Digital Magics, la fabbrica delle startup digitali

Per capire quali opportunità offra il mercato italiano a nuove imprese digitali e come favorirne la nascita e il successo, rivolgiamo alcune domande a Enrico Gasperini, fondatore e presidente di Digital Magics, approdato all’attuale avventura dopo aver fondato nel 1988 Inferentia, la prima new media agency italiana, quotata in borsa nel 2000.

Pubblicato il 02 Ott 2012

Gasperini DigitalMagics

ZeroUno: Come funziona un ‘venture incubator’ e come può contribuire alla creazione di startup digitali?

Gasperini: Digital Magics ha un doppio ruolo: fornisce, da un lato, servizi di base, da quelli tecnologici a quelli strategici e di marketing; dall’altro, realizza investimenti di tipo ‘seed’ [dove il venture capitalist investe meno risorse rispetto ad un contratto più ‘tradizionale’ e, di contro, l’impresa che stringe l’accordo di venture capital mantiene un maggior controllo e potere di gestione, ndr], finanziando le aziende fin dalle primissime fasi ma con un ruolo un po’ diverso da altri incubatori. Da noi sono infatti così scarsi gli attori nel venture che non è possibile replicare esperienze internazionali di seed che vedono i finanziatori intervenire nei primi mesi di vita della startup con poche decine di migliaia di euro e consulenza, per poi farle incontrare con le comunità dei business angels e dei venture capitalist e ottenere investimenti più consistenti. Noi, invece, ci facciamo carico dello sviluppo aziendale per 1-2 anni con investimenti da 200-300mila euro per traghettare l’impresa fino a un primo lancio sul mercato. Solo a quel punto l’azienda può essere finanziata da investitori istituzionali e fondi di investimento. Completato il ciclo, come già avvenuto per alcune imprese, recuperiamo il capitale per poter realizzare altri investimenti. Il nostro modello si basa su un team importante di collaboratori che insieme ai fondatori supporta le startup su temi di natura strategico-finanziaria, tecnologici o di natura operativa e commerciale.

ZeroUno: Quali opportunità individua nel campo del digitale?

Enrico Gasperini, fondatore e presidente di Digital Magics

Gasperini: Il digitale è oggi un territorio estremamente effervescente: le novità mettono in crisi i settori classici ma creano opportunità nei settori nuovi. Ci sono opportunità nel marketing e media, nel commercio elettronico, nei nuovi servizi per le imprese e per la pubblica amministrazione… Il consumo digitale degli italiani sta crescendo in termini di beni, servizi e acquisti online ma il gap fra il nostro Paese e le altre economie europee da colmare è elevato. Tutte queste opportunità cominciano ad essere colte da operatori internazionali ma altre verranno occupate da neo-aziende italiane che andranno a costruire nuovi servizi.
Certo non è facile creare imprese di successo, ma da un’idea innovativa che vada a soddisfare un bisogno nella filiera digitale può nascere un’azienda che vive e cresce. Tutti gli incubatori sognano di ospitare la Facebook o la Google del futuro, ma il nostro obiettivo realistico è produrre aziende da alcuni milioni di euro che operino bene sul mercato.

ZeroUno: Valuta adeguate le proposte contenute nel report Restart Italia (il Rapporto della Task Force sulle startup istituita dal Ministro dello Sviluppo Economico) per creare un ecosistema favorevole alla nascita di startup?

Gasperini: Nel rapporto sono riassunte tutte le ricette note da tempo fra gli addetti ai lavori. La loro attuazione sarà certamente utile ma non sufficiente. Quando si vanno a individuare i singoli provvedimenti, il problema diventa il sistema paese: si dovrebbe investire meno in settori classici e mettere soldi veri sull’innovazione. Andrebbero inoltre individuate alcune priorità come un supporto se pur indiretto al mercato del venture capital, attraverso fondi di fondi [una dotazione pubblica per fare da volano agli investimenti privati, ndr], semplificazione e leva fiscale per chi investe su aziende effettivamente nuove. Questi provvedimenti sono indispensabili per superare l’attuale difficoltà a reperire le risorse dai grandi gruppi e dalle banche che erano invece disponibili in passato, ad esempio quando, come ‘startupper’, ho creato Inferentia a fine anni ’80. Oggi i giovani fanno fatica a finanziarsi ma la voglia di fare impresa c’è ancora; si tratta di creare un nuovo ecosistema più allineato ai modelli internazionali che sostituisca il vecchio.
Ancora mancano tanti pezzi: devono muoversi i grandi gruppi (Media, Telco, Grande distribuzione); ci vogliono aziende che finanzino o comprino le nuove aziende quando raggiungono una fase più matura; andrebbe creata una borsa per le piccole imprese e fondi dedicati alle Pmi. Sono però ottimista: ci sono tante difficoltà ma anche molta effervescenza e una quantità di nuove iniziative.

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