Tutto è iniziato nel 2008: “Avevamo troppi data center (16 solo in Olanda) obsoleti, saturi e inefficienti, architettura frammentata e processi lenti, con costi del 24% superiori alla media di mercato”, racconta Albert Von Veen, Cio di Ing, il gruppo finanziario olandese del 'Conto Arancio'. Una prima fase di interventi ha ridotto i data center a 13, virtualizzato oltre 6000 server e 350 applicazioni, e nella funzione It ha tagliato del 35% il numero di manager e creato nuovi team di supporto diretto ai clienti interni e processi di delivery.
“All’inizio del 2011, nuove pressioni dal business hanno innescato un’altra fase di interventi: abbiamo creato una private cloud, ridotto a 6 i data center e continuato la virtualizzazione di server, desktop e applicazioni”. Ora la priorità, continua Von Veen, è trovare partner forti, “perché l’It interna non può fare tutto da sola: deve diventare un broker di servizi esterni e interni”. Poi avverrà il passaggio a un ambiente cloud ibrido, basato su due nuovi data center ‘green’, nessuno dei quali è di Ing: “Ciascuno ha tre aree: una per i nostri legacy system legati al core business, una affidata a un consorzio che gestisce il nostro private cloud e una per il community cloud”. Il regolatore comunitario europeo infatti, conclude Von Veen, non intende autorizzare le banche a usare servizi public cloud: “Preferisce il concetto delle ‘community cloud’ settoriali, nel caso delle ‘financial cloud’”.