Prospettive

Città resilienti: dalla reazione all’emergenza alla capacità di innovare in modo continuativo

Una delle tavole rotonde virtuali dedicate alle città, nel corso del Forum PA 2020, ne ha evidenziato l’importante contributo per reggere l’urto del Covid e del conseguente lockdown, dimostrando la loro capacità di resistere, ma ne ha messo in luce le fragilità che dovranno riparare per diventare davvero resilienti. Ne hanno discusso, fra gli altri, sindaci e amministratori di importanti città.

Pubblicato il 18 Set 2020

città resilienti

Sindaci e amministratori di importanti città hanno discusso, nel corso di una Tavola Rotonda che si è tenuta durante l’edizione di luglio del Forum PA, hanno discusso dell’impatto del Covid sulle città italiane, evidenziandone capacità di resilienza e criticità.

Secondo la sintesi di Daniele Fichera, Senior Consulting Urban Innovation di FPA, l’emergenza Covid vissuta da tutte le città in modo più o meno drammatico ha messo in luce cinque temi: fragilità e vulnerabilità sociali, fruibilità, intesa come capacità di disporre di servizi a 15 minuti a piedi, conoscenza e importanza dei dati, condivisione che prevede di distribuire le informazioni ma anche di raccogliere le proposte e i suggerimenti, ripresa per uscire dalla crisi dopo il blocco di due mesi.

Daniele Fichera, Senior Consulting Urban Innovation di FPA – ForumPA2020 Roma, 6 luglio 2020

Cosa hanno capito e cosa hanno imparato le città? Quali misure sarà utile mantenere, adattare o sviluppare? Quali indicazioni strategiche sull’assetto delle città?

Smart working e digitalizzazione

Uno dei fenomeni che ha caratterizzato il lockdown è stato il ricorso al lavoro da remoto e una accelerazione della digitalizzazione. È il caso di Roma Capitale, dove, secondo quanto dichiarato dalla sindaca Virginia Raggi, l’80% dei lavoratori opera in smartworking, senza mai averlo fatto prima, superando vincoli che in precedenza l’avevano impedito. “Probabilmente il 30% del lavoro resterà da remoto soprattutto per le categorie più fragili”, dichiara, mentre si è deciso di portare on line alcune pratiche come quelle di condono e i precedenti portali sono stati aggregati per favorire il dialogo con i cittadini.

foto Virginia Raggi
Virginia Raggi, Sindaca di Roma Capitale – ForumPA2020 Roma, 6 luglio 2020

“Premesso che siamo a un punto di parziale non ritorno, si deve ragionare sul rapporto fra PA e smartworking in termini di resa – sostiene Gian Carlo Muzzarelli, Sindaco di Modena, che aggiungeGrazie agli investimenti passati la città ha manifestato una certa resilienza, con la capacità di restare legati al territorio, di forte innovazione tecnologica, di digitalizzazione operativa”. Ma non sempre tutto ha funzionato, ammette, causando un rallentamento preoccupante.

foto Muzzarelli
Gian Carlo Muzzarelli, Sindaco di Modena – ForumPA2020 Roma, 6 luglio 2020

Più critico Marco Bosi, Vice Sindaco del Comune di Parma, dove circa il 70% persone opera in smartworking. “Le amministrazioni non sono pensate per lo smartworking. Facciamo fatica a sanzionare chi non lavora in ufficio e a premiare i più meritevoli, come fare con chi non lavora stando a casa?”. In positivo rileva che il percorso di digitalizzazione è stato avviato, essendo cadute molte resistenze che in presenza lo bloccavano.

foto Marco Bosi
Marco Bosi, Vice Sindaco del Comune di Parma – ForumPA2020 Roma, 6 luglio 2020

Cristina Tajani, Assessora a Politiche del lavoro, Attività produttive, Commercio e Risorse umane del Comune di Milano, ritiene che in futuro, superata l’emergenza, il lavoro dovrà assumere una modalità di alternanza fra on site e a distanza, non necessariamente da casa ma anche da luoghi collettivi come i co-working, ad esempio di quartiere. Da una survey su seimila dipendenti del Comune, emergono giudizi positivi ma anche criticità da affrontare con il confronto con le organizzazioni sindacali, ad esempio “separare orario di lavoro e di vita (diritto alla disconnessione), la difficoltà ad accedere a banda e device con connessione stabile”.

foto Cristina Tajani
Da sinistra: Gianni Dominici, Direttore generale FPA; Cristina Tajani, Assessora a Politiche del lavoro, Attività produttive, Commercio e Risorse umane del Comune di Milano – ForumPA2020, Roma 6 luglio 2020

Un ulteriore punto di attenzione per Milano è l’area urbana che sta soffrendo per le scelte di smartworking di molte aziende, mentre in positivo si segnala la riscoperta negozi di quartiere, consumi di prossimità, mercati comunali. L’assetto della città va dunque ripensato alla luce dell’esperienza Covid.

