Se nella tavola rotonda organizzata da ZeroUno in occasione del convegno di apertura di Industrial IT (vedi articolo precedente) abbiamo ascoltato, in tema di accettazione di nuove sfide competitive per le imprese, alcuni grandi vendor, proseguiamo questo dibattito tra gli espositori della manifestazione; fornitori di dimensioni più contenute ma che sono a strettissimo contatto con le imprese che, grazie anche all’IT, cercano una loro strada verso una maggiore competitività.
Piattaforme software integrate per il controllo delle operatività gestionali, soluzioni modulari per ampliare le funzionalità degli Erp, Scm on demand che sappia rispondere alle esigenze di estensione dinamica delle attività: parlare di impresa in grado di reagire in modo adeguato alle nuove sfide competitive è anche fare il punto su come il tessuto industriale italiano sta cavalcando il cambiamento in atto attraverso le tecnologie informatiche. Il sistema nervoso centrale dell’azienda, infatti, non è più, e non può più essere, solo contabilità, magazzino e produzione ma deve allargarsi a gestione di filiera, procurement, collaborative commerce, risorse umane. E il problema non riguarda solo i grandi fornitori di Erp, ma anche quelli di dimensioni minori. ZeroUno ha incontrato quattro di queste realtà per analizzare, attraverso le rispettive esperienze e prospettive di sviluppo sul territorio, come realmente le imprese e i responsabili dei sistemi informativi stanno rimettendo in discussione organizzazione e competenze e quali linee guida stanno ispirando l’adozione di soluzioni It. Alle nostre domande hanno risposto Giuseppina Di Stefano, responsabile marketing di Sinfopragma; Giorgio Pocher, presidente di Poker; Lorenzo Tuci, managing director di Wcm (affiliate partner e principale distributore per l’Italia di Mapics, fornitore specializzato in Erp per Pmi manifatturiere); Fabio Rossi, amministratore delegato di Joinet.
Giuseppina Di Stefano
responsabile marketing di SinfoPragma
Giorgio Pocher
presidente di Poker
Lorenzo Tuci
managing director di Wcm
Fabio Rossi
amministratore delegato di Joinet
Il cambiamento si impone
“L’esigenza di maggiore competitività – ci ha detto Di Stefano – è la parola chiave per tutte quelle aziende che fanno dell’internazionalizzazione del proprio business un’attività strategica: la concorrenza impone di rivedere i processi interni ed esterni per elevarne la velocità di risposta. La differenza, in tal senso, fra grandi e piccole imprese si fa sentire in modo evidente perché solo nelle organizzazioni di una certa dimensione siamo arrivati nella fase evoluta dell’automazione della catena del valore attraverso un’integrazione estesa dell’Erp”. In fatto di strumenti abilitanti la crescita “qualitativa” delle imprese, secondo Pocher, “non c’è una soluzione magica, ma ci deve essere un approccio più mirato a incontrare le nuove esigenze in un contesto che riflette ancora una generalizzata congiuntura economica, una concorrenza crescente in ambito software e che sta maturando la seconda fase dell’automazione dei processi legati al sistema Erp. Il tessuto industriale italiano presenta un livello di frazionamento quasi estremo a livello di soluzioni gestionali adottate dalle Pmi e in termini di organizzazione e processi ci sono realtà di eccellenza che investono in innovazione e altre che invece lamentano altre priorità”.
Il clima di sofferenza che pervade varie aziende del comparto manufacturing italiano ce lo ha ben ricordato anche Rossi, rimarcando come lo scenario di mercato sia “molto critico per due ragioni principali: l’export in area dollaro è sinonimo di minori margini e l’import di materie prime dai paesi Baltici è molto più oneroso che in passato. L’efficienza dei processi e dei sistemi non è quindi più una libera scelta, ma un’emergenza e gli investimenti in tecnologie diventano prioritari solo se accompagnati da promesse di Roi a medio termine e da garanzie di recupero di competitività definite da un progetto di sviluppo gestionale di tipo sistemico”. E questa è la fotografia che ha scattato Joinet, “le imprese più sensibili a queste tematiche sono quelle che sentono l’esigenza del cambiamento a livello organizzativo prima e infrastrutturale in seguito, in quanto la tecnologia non può più essere il fattore risolutore dei problemi operativi; serve un coinvolgimento strategico dei vertici aziendali a supporto della spesa in soluzioni informatiche”.
