L’aria di ottimismo che si respirava nella sala Sinopoli del Parco della musica di Roma fa bene all’Italia. Speriamo che si diffonda anche grazie al contributo delle oltre 1.200 persone che hanno partecipato al First Italian Digital Agenda Annual Forum per ascoltare i rappresentanti del governo, degli enti locali e delle istituzioni europee. Abbiamo già pubblicato un’anticipazione dei principali interventi della giornata (vedi “First Italian Digital Agenda Annual Forum: quale Italia digitale?” dal menù a destra): in questo articolo ci focalizziamo in particolare su due interventi: quello del ministro dello Sviluppo economico, infrastrutture e trasporti, Corrado Passera (nella foto qui sopra), che ha promesso un impegno diretto del Governo sull’Agenda digitale e per favorire la nascita di startup innovative; e quello di Attilio Befera, presidente di Equitalia, che a partire dalla sua esperienza come direttore dell’Agenzia delle entrate, considera il caso di Sogei utile per definire una strategia di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.
“Sull’agenda digitale il governo ci mette la faccia”, ha sottolineato Passera ricordando che nella ‘Cabina di regia’ sono presenti direttamente i ministri, che saranno responsabili dei risultati, nel bene come nel male. Il messaggio è di ottimismo se pur nella consapevolezza delle difficoltà: “L’Italia fortunatamente è fatta di opposti, di cose diverse: alcune molto buone e altre molto difficili. Ci sono cose da aggiustare e altre da valorizzare e da spingere. Ci sono settori dove la globalizzazione non è un rischio ma un’opportunità. Ci sono amministrazioni locali e centrali che hanno avuto la capacità di anticipare e accelerare la digitalizzazione e sono già pronte per l’agenda digitale”. Il riferimento è ai tanti esempi di eccellenza, rappresentati all’evento dai contributi della Regione Lombardia e del Comune di Firenze. Carlo Maccari, assessore alla digitalizzazione della Regione Lombardia ha ricordato la recente legge regionale che impone lo scambio digitale fra le amministrazioni, mentre Matteo Renzi, sindaco di Firenze, ha fatto l’esempio di iniziative già operative nella sua città, che rappresentano solo i primi passi per fare di Firenze una smart city. È il caso degli open data e dell’acquisto del biglietto per i mezzi pubblici tramite sms.
In arrivo Startup Italia
Fra le eccellenze ci sono anche iniziative private per favorire la nascita di startup innovative come H-farm, di Riccardo Donadon, un acceleratore per imprese tecnologiche creato nel 2005 nelle campagne del trevigiano, da cui sono nate aziende che, con investimenti di alcune centinaia di migliaia di euro sono riuscite a raccogliere finanziamenti da decine di milioni, a proporsi sui mercati internazionali e a creare occupazione per qualche centinaio di giovani.
Non a caso il ministero dello Sviluppo economico ha creato una task force che in pochi mesi dovrà indicare i provvedimenti concreti che potranno favorire la nascita di startup innovative. “Parlare di start up significa parlare di come liberare molte energie latenti che ci sono nel Paese e di come costruire insieme un’Italia che vuole rimettersi a crescere e dare risposte concrete alle giuste aspirazioni dei giovani più intraprendenti”, ha sostenuto Passera, auspicando che una volta che la task force avrà formulato le proposte queste potranno diventare un pacchetto di misure concrete. Dopo Salva Italia, Cresci Italia, Semplifica Italia e il decreto DigItalia, promesso per giugno, c’è da aspettarsi dunque Start up Italia. Uno dei modi per affrontare quella che Passera ha definito la priorità delle priorità: il lavoro. “Il lavoro che viene dalla crescita buona, non da quella drogata dal debito, non dalle attività di rendita, ma da quelle competitive”, ha precisato.
L’esempio Sogei per migliorare l’efficienza e liberare risorse
Come recuperare le risorse da investire nell’innovazione lo suggerisce Attilio Befera (nella foto), presidente di Equitalia, a partire dalla sua esperienza come direttore dell’Agenzia delle entrate, dal caso di Sogei e, più in generale, dell’informatica fiscale. “Fino a qualche anno fa la mole di dati a disposizione era utilizzata più per prevenire l’evasione che per il contrasto – ha ricordato – Ma oggi la capacità di incrocio dei miliardi di dati sta rendendo più efficiente la fiscalità”. In questo, come in altri casi, le risorse liberate dall’informatizzazione e dalla semplificazione possono essere reinvestite nell’innovazione pubblica o essere messe a disposizione in altre aree. “Ma vanno riorganizzati sia l’informatica sia i processi relativi all’amministrazione; la Pa va vista come un sistema unitario e vanno ridefiniti gli investimenti strategici dell’informatica pubblica per ridurre gli oneri gestionali della macchina amministrativa”, avverte Befera. L’esempio Sogei può essere preso secondo Befera come esempio sia per il processo di digitalizzazione efficace della Pa sia del modo per liberare risorse. “Non basta digitalizzare processi complessi (resi ancor più complessi dalla sedimentazione di varie normative) per semplificarli”, ha avvertito. Ricordando che nella Pac ci sono 1033 Ced e una grande quantità di sistemi di vario tipo, ha fornito alcune indicazioni: “Si deve capire quali infrastrutture pubbliche devono sopravvivere, quali devono essere accorpate, identificare quali processi devono essere rivisti per aumentare l’efficienza”. Investire meglio dunque, non solo per la Pa ma per il Paese, che significa anche, ad esempio, “investire più sul software e meno sui Ced”. Investire meglio avrebbe come ricaduta anche uno stimolo al mercato informatico e contribuirebbe alla crescita del Pil.
C’è dunque ancora molto da fare e non solo nella PA. Un incoraggiamento è venuto però dal commissario europeo per l’Agenda digitale Neelie Kroes, che pure evidenziando i ritardi da recuperare (il 41% di italiani non ha mai usato Internet, ad esempio), ha definito eccellenti i cinque punti della strategia proposta al governo da Confindustria. “Se l’Italia andrà avanti su questa strada sarò felice di tornare”, ha concluso.