Con un 42% di popolazione con competenze digitali di base contro il 56 europeo e un 36% di italiani che usa servizi di e-government contro il 64 europeo (dati DESI 2021) quella di Kipy è una vera e propria sfida che guarda al futuro e getta il cuore oltre l’ostacolo – quello dell’inerzia alla digitalizzazione del Paese – puntando sull’intelligenza artificiale, sulla sicurezza e anche su una user experience decisamente fruibile e attraente. L’obiettivo è rispondere ad un bisogno di semplicità, quella che spesso manca in tutti quei servizi che non fanno piglio sulla popolazione, cavalcando l’onda del mobile e, perché no, anche il fatto che oltre 40 milioni di persone nel Paese si sta abituando ad avere un documento di fondamentale importanza sul proprio smartphone, il green-pass. Questo può essere significativo perché il progetto lanciato sul mercato dalla startup innovativa AIDA è proprio un’app per la gestione di documenti personali e familiari che supporta ogni cittadino nella gestione della vita burocratica personale anche quotidiana.
Documenti a portata di mano, digitalizzati, ordinati, condivisibili
Fondata da due giovani sorelle imprenditrici under 30, Maria Vittoria e Ludovica Lupi, AIDA vuole semplificare la vita delle persone lanciando progetti basati su digitalizzazione e AI e ha scelto di iniziare dai documenti personali, da un lato prendendo spunto dalla disavventura oltreoceano di una delle due founder, dall’altro anche consapevole di una forte necessità di gestire meglio il crescente numero di documenti da avere a portata di mano oggi, non solo in emergenza ma anche nel quotidiano. Così nasce Kipy, app B2C ad oggi disponibile solo per iOS che integra strumenti di sicurezza e intelligenza artificiale “nascondendoli” dietro a un’interfaccia decisamente pop per proporsi come facilitatore burocratico o, a seconda dei casi, assistente personale e archivio.
Dopo aver caricato il documento, grazie al sistema di scansione delle “Note” dell’Iphone che identifica bordi e ottimizza immagini, un sistema OCR estrae le informazioni salienti, lo riconosce e lo classifica in una delle categorie 8 predefinite (anagrafici, assicurativi, bancari, per la casa, lavorativi, documenti per i veicoli, scolastici e animali domestici) oppure in “Altro” utilizzando i tag per affinare la ricerca. Con tra le mani un archivio digitale organizzato e fruibile in modo semplice, l’utente può contare su alert push o via mail automatici per rinnovi e scadenze e decidere di condividere ogni singolo documento sia con chi ha Kipy, tramite cloud pubblico, sia con altri, tramite link temporizzato, decidendone la durata.
Sicuro e semplice ma intelligente: dietro a una UX pop c’è una grande sfida tecnologica
La scelta del link temporizzato è un primo segnale di come gli ideatori di Kipy abbiano prestato una forte attenzione al tema della sicurezza ben consapevoli di star per chiedere alle persone di “affidare” loro documenti personali con dati sensibili. “Il link resta valido solo il tempo necessario al suo utilizzo e così non c’è più bisogno di rivolgersi a sistemi di messaggistica istantanea in cui i file restano per diverso tempo, fuori controllo dell’utente – spiega Maria Vittoria Lupi – inoltre Kipy tiene traccia di tutte le attività effettuate su ogni documento così da garantirne il pieno controllo”.
Essendo “dati che scottano”, vengono gestiti dalla piattaforma nel minor tempo possibile e sono affidati a un provider di cloud pubblico AWS – in grado di fornire diversi servizi in modalità Saas con qualità garantita che Kipy orchestra al proprio interno erogando il servizio finale.
Oltre al sistema riconoscimento OCR e di AI base “c’è anche quello di storage compliant rispetto alle richieste del GDPR sui dati che oltre a restare in territorio europeo, vengono salvati, protetti e custoditi in backup, rispettando SLA molto alti – aggiunge Lupi – anche l’autorizzazione all’accesso ai dati è garantita da sistemi di autenticazione a chiave e ogni singolo accesso viene tracciato. Stiamo anche lavorando ad un sistema di encryption end to end in modo che Kipy non sia in grado di accedere in nessun modo ai documenti”.
La founder spiega di aver scelto di puntare sull’autorevolezza di AWS per la sicurezza e la gestione dei file, come anche su quella di Auth0 per l’autenticazione. “Questo sistema di intermediazione ci permette di esternalizzare i servizi di autenticazione, ottimizza l’accesso a sistemi comunemente usati dagli utenti, come il login di Apple oppure Linkedin, e assicura alti standard di sicurezza nella gestione dei dati degli utenti e del loro mantenimento sotto ogni aspetto riguardante GDPR e privacy”. Tutto ciò avviene dietro a un’interfaccia studiata per apparire subito “semplice ma anche molto familiare all’utente che deve trovarsi subito a proprio agio e non obbligato a imparare cose nuove”. C’è un tutorial che spiega le funzionalità principali rendendo anche la parte di scansione più semplice possibile, ogni processo è diviso in tanti step per accompagnare l’utente incoraggiandolo con la progress bar che evidenzia la brevità dell’iter. Il “volto” che oggi Kipy mostra è il risultato di un lavoro sulla user experience eseguito “con un approccio non scontato – spiega Lupi- abbiamo scelto di sviluppare prototipi molto avanzati prima dello sviluppo dell’app stessa, grazie a test con utenti reali fin da subito e A/B test per arrivare asintoticamente alla soluzione ottimale, su cui poi abbiamo sviluppato l’applicazione iOS che ha ricevuto ottimi feedback già dal primo giorno sugli App Store e non è emerso alcun macro problema di usabilità”.
Allenare l’AI e puntare sul B2B: sfide tecnologiche e di business nel futuro di Kipy
Dietro alla comodità di avere i documenti archiviati e ordinati, semplici da trovare, con tanto di alert che evita dimenticanze e scocciature, c’è un algoritmo di intelligenza artificiale che più che essere complesso in sé è molto difficile da allenare. “Servirebbero dei set ampi per il training ma composti da documenti personali come patente e carta di identità, e non è ovvio trovarne mentre abbondano quelli per il riconoscimento facciale e di oggetti – spiega Lupi – ad oggi ci stiamo concentrando sui dati anagrafici con questa sfida, ma l’idea è quella di arrivare a riconoscere una sessantina di tipologie di documenti compresi i più complessi come quelli assicurativi e bancari”. Attorno al tema dei dati estratti dai documenti ci sono altri aspetti molto delicati, che le sorelle Lupi con il loro team stanno gestendo, legati alla privacy e anche all’essere in grado di assicurare che essa viene rigorosamente rispettata a tutti i potenziali utenti che ad oggi sono le singole persone. Kipy è infatti un’app B2C e per ora resterà tale perché il primo obiettivo è quello di far aumentare il bacino di utenti e aggiungere altre funzionalità per trasformarlo “in un ecosistema digitale, un punto di riferimento in cui i cittadini possono accedere servizi della PA o di altro tipo – spiega Lupi – a tendere poi vogliamo andare sul mercato B2B proponendo Kipy in ambito HR o bancario assicurativo come servizio aggiuntivo e strumento di fidelizzazione dei clienti. Non è un obiettivo a breve termine ma stiamo già studiando le diverse potenzialità della nostra app anche da questo punto di vista”.