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Livelli di maturità digitale in Lombardia, il report del DIH

Le aziende lombarde, di qualsiasi di dimensione e settore siano, riconoscono l’importanza della tecnologia per aumentare produttività e competitività dimostrando livelli di maturità digitale abbastanza omogenei, ecco l’analisi settore per settore

Pubblicato il 29 Mar 2022

maturità digitale

Il valore di un’azienda è determinato anche dai suoi livelli di maturità digitale, un valore effettivo, concreto, sempre più condiviso e riconosciuto, anche in banca per ottenere finanziamenti. Così esordisce Gianluigi Viscardi, presidente del Digital Innovation Hub Lombardia, in occasione della presentazione dello studio realizzato dallo stesso Digital Innovation Hub lombardo durante l’evento dal titolo “Il grado di maturità digitale delle PMI: quanto è diffusa l’intelligenza artificiale nelle imprese lombarde?” organizzato dal DIH Lombardia con le Antenne territoriali, Confindustria Lombardia e Regione Lombardia.

“La nostra analisi conferma che le imprese lombarde sono già orientate alla completa trasformazione digitale e all’adozione di soluzioni di intelligenza artificiale. Le opportunità sono ancora molteplici e, cogliendole, avremo un impatto significativo sulla competitività dell’intero sistema economico regionale. In quest’ottica il ruolo del DIH Lombardia sarà strategico così come lo sarà il supporto costante della Regione” è il commento di Viscardi.

Gianluigi Viscardi
Gianluigi Viscardi, presidente del Digital Innovation Hub Lombardia

Digital assessment, cos’è la maturità digitale secondo lo studio DIH Lombardia

Lo studio è stato effettuato coinvolgendo 250 aziende lombarde di piccole, medie e grandi dimensioni appartenenti alle filiere Alimentare, Automotive, Tessile Carta e Plastica, Chimica, Energy, Edilizia, Industria pesante, Meccatronica, Life Sciences, Industria manifatturiera e Industria non manifatturiera. Obiettivo del lavoro era identificare i loro livelli di maturità digitale e tracciare le capacità di cogliere i benefici delle soluzioni di intelligenza artificiale. 5 gli elementi di analisi: la flessibilità organizzativa, la personalizzazione del prodotto, IA e Digital capability, la centralità del modello B2B e l’ecosistema dell’IA anche in termini di filiera.

In particolare, per capire i livelli di maturità digitale si sono raccolte informazioni dai seguenti 4 punti di vista. È stato valutato: come i processi son monitorati, la loro esecuzione, oltre che le tecnologie hardware e software utilizzate e la struttura organizzativa che sottende allo svolgimento delle attività. Tutto questo, valutando gli 8 macroprocessi tipici di ciascuna organizzazione, ovvero R&D, produzione, marketing, manutenzione, logistica, supply chain, risorse umane e qualità.

“L’intelligenza artificiale – sottolinea Pierluigi Petrali, direttore del DIH Lombardia – si basa sui dati con cui la macchina è addestrata per poi applicarsi su un determinato processo digitalizzandolo. L’attenzione al dato, l’IA e i livelli di maturità digitale sono quindi strettamente correlati”.

L’analisi per settore

Quel che emerge dallo studio è che, a prescindere dalle dimensioni aziendali, c’è un orientamento trasversale verso l’intelligenza artificiale. Inoltre, in generale, personalizzazione prodotto e flessibilità organizzativa sono le aree dove l’Intelligenza Artificiale è più sviluppata.

Entrando nel dettaglio dell’analisi dei livelli di maturità digitale settore per settore, si evince che l’automotive si presenta come uno dei settori più completi per quanto riguarda l’implementazione dell’Intelligenza Artificiale; così come nella meccatronica le funzioni di R&D, Produzione e Qualità assumono un grado di maturità elevato in quest’ambito. “Come era prevedibile – rileva Petrali – le imprese attive in settori tecnologici/elettronici sono facilitate nel passaggio al digitale. Hanno maggiori competenze, oltre al fatto che spesso sono inserite in un contesto di filiera che agevola un innalzamento dei livelli di maturità digitale”.

Diametralmente opposta, infatti, la situazione nell’Edilizia in cui l’adozione dell’Intelligenza Artificiale è limitata anche se come vedremo ci sono delle eccezioni. Nel settore Energy emerge un alto grado di diffusione dell’intelligenza Artificiale nella personalizzazione del prodotto e ampi margini di miglioramento per gli altri elementi di analisi.

Nel Tessile, carta e plastica vi è un buon utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, in particolare, per la flessibilità organizzativa e la personalizzazione del prodotto. La Chimica vede un grado di maturità digitale omogeneo in tutte le dimensioni d’analisi con diffuse opportunità di miglioramento. Nelle Life sciences vi è un grande potenziale ancora inesplorato per quanto riguarda la digitalizzazione della supply chain. Il settore Alimentare presenta significativi margini di miglioramento in particolare dal punto di vista tecnologico. L’Industria pesante, infine. vanta risultati particolarmente elevati, in particolare per la personalizzazione del prodotto e la flessibilità organizzativa.

Le aziende raccontano i loro livelli di maturità digitale

Lo studio DIH si è svolto mediante un confronto diretto con le aziende, durante gli incontri sono stati registrati alcuni video, presentati poi in occasione dell’evento. Una realtà come Latteria Soresina, attraverso la voce del managing director Michele Falzetta, racconta di aver focalizzato l’attenzione sul concetto di dato e sulla necessità di interconnessione con la filiera. E tutto questo ha orientato alla trasformazione digitale in atto.

Paola Vanoni, CFO di La Nordica (attiva nella fornitura dei prodotti per il benessere), pone l’attenzione sullo stretto rapporto che c’è tra competitività e livelli di maturità digitale, soprattutto, se si considerano la maggiore efficienza e ottimizzazione delle risorse favorite dalla tecnologia.

Tale convinzione è stata ribadita anche da Michela Conterno, chief executive officer di Lati (industria del settore termoplastico) che si sofferma anche sull’importanza di delegare attività di routine alle macchine per liberare potenziale umano da dedicare a lavori a più alto valore aggiunto.

“L’innovazione – secondo Nadia Calasso, tecnical manager di Tecnologic3, fornitore di prodotti adesivi e sigillanti – deve permeare la quotidianità. Uno studio come questo cui abbiamo partecipato ci aiuta a maturare la consapevolezza di come è possibile soddisfare le nostre esigenze”.

Per concludere due testimonianze più una, ovvero due realtà che confermano la regola e la classica eccezione.“Abbiamo investito in tecnologia 4.0 per rendere la nostra operatività più veloce, il digitale ci consente oggi quell’integrazione che innalza ulteriormente la nostra competività” dichiara Ivan Zingaro, financial controller di Merletti Aerospace, a conferma del fatto che le aziende maggiormente tecnologiche sono più propense a continuare il proprio percorso trasformazione.

Ugualmente Matteo Gosi, chief executive officer di Wonder, azienda attiva nell’automotive, ribadisce quanto la tecnologia ormai rappresenti un fattore fondamentale per abilitare processi produttivi e transazionali efficienti.

A conferma del fatto che tutti i settori possono e devono beneficiare della digitalizzazione, Raffaella Donghi CFO di Sangalli, società attiva nella realizzazione di lavori stradali e nello sviluppo di infrastrutture, conclude: “Il nostro settore appare poco digitale, eppure ci sono sempre più richieste tecnologie evolute basti pensare, alle applicazioni per monitoraggio delle infrastrutture quali strade e ponti”.

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