MILANO – Non è vero che, in tema big data, il nostro Paese è rimasto indietro, anzi: secondo Michele Guglielmo, Country Manager per l’Italia di Cloudera (global provider di piattaforme di data management e analytics costruite sul noto framework open source Apache Hadoop), molti progetti sono tra i più avanzati d’Europa e se mediamente un ritardo esiste, non è come si tende a credere di anni, ma solo di qualche mese: “Siamo ormai in una fase di piena consapevolezza rispetto al valore che i big data possono offrire al business”, ha detto il manager durante il recente “Cloudera Session 2016”, e ha aggiunto: “Da un approccio It oriented, per cui era la riduzione dei costi il primo motivo di adozione di una soluzione big data, si è passati a uno It&Business oriented: le due funzioni collaborano per capire in che modo ricavare dai dati del valore”.
Le case history di successo sono tante (Romain Picard, Regional Director, South Emea di Cloudera sottolinea come l’Italia, anche per rispondere alla crisi economica degli ultimi anni, abbia davvero accelerato la corsa e sia oggi “un fantastico laboratorio di innovazione”), e tuttavia non mancano, né mancheranno, i tentativi falliti; come racconta Amy O’Connor, Big Data Evangelist, Cloudera, da qui al 2017 secondo Gartner, oltre il 60% dei progetti in campo big data non riuscirà ad andare oltre la fase pilota; tra le cause l’errore strategico, diffuso, di voler fare “tutto e subito” invece, come è necessario, di procedere con piccoli progetti, accettando che alcuni possano non dare i frutti sperati; solo dopo aver individuato i pilota di successo, è possibile scalare aumentando dati, utenti coinvolti, complessità delle analisi.
La sfida: analisi real-time e sicurezza
Complice l’IoT, i dati sono in esponenziale aumento: “Negli ultimi 2 anni – dice O’Connor – abbiamo totalizzato il 90% dei dati prodotti nella storia e probabilmente nell’arco del 2017 si arriverà al 99%”. Tra le sfide che questo scenario impone e alle quali Cloudera si propone di rispondere con i propri tool vi è la capacità di gestire le analisi in real-time; ma più dati processati significa anche più rischi sul fronte sicurezza.
Gli strumenti che analizzano e custodiscono questi dati (che comunque vanno adeguatamente criptati) devono essere in grado di monitorare e tracciare tutti i flussi e le azioni degli utenti coinvolti; dall’altro, per far fronte alla sofisticatezza dei nuovi attacchi cybercrime, devono evolversi gli strumenti di security analytics traendo forza proprio dagli stessi big data: la collaborazione di Cloudera con Securonix è volta proprio allo sviluppo di strumenti in grado di analizzare in tempo reale grandi volumi di dati per rispondere adeguatamente alla crescente complessità delle minacce.