Tuci, da parte propria, inquadra lo scenario attuale partendo da una considerazione di fondo: “Gli investimenti in tecnologie del comparto manifatturiero nel 2004 sono stati oggettivamente limitati perché alla consapevolezza di aggiornare il sistema informativo per essere più efficienti si contrappone l’incertezza sui tempi di esecuzione dei nuovi progetti: solo in presenza di prospettive di mercato chiare si registrano azioni concrete di spesa in soluzioni tendenti all’ottimizzazione dell’esistente”. Il momento non certo facile dell’export made in Italy e le problematiche legate alla necessità di innovare modelli commerciali e gestionali trovano, secondo Tuci, due chiavi di lettura ben definite: “Le aziende che producono beni e servizi a basso contenuto tecnologico vivono le difficoltà maggiori e sono gioco forza spinte a delocalizzare le attività di produzione; quelle che invece lavorano su prodotto in cui il fattore di engineering è dominante guardano per esempio alla Cina come a un’opportunità di ulteriore sviluppo e sono più propense a investire in strumenti studiati per migliorare i processi di gestione”.
Rapporti fornitore-azienda
“Il fornitore – a giudizio di Di Stefano – deve calarsi nel ruolo di partner dell’azienda, a partire dalla fase di analisi del progetto per arrivare alla vera e propria implementazione della soluzione. La carta vincente sulla quale puntare per affiancare le aziende in nuovi investimenti in tecnologie informatiche è più che mai correlata alla competenza trasferibile in fatto di elaborazione del progetto, cui deve corrispondere una certa affidabilità di sviluppo nel tempo e la capacità da parte del vendor di consolidare la relazione: in questo quadro d’insieme giocano infine un ruolo importante i consulenti It, ma soprattutto la sensibilità e la maturità delle aziende verso l’innovazione, che riscontriamo essere differente da settore a settore”.
L’esperienza sul campo di Poker mette in evidenza come stiano cambiando anche i profili dei vari interlocutori coinvolti. “Oggi – ci ha detto Pocher – le figure cui rivolgersi sono maggiormente il direttore della pianificazione e quello amministrativo, figure che generalmente rispondono maggiormente alla tendenza verso il cambiamento. Le aziende vanno prese per mano trasmettendo loro fiducia e affidabilità”.
La difficoltà ad abbattere alcune barriere di tipo “culturale” è stata espressa anche da Rossi, che più precisamente ha rilevato come “molti responsabili dei sistemi informativi si sentono legati a piattaforme Erp consolidate, Sap su tutte, che garantiscono scalabilità nel tempo, ma anche oggettive complessità di gestione e personalizzazione. Il ruolo del management aziendale diventa un fattore critico quanto a propulsore per la revisione dei processi e nell’ottica di costruire una relazione decisamente più produttiva fra vendor e impresa; serve un forte cambiamento del sistema azienda e un deciso cambiamento del modello di offerta”.
Soluzioni più “allineate”
“Linux? La natura della piattaforma tecnologica– a detta di Di Stefano – può essere relativa, perché va considerata una componente importante ma non strategica se fine a sé stessa: il punto fondamentale è intervenire sulla logica di processo organizzativo e operativo”. La proposta di Sinfopragma è in tal senso basata su un modello di system integration che fa leva su un portfolio di soluzioni ampio e trasversale rispetto ai vari settori verticali dell’industria e che “si orienta prima alla consulenza e quindi alla modellazione del prodotto, in quanto la possibilità di ridurre i tempi e i costi di implementazione deve essere un vantaggio reciproco. Ma per raggiungere questo obiettivo occorre concentrarsi innanzitutto sulla fase di analisi dei requisiti di sistema necessari a supportare le nuove attività di business”. Intervenire sul sistema informativo aziendale deve costituire un vantaggio e nella visione di Pocher questo paradigma si deve concretizzare “con modelli di vendita molto diversi rispetto al recente passato, quando le scadenze impellenti di anno 2000 ed euro avevano accelerato la corsa all’aggiornamento delle applicazioni. Poker opera oggi rispetto a una logica di prodotto fortemente orientata al Roi e all’integrazione di processo e l’esempio calzante è quello di soluzioni modulari a supporto di attività di routine di tipo “core”, come l’archiviazione e distribuzione elettronica dei documenti, che serviamo con Quasar-X Doc”. Non sempre, come è logico immaginare, questo modello si traduce in nuovi progetti e il perché ce lo ha dettagliato lo stesso Pocher: “Rivedere le funzionalità di un sistema informativo nel suo insieme presuppone innanzitutto una cultura di gestione integrata propria dell’azienda e più è complessa la gestione dell’architettura software esistente maggiori devono essere le competenze disponibili”.
