Enterprise mobility: gestire proattivamente le performance applicative

Mobile computing, cloud e streaming sono aree oggi in rapida crescita che aggiungono complessità alla sfida di mantenere performance applicative elevate per aumentare il business, salvaguardare la reputazione del brand e contenere i costi. Gestire una tale sfida richiede visibilità e analisi approfondite lungo la delivery chain applicativa al fine di trovare e risolvere rapidamente criticità esistenti nel data center, nel cloud o sul dispositivo dell’utente finale. Ne abbiamo discusso nel corso di un recente Webcast organizzato da ZeroUno in collaborazione con Compuware

Pubblicato il 10 Dic 2012

Uno dei punti di maggiore attenzione oggi rispetto all’adozione, da parte delle aziende, di soluzioni di mobility e cloud, riguarda il livello prestazionale delle applicazioni. Capire come garantire le adeguate performance applicative (Application Performance Management) rappresenta sempre più un elemento di forte valore di business in quanto evita la disaffezione degli utenti a fronte di livelli di servizi e di applicazioni inadeguati alle loro aspettative. In questi particolari ‘nuovi’ ambienti, i livelli infrastrutturali si moltiplicano e diventa difficile avere una vista oggettiva e una governance delle performance e della user experience. Nel contempo, i dipartimenti It sono chiamati a realizzare applicazioni sempre più ricche di funzionalità, in tempi brevi e con il minor numero di risorse possibili. Come impostare, allora, una ‘proactive intelligent governance’ che consenta di ottimizzare e migliorare la visibilità delle performance reali in scenari nuovi come quelli della mobility e del cloud? Abbiamo cercato di dare alcune risposte a questa ed altre domande nel corso di un recente Webcast, organizzato da ZeroUno in collaborazione con Compuware.

“È sotto gli occhi di tutti la difficoltà con cui le aziende oggi devono muoversi sul mercato, analizzando soprattutto tre aspetti particolari – esordisce Stefano Uberti Foppa, direttore di ZeroUno, introducendo i lavori e delineando lo scenario ed il contesto di mercato in cui operano oggi le aziende -: la complessità, la continua variabilità del business e la velocità con cui mutano gli scenari di riferimento”.

“Per le aziende che oggi devono poter proporre al mercato beni, servizi e soluzioni competitivi – prosegue Uberti Foppa -, il supporto del dipartimento It diventa di fondamentale importanza nella creazione di valore, individuando quelle scelte tecnologiche ma anche organizzative e di processo che consentono di fornire al business risposte, e strumenti adeguati, in tempi rapidi”.

Nell’ambito di questo scenario, stiamo assistendo ad una ‘contaminazione tecnologica’ di elementi importanti che arrivano a connotare non più solo l’area Ict di un’azienda ma tutta l’organizzazione e l’ecosistema che vi ruota attorno (clienti, partner, fornitori, collaboratori, ecc.): consumerizzazione It e mobility, per esempio, sono ‘ondate tecnologiche’ che stanno avendo un impatto non banale sul modo di operare delle aziende e di proporsi sul mercato.

“La mobility diventa quindi un elemento centrale nella riorganizzazione dell’offerta di prodotto/servizio dell’azienda, da un lato – aggiunge Uberti Foppa -, ma anche nella capacità dell’impresa stessa di riuscire a dare una risposta in termini tecnologici ai bisogni dei ‘nuovi’ end user (interni ed esterni all’azienda) che vogliono utilizzare le applicazioni aziendali dai propri dispositivi senza ‘intoppi’ e con le stesse prestazioni garantite da modalità di fruizione più tradizionali (Pc, Notebook)”.

Le ‘pretese’ degli end user

“In realtà, gli utenti chiedono addirittura prestazioni superiori – interviene Emanuele Cagnola, Italy sales director di Compuware, commentando i dati di alcune recenti ricerche condotte da società quali Ovum e Equation Research -. Oltre il 70% degli utenti [su un campione di indagine di oltre 1000 utenti interpellati in Usa, Cina, India, Australia, UK, Germania e Francia – ndr] si aspetta che un sito mobile abbia le stesse o addirittura migliori performance rispetto alla versione per Pc. Più del 60% degli utenti dichiara di abbandonare un sito web se non si carica entro 5 secondi e il 30% è disposto ad attendere solo 2-3 secondi”.

Se ai dati illustrati da Cagnola aggiungiamo il fatto che, sempre secondo un’indagine Ovum, l’adozione degli smartphone sta crescendo a un ritmo del 32% all’anno, contro il 6% dell’intero mercato dei telefoni mobili, è evidente che sta fortemente crescendo anche la domanda di banda mobile e l’uso di app mobili data-intensive.

“Ed è anche da queste evidenze che ci rendiamo conto di quanto sia oggi importante il tema dell’Apm che è ormai uscito dai confini dell’It – spiega Cagnola -. L’Ict aziendale, sempre di più, deve essere un elemento all’interno di una catena del valore attraverso la quale le aziende costruiscono il proprio percorso competitivo e di sviluppo del business”.

