PA Locale: guida dell’e-government

Se nel 2002 non vi è stato quel boom di investimenti in Ict da parte dell’amministrazione pubblica sul quale faceva conto l’offerta, si è avuto però, soprattutto da parte delle amministrazioni locali, il fiorire di una quantità di progetti di e-goverment che ora sono in via di realizzazione, avviando un processo di ammodernamento dei servizi erogati che pare ormai irreversibile 
 

Pubblicato il 17 Set 2003

Il biennio 2001-2002 ha rappresentato per la Pubblica amministrazione il periodo di transizione tra il vecchio mondo di carte, faldoni e farraginosi meccanismi burocratici, verso una nuova immagine degli enti che si occupano della gestione della ‘cosa pubblica’, più aderente ai mutamenti avvenuti già da tempo nel mondo dell’impresa privata. L’innovazione tecnologica ha finalmente valicato i portoni della burocrazia e sembra essersi messo in moto quel processo avviato tre anni fa da Franco Bassanini, ministro della Funzione Pubblica del precedente Governo, che nel giugno 2000 aveva emesso il ‘Piano d’azione’ per l’e-Government’. Piano la cui naturale evoluzione, nonostante il cambio della guardia a Palazzo Chigi, è data dalle ‘Linee guida per lo sviluppo della Società dell’Informazione’, presentate dal ministro per l’Innovazione e le Tecnologie Lucio Stanca nel giugno 2002 e seguite, pochi mesi dopo, dalla direttiva ‘Linee guida in materia di digitalizzazione dell’amministrazione’.
Con queste premesse, il 2002 avrebbe dovuto rappresentare (e le aziende del settore ci contavano parecchio), un vero e proprio boom di investimenti in tecnologia da parte della Pa. In realtà, come rivelato dal Rapporto Assinform 2003, così non è stato. A livello centrale la spesa è anzi diminuita del 2,2% rispetto al 2001 per quanto riguarda l’It e dello 0,7% per il comparto Tlc. Solo a livello locale la frenata dell’It è stata più contenuta (-0,5%) e per quanto riguarda le Tlc si è avuta anche una crescita del 4,3% (vedi figura 1). La crisi economica è sicuramente una causa di questa situazione di stallo, ma un’altra causa, non meno importante, sta nell’impegno posto dalle amministrazioni nel preparare i progetti necessari per accedere ai bandi per il finanziamento di iniziative di e-government emessi dal Ministero per l’Innovazione, il che ha determinato un rinvio nelle decisioni di investimento.

Quali tecnologie per la Pa locale?
Gli investimenti in tecnologie nella Pa locale dipendono molto dal tipo di ente cui si riferiscono. Da una parte ci sono enti come le Regioni, tra i cui compiti istituzionali assumono una netta predominanza quelli relativi alla programmazione dello sviluppo del territorio e alla promozione della cooperazione tra i diversi enti dell’area; dall’altra vi sono le amministrazioni comunali, che si interfacciano più direttamente con il cittadino. In mezzo stanno le Province, che in quanto anello di congiunzione tra Regioni e Comuni sono prevalentemente indirizzate alla gestione dei rapporti tra le diverse amministrazioni.
Presso le Regioni si è quindi assistito al ridisegno dei sistemi informativi e alla creazione dell’infrastruttura tecnologica necessaria per lo sviluppo di iniziative di e-government più che alla realizzazione e fornitura di servizi online per i cittadini. Una ricerca Formez segnala che i siti Web delle Regioni hanno prevalentemente contenuti informativi (anche se la quantità e la qualità delle informazioni fornite è in continua crescita) e ben pochi si caratterizzano per l’interattività.
Per quanto riguarda le Province, la ricerca Formez rileva che, in funzione dei loro compiti istituzionali di snodo fra le amministrazioni locali, queste hanno compiuto notevoli progressi verso una maggiore interoperabilità: nel 37,5% delle amministrazioni provinciali è attivo lo scambio online di documenti con i Comuni; quasi un terzo delle Province contribuisce inoltre alla dotazione informatica delle amministrazioni comunali e il 38% dei Web server provinciali ospita siti comunali e condivide su rete virtuale applicazioni e basi dati. Buono il processo di rinnovamento tecnologico: oltre il 60% delle Province risulta dotato di protocollo informatico e quasi il 50% degli uffici tecnici provinciali opera su cartografia digitale.
I Comuni rappresentano il ‘front office’ della PA e quindi sono le amministrazioni che più di ogni altre si sono dotate di strumenti per agevolare il rapporto tra Stato, cittadini e imprese. Dal settimo Rapporto Rur Censis sulle città digitali risulta che il 68,5% dei Comuni con più di 5.000 abitanti dispone di un sito Web, anche se si tratta di siti prevalentemente informativi. Solo il 7,3%, infatti, consente di effettuare operazioni online, quali il pagamento di tributi o la fruizione di altri servizi. Per quanto riguarda l’informatizzazione dei processi, la già citata indagine Formez indica che il 46,3% aveva già introdotto nel maggio 2002 soluzioni di protocollo informatico e che il 77,1% aveva informatizzato l’archivio anagrafico. Un maggior ritardo si rileva invece nell’archiviazione ottica dei documenti e nell’adozione della firma digitale.

