Per chi ha avuto la fortuna di vivere la storia dell’informatica non può che essere romanticamente entusiasta di questa acquisizione. HPE, per 1,3 miliardi di dollari, acquisisce la Cray, da sempre l’eccellenza e l’innovazione tecnologica nell’area dei supercomputer, quella Cray Research fondata nel lontano 1972 da Seymour Cray a Seattle e che ha rappresentato il punto di riferimento nell’elaborazione High Performance Computing applicata al mondo tecnico-scientifico.
E ovviamente non scordiamoci poi della cultura ingegneristico-tecnologica, da sempre “marchio di fabbrica” di HPE che circa tre anni fa, con la cessione di alcune attività software e servizi ritenute dall’azienda non più “core”, ha avviato una forte rifocalizzazione (“back to tech”) sulle proprie origini di eccellenza sistemistica in area datacenter, storage e naturalmente cloud.
Oggi, con l’operazione Cray, HPE rafforza la propria capacità di dare al mercato risposte importanti nella gestione di workload “data intensive”, in mercati di ricerca scientifica quali medicina, ambiente, analisi geologiche, meteorologia, ricerca spaziale ma anche, e qui sta la vision futura, a quegli ambiti in cui l’utilizzo di grandi moli di dati, elaborati magari in real time, possono accelerare la differenziazione competitiva in settori business.
Stiamo parlando di una realtà, HPE/Cray, che punta ad estendere verso la fascia high end la propria capacità competitiva nell’area dei sistemi di nuova generazione HPC. Si tratta di un mercato difficilissimo per investimenti richiesti, dove i competitor sono del calibro di IBM e Dell e che la società di analisi Market Data Company stima, compresi i sistemi storage e i servizi associati, in crescita di circa il 9%, dai 28 miliardi di dollari del 2018 ai 35 miliardi di dollari nel 2021. “Un tempo i vendor americani di sistemi HPC dominavano il comparto – ha dichiarato Steve Conway, senior research vice president di Hyperion Research – ma oggi devono affrontare un’intesa competizione con i produttori cinesi”, e anche per questo l’operazione, oltre a una sua ragione commerciale, ha sicuramente anche una valenza strategica più ampia.
Supercalcolo e analisi…as a service
L’operazione HPE/Cray traguarda architetture di tipo Exascale che estendono l’attuale livello dei sistemi HPC (cluster di computer con architetture parallele, software di governance e reti di interconnessione velocissime) dai petaflops (milioni di miliardi di operazioni in virgola mobile per secondo) agli exaflops, cioè miliardi di miliardi di operazioni in virgola mobile per secondo. Il cambiamento dell’ordine di grandezza di computing dà subito l’idea della potenzialità di questi sistemi nella messa a punto di modelli di simulazione e di supporto decisionale nei più disparati ambiti. Naturalmente la corsa è in pieno svolgimento e l’evoluzione architetturale comporta ancora elementi di complessità da affrontare quali, ad esempio, un aumento, non banale, dei consumi energetici da contenere, uno sviluppo di architetture per aumentare ancora la capacità di memoria, un parallelismo che essendo sempre più spinto aumenta la complessità di governance, una garanzia di affidabilità che, per la tipologia di calcolo a cui questi sistemi sono indirizzati, è assolutamente fondamentale.
Poiché al di la di alcune agenzie governative, organizzazioni e amministrazioni militari non sono molti i soggetti che possono permettersi questi costosissimi sistemi, HPE integrerà in un futuro prossimo un’offerta di servizi elaborativi HPC/Exascale (con analisi basate su AI e machine learning) in modalità as a service all’interno del proprio modello di tariffazione a consumo Greenlake, applicato oggi ad aziende di ogni settore.
Ma l’obiettivo immediato è essere parte della grande partita che punta ad aggiudicarsi i principali contratti governativi di rinnovamento di supercomputer applicati agli ambienti tecnico-scientifici e militari dell’amministrazione americana, in primis quello della sicurezza nazionale e quello di una rinnovata, sotto la presidenza Trump, ricerca spaziale.
Proprio di recente Cray si è aggiudicata un contratto di oltre 600 milioni di dollari con l’Oak Ridge National Laboratory del Dipartimento dell’Energia americano (i nuovi sistemi Shasta e interconnessioni Slingshot che puntano ad essere il supecomputer più veloce al mondo), un soggetto che insieme al Lawrence Livermore National Laboratory, che si occupa dello sviluppo di armi nucleari e di sicurezza nazionale, sono da sempre tra i centri di altissimo livello nella sperimentazione e utilizzo delle tecnologie di supercalcolo.