MONZA – “Le automobili sono dei web-site su quattro ruote”. Non ricordiamo chi l’abbia detta per la prima volta, ma è certo che la battuta descrive molto bene la realtà del mondo automotive. E se ciò vale per le auto ‘normali’, dove l’elettronica è già da qualche tempo la componente di maggior costo e maggior valore aggiunto, figuriamoci ciò che informatica e telecomunicazioni sono per le vetture da competizione. Da sempre il mondo delle corse, e specialmente quello della F1, è lo spietato banco di prova di tecnologie le cui soluzioni poi, costi permettendo, si riversano nella produzione industriale. Ma se ciò è evidente per gli aspetti costruttivi (motori, freni, trasmissioni, pneumatici…) e intuibile in quelli progettuali (telai, aerodinamica, materiali, simulazioni…), il plus competitivo e la ricaduta commerciale della vera e propria Ict, cioè dal generare, trasmettere ed elaborare dati, non saltano agli occhi di chiunque.
Siamo quindi andati a Monza, ‘tempio’ italiano della F1, per sentire ciò che ci potevano dire in proposito Avanade società di consulenza e servizi nata come joint venture tra Accenture e Microsoft e che oggi ha un giro d’affari di oltre 2 miliardi di dollari, e Williams Martini Racing team storico di F1, fondato nel 1977 e terzo, dopo Ferrari e McLaren, con 16 titoli mondiali tra piloti e costruttori. Rob Smedley, un tecnico d’altissimo livello con vent’anni di esperienza nel settore (di cui dieci in Ferrari) è Head of Performance Engineering del team Wiliams. A lui quindi abbiamo chiesto un parere sull’apporto dell’Ict alle potenzialità competitive della scuderia.
“Nelle sessioni di prova – ci dice – dalle centinaia di sensori sparsi sul veicolo ci arrivano circa 200 Gb di dati. Li tracciamo e analizziamo tutti, ma solo un 5% risulta utile, nel senso che se ne può trarre qualcosa per migliorare le prestazioni”. La sfida quindi è doppia: da un lato sviluppare strumenti di analisi ad hoc e dall’altro creare un’infrastruttura capace di fare questo lavoro in quasi-real-time, mentre il pilota (“la cui opinione – aggiunge Smedley – resta importante”) è al volante e può quindi agire di conseguenza sui sistemi di bordo. Sul primo punto l’approccio Agile di Avanade allo sviluppo software ha permesso di realizzare sofisticati sistemi di analisi e simulazione (specie aerodinamica) in soli tre mesi, prima del campionato 2016. Sul secondo aspetto “…occorre lavorare sulla banda wireless e avere ‘in loco’ sistemi di high performance computing”. La necessità di avere i risultati in tempo reale impedisce infatti l'utilizzo di piattaforme cloud per l’analisi dei dati di gara (perché non sarebbe sempre possibile ricorrere ad una connessione con un'ampiezza di banda adeguata), alle quali il team Williams può invece ricorrere per le analisi strutturali e aerodinamiche sulla vettura.
La partnership di Avanade con Williams copre molti altri aspetti della gestione della scuderia. Dal sito web, vitale in un business che è quasi tutto d’immagine, alla gestione del personale in una realtà oggettivamente complessa dal punto di vista delle risorse umane. Ma soprattutto, per tornare al punto da cui s’era partiti, ricordiamo che sulle soluzioni di telemetria e analisi sviluppate per la F1, Avanade si sta costruendo un know-how fondamentale per i sistemi di manutenzione preventiva dei veicoli. Un mercato già oggi importante per le flotte aziendali e per gli stessi costruttori, che possono agire in modo mirato sullo stile di guida del singolo cliente, e al quale la prevedibile diffusione dei servizi di ‘ushering’ (cioè di aiuto alla guida e al viaggio attuato tramite smartphone) apre nuove prospettive.