Riprogettare le città

Il Comune di Milano ha deciso di esporre al dibattito pubblico un documento di visione, “Milano 2020: strategie di adattamento”, in cui la giunta si pone in dialogo con la cittadinanza, con le imprese e con il commercio, secondo le dimensioni di spazio e tempo. “In termini di spazio, per riconquistare nuova vivibilità, si deve riconfigurare il territorio sulla base di un decentramento di servizi, luoghi di consumo e di socialità raggiungibili in 15 minuti a piedi”, sottolinea Tajani. Sul versante del tempo, si tratta di “desincronizzazione” la vita urbana, in chiave di prevenzione ma anche come idea stabile, per conciliare lavoro e tempi di vita, eliminando ad esempio le ore di punta, non solo con il ricorso allo smartworking.

Mentre Raggi ricorda il lancio di una piattaforma “Roma città del futuro”, che prospetta una città più resiliente e rispettosa dell’ambiente.

Anche Modena prevede un dialogo con le imprese del territorio per un rilancio che punta ad una mobilità del futuro basata non solo su piste ciclabili, ma su una urbanistica complessiva. “Qui ci sono le auto più belle del mondo e con le tecnologie più innovative e le maggiori potenzialità. Con l’Università abbiamo dedicato parte della città alla ricerca su motore elettrico e auto a guida autonoma”, spiega Muzzarelli.

Il Sindaco di Firenze, Dario Nardella, parte dall’effetto “devastante” della pandemia sul turismo “un’economia fragile e dipendente dai fenomeni globali che si si basa sulla libera circolazione”, per sostenere che una delle lezioni imparate è che “non si devono costruire città monoculturali” e va superata la dipendenza del centro storico dal turismo, re-introducendo attività economiche sinergiche.

foto Dario Nardella
Dario Nardella, Sindaco di Firenze

Imparando dalla lezione del lockdown, dove le famiglie sono state richiuse in spazi ristetti, Firenze pensa anche a un modello di quartiere post-Covid, con case più ampie e spazi dedicati al lavoro, visto che lo smartworking non sarà una parentesi. “Pensiamo a condomini dotati anche di strumentazione per primo soccorso sanitario e quartieri sostenibili in termini ambientali per ridurre l’inquinamento che favorisce la diffusione del virus”, spiega indicando anche la necessità di un piano di diffusione delle colonnine elettriche la cui scarsezza rappresenta un ostacolo per la diffusione della mobilità elettrica. A Firenze come nelle altre città si vuole favorire la mobilità dolce, a partire dalla crescita di piste ciclabili.

Il vice sindaco di Parma ricorda che la sua città, come tutte le altre, ha trasformato l’uso degli spazi urbani: mettendo a disposizione di esercizi privati gli spazi pubblici e superando la contrapposizione pubblico-privato.

Le città vanno ripensate anche alla luce delle fragilità che i mesi scorsi hanno messo in luce ma, come sottolinea Bosi: “Siamo riusciti a intercettare le persone già presenti in una rete, ma non gli invisibili”.

Mentre Nardella focalizza l’attenzione sulla scarsa attenzione ai bambini e al loro equilibrio psico-fisico. “Siamo stati bravi nel gestire la questione sanitaria, ma pessimi nel gestire la scuola, affidata a un sistema farraginoso di tavoli e con troppa conflittualità”, evidenzia.

Tutto sul tema delle fragilità è l’intervento di Daniela Patti, progetto Urbact, programma di capacity building della Comunità Europea per le PA. “Le fragilità emerse durante la pandemia erano già evidenti e sono in parte state attenuate dalle importanti esperienze di solidarietà in Europa che abbiamo documentato. Ora, nel tentativo di far riprendere l’economia, le esperienze di solidarietà hanno un subito un calo in attenzione”, avverte, ricordando che la differenza per essere una città resiliente la fanno i cittadini, il tessuto sociale, il capitale umano.

foto Daniela Patti
Daniela Patti, progetto Urbact, programma di capacity building della Comunità Europea per le PA

Attenzione ad ampliare la cittadinanza

Secondo Aldo Bonomi, Fondatore del Consorzio Aaster, Covid ha impattato fortemente sulle città e ridato loro senso. “Ha spinto i sindaci ad abbassare lo sguardo sulla composizione sociale e sulle imprese, come nel caso di Modena o rendersi conto dell’impotenza di raggiungere la filiera degli invisibili, come ha evidenziato il vice sindaco di Parma”. Le città devono anche alzare lo sguardo per dialogare con i flussi finanziari (sul piano europeo) e con le internet company, mettendo in luce il ruolo dei big data e spingere alla socializzazione delle informazioni. “Lo smartworking non è di per sé innovazione ma dipende da come è applicato: può rischiare altrimenti di essere la prosecuzione di un vecchio lavoro decentrato”, commenta ancora Bonomi ricordando che il lock-down ha evidenziato il ruolo fondamentale dei lavoratori dell’ultimo miglio, grazie ai quali le città hanno retto.

foto Aldo Bonomi
Aldo Bonomi, Fondatore del Consorzio Aaster

In sintesi, la città va ridisegnata ricordando che non c’è Smart city senza Social city: “Non basta l’educazione maieutica all’innovazione, ma si devono anche portare dentro i soggetti – conclude – Siamo tutti d’accordo su città verdi e piste ciclabili; ma la green economy significa incorporare il concetto del limite e un nuovo modello di sviluppo di cui le città sono un laboratorio”.

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