“Oggi – prosegue Cagnola – la mancata visibilità sulle prestazioni applicative e sul modo di utilizzo dei servizi It da parte degli utenti può tradursi addirittura in mancati profitti per l’organizzazione. La prospettiva dell’utente finale è dunque una delle leve più importanti per parlare di next generation Apm, soprattutto oggi che abbiamo a che fare con un numero sempre più ampio di mobile user”.

Serve un monitoraggio end-to-end

Parlare di Apm in ambito mobile non è banale; il monitoraggio delle prestazioni non può essere di tipo ‘tradizionale’. Nel corso dell’aperto dibattito con gli utenti collegati al Webcast abbiamo avuto occasione di affrontare il problema del monitoraggio end-to-end e della necessità di riuscire ad avere una vista unificata di tutte le applicazioni e del loro ‘comportamento’ rispetto alle aspettative/richieste degli utenti.
“Il problema è che, mentre l’utente finale s’aspetta prestazioni agli stessi livelli delle applicazioni per pc, la ‘delivery chain’ di un’app mobile è molto più articolata e complessa”, ha spiegato Andrea Nava, Emea Apm technical director di Compuware, portando all’attenzione degli utenti anche alcuni esempi concreti di aziende che hanno affrontato il problema dell’Apm da una nuova prospettiva. “Le performance di un sito mobile dipendono da un numero più alto di variabili: le maggiori differenze sono nella connettività, nella varietà di dispositivi e nella stessa mobilità degli utenti”.

“La complessità della delivery chain non è più solo un problema della rete, della connettività – aggiunge Nava -; gli elementi da prendere in considerazione sono moltissimi: le terze parti che erogano i servizi di networking, il data center in house o in outsourcing, i nuovi modelli di servizio in cloud, ecc. La catena di delivery delle applicazioni è estremamente frammentata e complessa e ogni singolo tassello può avere un impatto diretto sull’esperienza utente”.

“Ecco perché diventa fondamentale il monitoring end-to-end che consente di avere, anche attraverso una serie di automatismi che accelerano i processi di controllo e intervento/risoluzione (inviando, per esempio, alert ai giusti interlocutori affinché intervengano su un eventuale problematica prima ancora che l’utente stesso sia in grado di accorgersene), una vista unica di tutto lo stack tecnologico interessato e ‘coinvolto’ nell’erogazione del servizio applicativo”, puntualizza Cagnola. “Una vista che abilita una ‘proactive intelligent governance’ finalizzata a ottimizzare e migliorare la visibilità delle performance applicative, siano esse applicazioni customizzate o standard residenti nei data center aziendali, siano esse applicazioni fruite in modalità Saas”, interviene Nava rispondendo così anche ad un utente che durante il Webcast ha chiesto se il monitoraggio end-to-end è applicabile anche per quelle applicazioni che non risiedono nel data center, ma sono comunque utilizzate dagli utenti aziendali.

E il monitoraggio end-to-end è la risposta anche per altri quesiti giunti dagli utenti collegati inerenti il controllo delle prestazioni applicative durante il ciclo di sviluppo e test del software: “Anche in questo caso meccanismi di automazione che innescano alert e accelerano le operazioni di controllo e revisione sono la risposta – conclude Nava -. Come Compuware, stiamo anche implementando nuove funzionalità non solo per il monitoraggio delle prestazioni applicative durante i test di carico ma anche per l’analisi predittiva del ‘comportamento’ delle applicazioni per capire, in fase di test e sviluppo, come si comporteranno le soluzioni negli ambienti produttivi di rilascio in modo da intervenire preventivamente in caso di necessità”.


Compuware, l’Apm di nuova generazione mira ad utenti ‘soddisfatti’

Il potere oggi è in mano ai “consumatori” e il modo di interagire con le aziende è profondamente cambiato. Contemporaneamente anche il modo di lavorare delle aziende e di fare business è cambiato. Il delivery delle applicazioni, quindi, è un aspetto che impatta su più livelli. Da un punto di vista meramente tecnologico, l’It deve comprendere gli effetti di ambienti multi-browser e multi-device sulla gestione delle prestazioni e far fronte a queste nuove sfide abilitando sistemi multi-channel in grado di soddisfare l’esperienza utente, indipendentemente dagli strumenti attraverso cui questa si concretizza. È con questa filosofia che Compuware abbraccia il tema del next generation Apm, Application Performance Management, con una piattaforma tecnologica, Apm Spring Release, dotata di una console di gestione e controllo che consente una visibilità su tutti gli aspetti delle performance delle applicazioni: le azioni degli utenti nell’applicazione mobile, per esempio, sono correlate anche alla geografia, al tipo di dispositivo, all’operatore mobile, alla potenza del segnale, alla Cpu, alla batteria del dispositivo e altro. Compuware Apm Spring Release è una soluzione che permette di gestire le prestazioni sia delle applicazioni sia della rete e comprende dashbord per il controllo end-to-end di applicazioni web ma anche di business application in ambienti fisici, virtuali o cloud.

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