Gli enti locali motori del cambiamento
Più che per la spesa in Ict, il 2002 si è dunque caratterizzato per la grande potenzialità progettuale espressa dalle pubbliche amministrazioni locali a seguito dell’emanazione del primo avviso per co-finanziamento dei progetti delle Regioni e degli Enti Locali bandito dal Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie, che ha stanziato per l’operazione 120 milioni di euro. Un elemento positivo, che spesso non viene preso nella giusta considerazione, è che il volano che questo imponente lavoro compiuto dagli enti locali ha messo in moto è molto maggiore di quello relativo agli stessi progetti co-finanziati. Infatti, molti dei progetti presentati finiranno per essere comunque portati a termine dalle amministrazioni, anche in difetto di co-finanziamento, in quanto il processo di innovazione si è ormai innescato e difficilmente potrà essere interrotto.
I progetti presentati sono stati complessivamente 377, per un importo totale di 1 miliardo e 198 milioni di euro, mentre al co-finanziamento sono stati ammessi 138 progetti, 40 dei quali nella categoria “Servizi infrastrutturali” e 98 nella categoria “Servizi per i cittadini e le imprese”. Gli enti coinvolti nei progetti finanziati sono: 19 Regioni, 2 Province autonome, 93 Province, 3.574 Comuni e unioni di Comuni, 218 Comunità Montane. Tra i partecipanti ai progetti figurano anche: 79 Asl, 22 Università e istituti scolastici, 16 Amministrazioni centrali e 8 Prefetture.
L’indispensabile infrastruttura di connettività per lo scambio e l’erogazione di servizi tra organizzazioni centrali, enti periferici, cittadini e imprese è la Rupa, la Rete Unitaria delle Pubbliche Amministrazioni, che nel 1998 ha bandito le gare per la realizzazione e fornitura di servizi trasmissivi di trasporto e di servizi di interoperabilità. I primi (che comprendono reti private Ip, Vpn X25 o Frame Relay e circuiti commutati) consentono alle amministrazioni di realizzare reti geografiche per la connessione dei propri siti e di collegarsi con altri enti per realizzare i servizi per l’interoperabilità e per la cooperazione applicativa. I secondi (che comprendono e-mail, trasferimento file, terminale virtuale, accesso al Www e alla rete Internet, con i relativi servizi di gestione, sicurezza e supporto) consentono lo scambio di informazioni tra le amministrazioni e, se richiesto, all’interno dell’amministrazione stessa.
Come sappiamo, vincitore della gara relativa al trasporto è stata Telecom Italia, che ha poi costituito PathNet, società che si occupa di sviluppare, gestire e commercializzare i servizi di trasporto sulla Rupa alle Pa centrali e locali e agli Asp della Pa. Al 30 giugno 2002, 59 erano le amministrazioni (47 centrali e 12 locali) che usavano i servizi PathNet per realizzare reti private virtuali e soddisfare le necessità di trasporto Ip interno tra i centri di elaborazione dati e le sedi periferiche. Molte amministrazioni, inoltre, utilizzano anche il servizio di trasporto interdominio a supporto della cooperazione applicativa tra enti centrali e tra enti centrali e locali e per l’accesso ai service provider.
Vincitore della gara sull’interoperabilità è stata Eds, che offre da tempo i servizi di posta elettronica per diverse amministrazioni in outsourcing e gestisce, complessivamente, 60.000 caselle di posta. Nei mesi scorsi, in collaborazione con Microsoft, Eds ha inoltre fornito il supporto tecnologico per realizzare una delle due sole soluzioni di posta elettronica certificata che finora hanno superato i test di interoperabilità del Centro Tecnico della Rupa, soluzione che è ora disponibile per tutte le amministrazioni che ne facciano richiesta.


QUALCHE PROGETTO IN CORSO DI ATTUAZIONE
Il Comune di Roma ha predisposto per gli abitanti della capitale il servizio di call center ‘Chiama Roma 060606’. Il servizio è organizzato su due livelli: il primo rappresenta l’interfaccia che interagisce con il cittadino al momento della chiamata ed è gestito in outsourcing; il secondo livello, cui risponde personale del Comune, fornisce informazioni specifiche nei casi in cui il primo livello non riesce a soddisfare la richiesta. La Regione Emilia-Romagna, apripista delle applicazioni di e-government, ha presentato, insieme alle Province e ai Comuni, 100 progetti, molti dei quali già operativi, e con i quali si candida, entro il 2005, a diventare il territorio più cablato d’Europa. Tra essi, ricordiamo il sito regionale www.ermesimprese.it, per le imprese che desiderano avere tutte le informazioni sui finanziamenti; la creazione, da parte del Comune di Modena, di un portale per il pagamento con carta di credito di contravvenzioni, tasse e tariffe; la nuova rete telematica, per lo più in fibra ottica, che collega tutti i comuni, le province, le ASL e le comunità montane della regione (i 54 comuni dell’Appennino saranno invece connessi via satellite); la consultazione dei referti clinici presso lo studio del proprio medico; le pratiche dell’assunzione via Internet. La Provincia di Parma ha invece lanciato un progetto di benchmarking applicato al proprio sviluppo telematico che segue i principi di eEurope, il sistema della Commissione Europea per la lettura incrociata di dati quantitativi e la comparazione fra diversi contesti territoriali. Alcuni progetti hanno destato un notevole interesse da parte di chi guarda all’ambiente. Finanziato dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e attuato dalla Soprintendenza per i beni archeologici del Molise, il sistema ‘Archeoradar’, già sperimentato, permette la ricerca di reperti archeologici nel sottosuolo con tecniche di localizzazione tipo GPS. Il Ministero dell’Ambiente e Tutela del territorio ha invece presentato il Portale Cartografico Nazionale, che permetterà la visualizzazione e l’utilizzazione della cartografia di base dell’intero territorio nazionale, integrato anche da carte idrogeologiche, del suolo, aree protette, etc. Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha delineato le linee guida del progetto che si propone di realizzare una mappa digitale di Villa Adriana, nei pressi di Tivoli (Roma), considerata dall’UNESCO patrimonio mondiale dell’Umanità, utilizzando tutte le più moderne e sofisticate metodologie e apparecchiature di indagine attualmente disponibili. (M.L.F.)

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