Un data center certificato Tier 4, più evoluto e coerente con le ambizioni tecnologiche di Westpole. L’acquisizione di un ramo di Iris, società del gruppo Canon, avvenuta negli scorsi mesi ha reso la società un attore dalle mire europee: ora può sfruttare la disponibilità di ulteriori data center all’estero (in Belgio e in Lussemburgo) per proporsi come player internazionale tanto ai clienti italiani quanto ad aziende del respiro europeo. Il precedente data center di Roma non era più al passo con gli investimenti che la società sta portando avanti per migliorare i suoi servizi e la sua offerta, soprattutto per ciò che ruota attorno al cloud. Il nuovo data center, anch’esso di terze parti, è certificato Tier 4 ed è di TIM: si trova ad Acilia, una frazione di Roma. Il secondo data center su cui poggiano i servizi di Westpole si trova invece a Milano.
Un data center più sicuro
“Abbiamo un mandato: migliorare sempre di più le modalità e la qualità del servizio che eroghiamo. Il passaggio a un data center Tier 4 è uno passo fondamentale” spiega Matteo Masera, general manager di Westpole. “Stiamo già lavorando agli step successivi: introdurre strumenti evoluti per la gestione dell’infrastruttura, con un monitoraggio proattivo che permetta di prevedere ed evitare i fault e che ottimizzi l’erogazione di servizi”.
Anche all’interno del nuovo data center Westpole mantiene la certificazione AgID per la tutela dei dati detenuti dalla Pubblica Amministrazione. Inoltre, poiché questo è ridondato con il data center di Milano, è in grado di garantire la continuità operativa in caso di attacchi sui sistemi aziendali e di fare ricorso a misure di Disaster Recovery. Anche la sicurezza “fisica” ha fatto passi avanti. Il nuovo data center, infatti, prevede un sistema di protezione tramite videosorveglianza, sensori antintrusione e presidio di vigilanza 24/7 ed è situato all’interno di una struttura in grado di salvaguardare l’incolumità dei server rispetto a eventi disastrosi di natura sismica, energetica e idrologica.
“La spinta evolutiva è evidente: un Tier 4 dà maggiori garanzie per quanto riguarda sicurezza e SLA” prosegue Masera. “Ci siamo premurati di garantire ai clienti la continuità di servizio durante la fase di migrazione e ci siamo presi carico del progetto di aggiornamento senza ripercussioni sulla qualità del servizio erogato”. Ciò garantirà maggiore valore sia ai nuovi clienti che vivranno l’esperienza del nuovo data center sia a quelli attuali in virtù di una soluzione più performante rispetto a quella precedente.
Investimenti su applicativi e risorse umane
L’evoluzione dell’infrastruttura è solo una parte del miglioramento complessivo che Westpole sta spingendo per i suoi servizi. Nuovi investimenti stanno riguardando e continueranno a riguardare anche la parte interna. “Abbiamo un NOC che gestisce il monitoraggio infrastrutturale e la componente di Workplace as a Service è stata rimodulata grazie alla collaborazione con Apple” sottolinea il general manager di Westpole. “Stiamo investendo sulla parte dei processi e degli strumenti per gestire i device. Parliamo di un investimento in persone e tecnologie.” In particolare, la società sta evolvendo la sua offerta di Mobile Device Management (MDM). “Ciò che offriamo – aggiunge Masera – sono le nostre skill e le capacità di gestire ed erogare servizi attraverso la nostra piattaforma”.
C’è poi il tema del cloud ibrido, che sta diventando un segmento in forte crescita in Italia. Secondo l’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, nel 2020 il settore Public & Hybrid Cloud è cresciuto del 30% su base annua e ora rappresenta un giro d’affari da 2 miliardi di euro: un’accelerazione molto più elevata rispetto alla media internazionale. “Abbiamo già iniziato – spiega Masera – a proporre il cloud pubblico integrato nei nostri data center per erogare servizi sempre più competitivi e sfruttare le peculiarità di questo modello di cloud rispetto a quello privato. Per esempio, dove si richiede capacità addizionale per gestire picchi o specifici progetti”.
Il ruolo di Cisco e IBM
Il momento di transizione di Westpole a un data center più performante ha rappresentato l’opportunità di aggiornare l’offerta tecnologica. In quest’ottica, la società si è appoggiata principalmente a due partner: Cisco per il mondo x86 e IBM per quel che riguarda AS400. “Noi andiamo dai clienti che hanno servizi su AS400, che per loro è dispendioso, e li prendiamo in carico gestendo l’operatività: è una fetta importante del nostro cloud” racconta il general manager di Westpole. Con IBM è stato portato a compimento un refresh importante, sostituendo macchine obsolete con tecnologia di nuova generazione.
Con Cisco, di cui Westpole è gold partner, il discorso è stato più trasversale. A fine 2020 Westpole ha adottato all’interno del proprio data center la soluzione Hyperflex, che permette di configurare un’infrastruttura iperconvergente dal core all’edge, fino al multicloud. Inoltre, un secondo investimento riguarda AppDynamics, soluzione per il monitoraggio applicativo: rende possibile misurare le prestazioni sia lato utente sia all’interno dell’infrastruttura in cui è presente, anche al di fuori di quelle fornite da Westpole. “Spesso le applicazioni seguono un percorso all’interno di infrastrutture diverse dalla nostra: noi vogliamo seguire con attenzione le aziende anche in questi casi” dice Masera. “La maggior parte dei clienti che usano il nostro cloud hanno nelle applicazioni il cuore del servizio. Ora gestiamo la parte infrastrutturale e vogliamo aggiungere quella applicativa. Tutto ciò in un percorso di miglioramento dei nostri data center a livello europeo”.
L’obiettivo: competere in Europa
La strada degli investimenti di Westpole – l’acquisizione del ramo di azienda di Iris legato al cloud e alla system integration; il nuovo data center Tier 4 in Italia e le innovative soluzioni di monitoraggio infrastrutturale e applicativo – hanno una destinazione in comune: “Il nostro obiettivo è raggiungere clienti a presenza europea” riassume Masera. “Stiamo lavorando per integrare e rendere più efficienti sia la parte infrastrutturale sia i servizi fra i vari Paesi. E l’Italia giocherà un ruolo di leadership in questa trasformazione.”
Lo sguardo volge soprattutto all’inclusione dei data center di Belgio e Lussemburgo, che permetterà a Westpole di avere una portata internazionale. “Se abbiamo un cliente europeo, è un valore avere un data center in Italia e uno in Belgio o in Lussemburgo” fa notare il dirigente. Ciò permetterà di mettere a fattor comune le skill di erogazione dei servizi: costruire servizi che siano europei, quindi forniti in parte in Italia e in parte nelle altre country, con una suddivisione dei compiti che ci permetta di essere competitivi e fare investimenti complementari fra i vari Paesi. “Cambiando lo scenario – conclude Masera – cambia anche il modello di gioco: non solo l’Italia, ma anche la presenza di data center all’estero permette di competere su altri tavoli.”