Consip e il cloud nella Pa: “Gare centralizzate, stazione appaltante unica e contratti quadro”

L’amministratore delegato Domenico Casalino spiega la ricetta in preparazione per l’acquisto dei servizi di cloud computing di tutti gli enti pubblici.

Pubblicato il 25 Lug 2012

Domenico Casalino, amministratore delegato di Consip

Nell’Agenda Digitale del Governo il cloud computing è una delle quattro priorità per digitalizzare l’Italia, insieme a banda larga, smart city e open data. Uno dei protagonisti della spesa pubblica italiana è Consip, la Spa del Ministero dell’Economia che nel 2011 ha presidiato direttamente e indirettamente acquisti delle Pa per 28,8 miliardi di euro, generando un valore stimato in 5,15 miliardi (stima, elaborata per Consip da un gruppo di società di consulenza internazionali che prende in considerazione non solo la riduzione ottenuta sui prezzi di beni e servizi – pari a oltre 4 miliardi di euro – ma anche i risparmi legati alla semplificazione dei processi e alla dematerializzazione dei documenti – ndr). Abbiamo chiesto quindi a Domenico Casalino, che ne è amministratore delegato, quale ruolo può giocare Consip nella diffusione del cloud nella Pa italiana.

“Innanzitutto possiamo sfruttare le nostre esperienze e competenze per semplificare e standardizzare i servizi acquistabili dalle amministrazioni – spiega Casalino -: se oggi un ente volesse definire un nuovo modello di servizi per avviare un progetto cloud, dovrebbe lavorare tre mesi alla stesura del bando di gara e un anno alla gara, partendo quindi tra un anno e mezzo, salvo ricorsi”. La carenza di standard e aggregazione comporta quindi inefficienze di tempi, ma anche di costi: “Abbiamo censito sui nostri sistemi oltre 80mila buyer e 20mila stazioni appaltanti in Italia (i buyer sono figure che si occupano degli approvvigionamenti mentre le stazioni appaltanti sono gli enti e uffici pubblici autorizzati a indire Gare pubbliche per l’acquisto di beni e servizi – ndr): una gara da un milione di euro, che in ambito pubblico è medio-piccola, costa 100mila euro all’ente e 100mila euro a ogni partecipante”.

In generale, nell’acquisto di tecnologie Ict, continua Casalino, la Pa sconta problemi di scarso dialogo con l’offerta, inefficienza dei meccanismi di gara (“troppe gare al prezzo più basso, basi d’asta poco realistiche, alte barriere all’ingresso, lentezza nelle assegnazioni a causa dei ricorsi”), e difficoltà di governo dei progetti. “In questo quadro il cloud computing pone molte sfide, per cui si sta pensando a centralizzare le gare in questo campo affidandole a una stazione appaltante unica, che definirà ampi contratti quadro di cui ogni ente potrà poi sottoscrivere di volta in volta i servizi d’interesse in poche ore, senza indire ulteriori gare”.

Questa sarebbe una grande svolta, osserva Casalino, che però richiede ancora qualche passaggio governativo e normativo. “Stiamo già lavorando alla definizione di contratti quadro per servizi cloud, ma molto dipende dalle decisioni del Governo su chi dovrà realizzare l’Agenda Digitale, dalle priorità di questo nuovo ente, e dalle modalità d’esecuzione concreta”.

A questo proposito a luglio, dopo quest’intervista, il Governo ha creato l’Agenzia per l’Italia Digitale, una nuova struttura che sostituisce DigitPa, il Dipartimento per la digitalizzazione della Pa e l’Agenzia per l’Innovazione, con il compito di gestire l’Ict della Pa e realizzare l’Agenda digitale. Nel momento in cui scriviamo però manca ancora un decreto attuativo che specifichi concretamente struttura, obiettivi e budget del nuovo ente.

“Un esempio delle decisioni che il cloud può accelerare riguarda la spesa di 450 milioni l’anno per la sola gestione degli oltre mille Ced delle Pa centrali: qui è il caso di definire cosa dev’essere oggi un Ced di una Pa, per quali enti conviene averne uno interno e per quali è più economico fruire di servizi esterni di tipo cloud”. Per favorire l’adozione del cloud nella Pa inoltre, conclude Casalino, occorrerà tra l’altro definire come finanziare il ricorso a questi servizi, come integrarli nelle applicazioni esistenti, come mettere in sicurezza infrastrutture, applicazioni e dati senza rinunciare all’agilità. “Quanto a Consip, si farà parte attiva per favorire la nascita di un insieme di servizi cloud ad hoc per la Pa, con vantaggi di riuso ed economie di scala, e per garantirne la conformità alle norme italiane (per esempio la legge sulla privacy), e ridurre i rischi di lock-in su pochi operatori”.


Come cambia Consip

I decreti del Governo dello scorso giugno e luglio (Sviluppo, Efficientamento, Spending Review) hanno introdotto rilevanti cambiamenti per Consip, che d'ora in poi fisserà i prezzi d'acquisto di beni e servizi tramite convenzioni e contratti quadro anche per gli enti locali (Regioni, Comuni e Asl). Un ente che compra fuori delle convenzioni Consip si vedrà la fornitura invalidata, con pochissime eccezioni. Consip inoltre cede la gestione dei sistemi informativi del Ministero dell'Economia e della Corte dei Conti a Sogei, rileva da questa tutte le attività di e-procurement, ed eredita dalla soppressa DigitPa la formulazione dei pareri di congruità sugli acquisti di Ict delle Pa centrali, e la realizzazione, come centrale di committenza, del Sistema Pubblico di Connettività (Spc) e della Rete Internazionale della Pubblica Amministrazione (Ripa).

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