“Oggi il mercato delle tecnologie digitali per le Energy Community è al punto zero, manca ancora un’offerta strutturata ma c’è sicuramente un forte interesse e diversi progetti pilota. Appena le direttive europee dedicate a questo nuovo soggetto saranno recepite, c’è da aspettarsi un rapido sviluppo di proposte innovative che vedranno protagoniste non solo le tecnologie energy ma anche quelle digitali quali soprattutto intelligenza artificiale e machine learning”. Ne è certo Simone Franzò, il responsabile scientifico dell’Electricity Market Report 2020 realizzato dall’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano, che vede l’arrivo delle Energy Community come “un ulteriore passo avanti nello sviluppo sostenibile del sistema elettrico verso il 2030, anno target per gli ambiziosi obiettivi che il nostro Paese si è dato, come il 55% di copertura della domanda di elettricità da fonti rinnovabili”.
L’impatto economico e ambientale delle Energy Community
Frutto del percorso normativo europeo avviato sulla scia del Clean Energy Package, le Energy Community sono basate sulle direttive RED II (“Renewable Energy Directive 2018/2001”) e IEM (“Directive on common rules for the internal market for electricity 2019/944”) ed è proprio il loro recepimento, previsto rispettivamente giugno 2021 e dicembre 2020, a dettare anche i tempi della nuova opportunità di mercato per il mondo digitale. Le potenzialità sono notevoli: secondo il report nel prossimo quinquennio (2021-2025) potrebbero essere coinvolte in queste community circa 150-300 mila utenze non residenziali e oltre 1 milione di utenze residenziali dando vita ad un fenomeno che, da Nord a Sud della penisola, comporterebbe non solo una riduzione delle emissioni di CO2 intorno ai 23 milioni di tonnellate ma anche un giro di affari per la fornitura delle componenti tecnologiche necessarie pari a 4 miliardi di euro, supportati da incentivi per 6,5 miliardi di € su un orizzonte di 20 anni.
Configurazioni tecnologiche e piattaforme abilitanti
Affianco alle tecnologie del mondo Energy, ci sarà spazio anche per quelle digitali e, osservando le diverse possibili configurazioni per la condivisione di energia identificate nell’ Electricity Market Report 2020, si possono intuire le soluzioni che potranno servire questo nuovo mercato. La forma più semplice di Energy Community è quella basata sulla “pura condivisione” in cui è prevista la sola installazione di un impianto di generazione FER per condividere virtualmente l’energia tra i membri. Già passando alla “pura condivisione digital” si ha la presenza non solo di dispositivi di misura installati presso ciascun POD ma anche di una piattaforma software che, pur limitandosi al monitoraggio dei flussi di energia, dà accesso ad una serie di dati ed informazioni utili per ripartire in modo più preciso e realistico i ricavi tra i membri e per aumentare la consapevolezza rispetto all’impatto delle utenze maggiormente energivore o inefficienti.
La “condivisione ottimizzata” è caratterizzata invece dalla presenza di un sistema di storage che consente di aumentare il livello di energia prodotta e condivisa e fa nascere il bisogno di ottimizzarne la gestione. Bisogno confermato anche nella quarta tipologia di Energy Community, quella della “condivisione smart” in cui viene addirittura prevista la presenza di tecnologie che abilitino la partecipazione al Mercato dei Servizi di Dispacciamento da parte delle risorse “flessibili” disponibili e dell’infrastruttura per la ricarica dei veicoli elettrici.
Intelligenza Artificiale per un management più smart
Proprio quando si inizia a parlare di gestione ottimizzata, che sia all’interno della community stessa o anche verso l’esterno, si accende l’interesse per l’utilizzo di tecnologie quali l’intelligenza artificiale e il machine learning, un interesse che sembra ancora debole ma nasconde grandi opportunità. “Ad oggi per la creazione delle Energy Community non è strettamente necessaria l’adozione di nuove tecnologie: basta realizzare un impianto fotovoltaico e gestire la rete elettrica con i tradizionali meter. Da un confronto con gli operatori del settore è però chiaramente emerso che la maggior parte delle community energetiche in futuro prevederanno l’utilizzo di nuove tecnologie digitali, sia hardware che software – rivela Franzò – Questo sia per il semplice monitoraggio dei consumi energetici, più veloce ed ‘intelligente‘, sia per la gestione ottimizzata dei diversi asset all’interno di community. Negli anni diventeranno sempre più complesse e con un numero crescente di soggetti diversificati al proprio interno, quindi più bisognose di tecnologie in grado di gestire e magari anche di prevedere i flussi di energia”
“Le soluzioni di monitoraggio base esistenti si limitano a raccogliere dati e a riorganizzarli in modo user friendly per permetterne la visualizzazione ai vari utenti ma grazie all’AI e al machine learning avremo soluzioni più avanzate, in grado di ottimizzare gli asset anche verso l’esterno permettendo così alla community di dialogare con sistema elettrico – continua Franzò – Ciò significa poter modificare la gestione della comunità anche in funzione di ciò che accade nel mercato”. In questo ultimo caso si parla di piattaforme di dispatching management, nate per assecondare il fenomeno dell’apertura del mercato dei servizi di dispacciamento alla partecipazione di nuovi soggetti quali ad esempio le Energy Community. “L’idea di fondo è aggregare asset più o meno piccoli per ottenere una massa critica minima che sia di interesse per il sistema elettrico. Per ora non ci sono i numeri, è un mercato ancora molto acerbo – spiega Franzò – questo tipo di piattaforme inizia ad avere senso quando si hanno energy community grandi in cui serve raccogliere una mole molto importante di dati, processarli e definire le strategie di ottimizzazione più opportune”.
Meno “acerbo” e soprattutto ricco di spazi e di opportunità è invece il mercato delle piattaforme di energy management che oggi rappresentano solo il 30% dell’offerta. Mappando quelle attualmente proposte è emerso inoltre che solo il 10% di esse utilizza algoritmi di intelligenza artificiale ma questa percentuale secondo Franzò “non può che aumentare”. La restante parte di piattaforme infatti si affida a logiche di ottimizzazione “adattive” che, all’aumentare della complessità delle architetture delle Energy Community, mostreranno i propri limiti aprendo la strada alle soluzioni più avanzate che verranno proposte.
Il ruolo di Utilities, ESCo e technical provider
I primi interessati a esplorare la potenza delle tecnologie digitali nella gestione delle Energy Community saranno i soggetti terzi che nel report vengono definiti “community developers” ovvero coloro che aggregano i vari soggetti e li organizzano. “Se i fornitori di tecnologie per lo meno nei primi tempi si limiteranno ad essere dei partner, a giocare un ruolo da protagonisti saranno le Utilities e le ESCo che potranno usare la propria forza commerciale per creare questi aggregati e sviluppare tecnologie energetiche – spiega Franzò – Come promotori di Energy Community saranno proprio loro a spingere sullo sviluppo di questo mercato convinte di poter creare questi aggregati più facilmente facendo leva sulle tutte le opportunità che le tecnologie digitali offrono anche in questo contesto”.