Ridurre i costi di gestione e di implementazione non è un obiettivo sempre e comunque raggiungibile attraverso la replicazione di esperienze di successo ed in questo senso che va inteso il commento espresso da Rossi: “L’outsourcing e i servizi in Asp possono essere una strada interessante per particolari aree applicative o di business, ma non ci può essere una regola unica che ne determini i vantaggi o gli svantaggi. Joinet, per esempio, risponde ai requisiti della maggiore razionalizzazione delle risorse disponibili, creando, là dove è possibile, soluzioni standardizzate (costruite intorno alla piattaforma proprietaria MaNeM, ndr) che presuppongono una collaborazione estesa fra gli attori coinvolti, sia che si tratti di attività di supply chain execution sia che si lavori sull’aspetto della relazione con il cliente”. La ricetta ideale per supportare una tendenza di mercato che nel 2005 si annuncia migliore, quanto a predisposizione alla spesa in soluzioni It abilitanti, non esiste ma ogni fornitore ha una sua ben precisa visione di come si potrà sviluppare la domanda.
“Le milioni di imprese che compongono il sistema industriale italiano – ha osservato Tuci – riflettono limiti culturali rispetto ai principali paesi europei per quanto riguarda l’utilizzo di strumenti idonei alla gestione d’impresa e la proliferazione di sistemi informativi proprietari e personalizzati in casa. Il messaggio che vogliamo trasferire alla figura dei responsabili It, spesso e volentieri troppo conservatori, è legato a un’offerta non più legata al concetto di pacchetto soft-ware da acquistare, ma a quello di soluzione da implementare, che parta dall’Erp (Mapics Syteline7, suite completamente costruita su tecnologia Microsoft .Net, ndr) per estendersi a moduli di Crm e Scm e ad applicazioni complementari di Plm, Bpm, Bi o Field Service Management”.
L’Erp? Si può fare con Linux
Ciemme Service è una piccola software house nata nel 2001 per occuparsi della gestione in outsourcing dei sistemi informativi del gruppo Fini Compressori: oggi opera con una struttura di circa 20 persone in veste di Business Partner di Ibm e Hyperion e ha chiuso il 2004 con un fatturato in crescita del 15% nell’ordine dei 2 milioni di euro. La dote più interessante di questa società è comunque un’altra e riguarda la collaborazione avviata di recente con Abas Software AG per commercializzare e supportare sul mercato italiano (al momento in esclusiva) la versione localizzata della suite Erp del produttore tedesco, specificatamente orientata alle piccole e medie imprese, forte di una base installata in oltre 1.500 clienti in 20 paesi e nell’80% dei casi erogata su piattaforma Linux. Produzione, commercio e servizi sono quindi i settori a cui Ciemme Service rivolgerà un’offerta applicativa che presuppone implementazioni sia a livello client che server (si va da 20 a oltre 200 stazioni di lavoro servite) in ambienti operativi Linux, Unix e Windows e che vanta quali punti di forza la possibilità di essere personalizzato alle specifiche esigenze aziendali, l’estrema flessibilità di utilizzo e aggiornamento nel tempo e funzionalità “core” per quanto riguarda area acquisti, vendite, programmazione e gestione materiali/Mrp. In attesa di verificarne il riscontro sul campo quanto a livelli di adozione e interesse presso le Pmi italiane, i responsabili di Ciemme Service hanno ricordato come la scelta di Linux per l’Erp in casa Abas sia vecchia di dieci anni e da sempre rivolta a privilegiare la facilità e l’affidabilità del supporto e della manutenzione di applicazioni gestionali open source. Il vantaggio che accompagnerà questa sfida è chiaro: piccole e medio-grandi organizzazioni possono godere della massima flessibilità quanto a sistema operativo di riferimento su cui appoggiare il proprio Erp e pensare di utilizzare la suite Abas Business Software anche in modalità Asp, affidandosi quindi all’outsourcing per la gestione dell’infrastruttura It. (G.R.)