MILANO – Non ci sono dubbi: è un anno nero. Il 2013 porta con sé una serie di cattive notizie: non solo l’economia italiana è tra i fanalini di coda nell’Europa dei 27, alle prese con un Pil che nel primo trimestre ha perso 2,4 punti percentuali rispetto al 2012, ma anche le esportazioni, tradizionale fiore all’occhiello del sistema produttivo nazionale, fanno un passo indietro, segnando la peggiore performance dal 2009 (-1,9%).
A portare l’attenzione sul quadro allarmante del nostro Paese è Paolo Angelucci, presidente di Assinform, durante il recente convegno di presentazione del Rapporto Assinform 2013 sull’Informatica, le Telecomunicazioni e i Contenuti Multimediali.
Global Digital Market in discesa: tutti i dati tra alti e bassi
Ma se gli indicatori economici sono da spia rossa (continuando il trend rilevato – vedi grafico), le ripercussioni sul Gdm, Global Digital Market [definizione introdotta con il Rapporto Assinform 2012 per estendere il perimetro di analisi dall’Ict tradizionale a nuove componenti legate alla penetrazione del web, al cloud, all’Internet delle cose, alla diffusione di tablet, e-reader e smartphone ndr] lasciano l’amaro in bocca: i dati del primo quadrimestre riportano una contrazione del 7,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, sotto la spinta negativa delle componenti tradizionali dell’Ict che continuano a perdere colpi (in dettaglio, Tlc -9,4%, It -4,2%).
Come fa notare Giancarlo Capitani, amministratore delegato di NetConsulting, le componenti più innovative dell’Ict (+7,5%, 12 milioni di euro di fatturato) non compensano la decrescita delle tecnologie tradizionali (-3,5%, 56 milioni). Risultato? Gdm italiano (68.141 milioni) in calo dell’1,8%, mentre il dato worldwide (4.219 miliardi di dollari) segnala una crescita del 5,2%.
Se il segmento dell’hardware si è salvato di pochissimo grazie ai nuovi dispositivi (+0,01% è il dato 2012 sul 2011), a soffrire di più sono stati i servizi Ict che hanno totalizzato -4,7%.
Le previsioni per il futuro sono al ribasso rispetto alle ipotesi formulate a inizio 2013: il Gdm italiano chiuderà l’anno in corso a -4,2%, con It e Tlc che confermano l’andamento negativo in perdita rispettivamente del 5,8 e 6,5%.
Le ragioni di questo quadro negativo sono in buona parte da ricondurre al ritardo tecnologico italiano, non solo a livello di imprese (nel 2012, gli investimenti in tecnologie digitali sono diminuiti per le grandi aziende dell’1,7%, per le medie del 2,1% e per le piccole del 3%), ma anche di cultura del singolo cittadino. Sulla situazione gravano i ritardi accumulati nell’attuazione dell’Agenda Digitale, nonché l’assenza di misure per favorire la ripresa dell’innovazione e tese a risolvere fattori penalizzanti come il credit crunch (una maggiore difficoltà di accesso al credito).
Contro la crisi, l’Agenda Digitale e la ricetta Assinform
L’intervento di Agostino Ragosa, direttore Agenzia per l’Italia digitale spinge in questo senso: “Serve un approccio sistemico infrastrutturale, dove i punti chiave del programma 2013 sono l’istituzione di Sanità, Giustizia e Istruzione digitali, un piano di alfabetizzazione informatica di concerto con le università, l’apertura dei dati pubblici e lo sviluppo di strategie big data, l’incentivazione dei pagamenti elettronici, la creazione dell’identità digitale del cittadino, l’implementazione di un’anagrafica unica, la formazione di un Cert (Computer emergency responce team) della Pa, la razionalizzazione dei data center anche in ottica cloud e la diffusione della banda larga e ultralarga”.
Dello stesso avviso anche Angelucci: “Per attivare il circolo virtuoso della crescita occorre un impegno a tutto campo puntando su Agenda Digitale, Economia Digitale e Politica Industriale per il settore It: non ci si può fermare a provvedimenti spot”. La ricetta di Assinform per restituire vitalità all’economia digitale poggia su due misure imprescindibili: l’istituzione di un “bonus cloud” sotto forma di credito d´imposta da utilizzare obbligatoriamente in applicazioni e nello sviluppo di nuovi processi aziendali; l’introduzione di una “Sabatini tecnologica” (la legge che permette alle imprese di acquistare macchinari a tasso agevolato) per consentire alle imprese di acquistare soluzioni It con particolari agevolazioni.
Presa diretta con le aziende utenti: la parola ai Cio
Ed è davvero di questi impulsi che le nostre aziende hanno bisogno, secondo quanto emerso dalla tavola rotonda organizzata all’interno del convegno a cui hanno partecipato Alessandro Musumeci, direttore Sistemi Informativi di Ferrovie dello Stato, Gianluca Pancaccini, Cio di Telecom Italia, e Mauro Viacava, Cio di Barilla Holding. Il parere comune è che l’innovazione sia la chiave di volta per sistemi informativi allineati alle esigenze di business. “L’It – commenta Musumeci – è la leva che ci permette di andare su nuovi mercati con lo stesso livello di competitività della concorrenza. Il punto focale diventa il cliente e il rilancio stesso dell’imprenditoria nazionale passa attraverso l’adozione di strumenti che permettano di migliorare i servizi al pubblico”.
“Il nostro compito – conferma Pancaccini – è trarre maggiore valore possibile dagli investimenti in tecnologia, che non significa banalmente contenere i costi: vuol dire, invece, ricercare l’efficienza e l’ottimizzazione sia sull’esistente sia sull’innovazione”.
L’aggiornamento tecnologico costante e l’atteggiamento propositivo del team It diventano la condizione necessaria allo sviluppo di iniziative strategiche, come spiega Viacava: “Solo grazie agli sforzi compiuti in passato a favore dell’innovazione, oggi siamo in grado di supportare la strategia di espansione aziendale verso l’estero. L’atteggiamento proattivo è vincente perché aiuta l’It a guadagnare autorevolezza nel tempo”. E quindi via all’introduzione di nuove tecnologie, come cloud , big data e Internet of Things capaci di trasformare le logiche di relazione tra clienti, aziende e fornitori.
Ma come si deve attuare la trasformazione tecnologica e organizzativa all’interno delle aziende? Secondo Pancaccini “puntando sulle risorse aziendali, che rappresentano il vero asset a valore per qualsiasi organizzazione, e quindi investendo continuamente in formazione”.
In questo scenario, la funzione dei Sistemi Informativi torna ad assumere un ruolo centrale di responsabilità per lo sviluppo del business. Come viene misurata dal management l’attività del Cio?
Secondo Viacava, l’efficienza restituita all’azienda, data dai risparmi ottenuti e dalla customer satisfaction, quindi dalla capacità dell’It di contenere i costi e offrire servizi di livello, diventa il criterio di valutazione fondamentale.
L’ultimo spunto di riflessione riguarda il contributo che le aziende private possono dare nel processo di attuazione dell’Agenda Digitale. “Bisogna incentivare e soprattutto efficientare il rapporto tra le realtà imprenditoriali e il comparto pubblico – è il pensiero di Viacava -: le aziende possono essere viste come incubatori di progetti innovativi da applicare, in una seconda fase, su larga scala nella Pa”.