoraggio e manutenzione”.
La strategia di Oracle è chiara:
- Risolvere la proliferazione di database in un unico database centralizzato, per tutti i modelli e le semantiche, a supporto di tutte le funzioni di business
- AI e ML pervasivi nelle applicazioni aziendali (ERP, HCM, CX e via dicendo), a supporto dei CXO che potranno analizzare, interpretare e prendere decisioni sui dati
- Offrire una Security by design su tutte le soluzioni in cloud di seconda generazione, supportate da AI e ML
La gestione delle infrastrutture, garantita dall’alleanza con Microsoft prevede già nel 2020 l’interconnessione dei data center dei due brand che assicureranno un posizionamento unico rispetto all’agone del multi cloud.
DX: prima di cercare le risposte giuste, imparare a fare le domande giuste
Ospite d’onore sul palco dell’Oracle Day 2019 Stefano Epifani, docente universitario e giornalista, nonché Presidente del Digital Transformation Institute. È stato lui a riassumere i grandi fraintendimenti della nostra storia, dalla macchina per la stampa ai telai meccanizzati. Ad ogni grande invenzione, la resistenza al cambiamento ha sempre portato le persone a farsi le domande sbagliate e spesso a rispondere con reazioni sbagliate. La digital transformation non si distacca da questa resistenza endemica al cambiamento della maggior parte degli essere umani.
“Chiedersi se l’Intelligenza Artificiale crea o distrugge posti di lavoro è una domanda sbagliata – ha commentato Epifani -. Questo perché, quando concepiamo la domanda, la mettiamo in un solco semantico che predetermina la risposta. La Digital Transformation (DX) non è una rivoluzione tecnologica: è soprattutto una rivoluzione di senso, che possiamo subire, anticipare o anche solo cercare di gestire. Comunque, ignorarla è impossibile. La DX ci fa fare le cose in un modo nuovo e la complessità del mondo è diventata tale per cui una persona non è più in grado con le sue capacità di far fronte a quei 463 exabytes di informazioni che vengono generate ogni giorno. L’Intelligenza artificiale è una tecnologia funzionale e una risorsa indispensabile per aiutarci a fronteggiare la complessità. La DX in realtà ha due dimensioni: una di processo, endogena, e una di senso, esogena. Bisogna capire bene cosa sta cambiando e perché, in modo da non opporre resistenza, ma anzi cogliere l’opportunità di migliorare e ad aiutarci a creare un modello di sviluppo sostenibile”.
Manager aumentati: 3 casi di eccellenza
Sul palco dell’Oracle Day 2019 sono stati chiamati anche tre augmented manager di tre aziende diverse: Policlinico Gemelli, Inail e Cegos.
Policlinico Gemelli
“Per formare le competenze di un medico ci vogliono 10 anni – ha esordito Daniele Piacentini, Direttore Risorse Umane della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli -. La gestione di oltre 1100 medici è sempre più sfidante perché si tratta di risorse preziose che, oltre a fornire cure ai pazienti, fanno ricerca e innovazione per cui è fondamentale gestire nel tempo l’evolutiva di ogni risorsa. Abbiamo portato a tre anni il sistema di valutazione delle performance, costruite su diverse variabili come, ad esempio, il numero degli interventi, il numero di prestazioni, le pubblicazioni o i traial. Per raccogliere tutte le informazioni legate a un singolo specialista ci voleva almeno un mese e mezzo. Oggi, grazie ad Oracle, abbiamo un sistema che ci permette di identificare subito le figure chiave dentro l’organizzazione. Grazie a una serie di parole chiave, posso trovare la persona giusta al momento giusto, potendo valutare sia la dimensione clinico-specialistica che quella comportamentale legata alla capacità di comunicazione con il paziente o di team working. Così possiamo far lavorare le persone in base a quello che fanno. Perché la persona è fondamentale ma il lavoro presuppone processi organizzativi che vengono decisamente migliorati usando le tecnologie più adatte”.
Inail
“Inail ha intrapreso negli ultimi mesi un percorso di razionalizzazione sia per ridurre gli sprechi che per migliorare i servizi erogati – ha raccontato Anna Sappa, dirigente Struttura: Dcod – Ufficio esercizio infrastrutture Ict di Inail -. Abbiamo rivisto il nostro modello infrastrutturale, lavorando sul perimetro del nostro data center per condividerlo con altri enti, tra cui l’Agid e l’Istat. Mettere a fattor comune la nostra infrastruttura ha significato anche razionalizzare i database. Grazie a Oracle, abbiamo iniziato un percorso abilitante al cloud per abbracciare un disegno che prevede una serie di passaggi graduali, anche per rompere quella diffidenza che oggi la PA vive, legata anche ai problemi di connettività che, non dimentichiamo, nel nostro Paese sono ancora un problema. Oracle ci ha aiutato a mettere ordine nei nostri sistemi e nei nostri dati, per predisporci al salto verso il cloud che oggi è on premise. Chi decide di trasformarsi, come nel nostro caso, deve fare due conti su cosa comporta adottare soluzioni ibride. Non dovendo scalare rapidamente ci siamo predisposti per compiere dei piccoli passi, prima di fare il salto. Iniziando dal database e dalla containerizzazione delle applicazioni, attraverso nuovi paradigmi a valore aggiunto”.
Cegos
“Cegos Italia è parte del Gruppo Cegos, uno dei principali player internazionali nella formazione aziendale, nato in Francia nel 1926 – ha detto Emanuele Castellani, Ceo di Cegos -. Abbiamo sempre puntato molto sulla performance, chiedendoci non solo come fare in modo che le persone apprendano con facilità, ma anche come far sì che ciò che è stato appreso si trasformi in azioni concrete e comportamenti abituali. Alla fine dei nostri corsi non chiediamo mai se sia piaciuto o meno: aspettiamo un po’ di tempo per chiedere poi ai manager se, in seguito ai nostri corsi, sono riusciti a portare risultati migliori. L’accesso all’innovazione è importante. Negli ultimi 5 anni siamo cresciuti del 50% e questo anche grazie al contributo di Oracle che ci ha permesso di migliorare i nostri processi, abilitando un’infrastruttura che non dobbiamo gestire”.