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L’Europa non sarà un paese per dati, soprattutto se AI



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La domanda di spazi per data center nel 2023 in Europa ha superato l’offerta e non è la prima volta che accade. Un problema di energia e macchine pesanti da costruzione troppo costose, ma anche del monopolio del mercato attuato dagli hyperscaler

Pubblicato il 18 mar 2024

Marta Abba'

Giornalista



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Sembra che il temuto aumento del consumo di energia da parte dei data center europei possa finire per essere arginato dalla loro limitata presenza sul territorio. È uno scenario forzato, un’ipotesi provocante e azzardata, ma può sorgere come amaro pensiero ironico osservando che lo spazio a disposizione per immagazzinare dati su suolo europeo sia sempre meno. Non è una logica e diretta conseguenza dell’aumento del numero di dati, ma l’effetto di una serie di vari fattori di diversa natura che, combinati, ci devono farci preoccupare. O per lo meno impensierire. Nessun allarmismo, ma si parte e si resta sui dati, quelli del nuovo report della società immobiliare CBRE. 

Sempre meno spazio per i dati: un trend da 4 anni

Il riassunto stringato dell’analisi racconta come la domanda di spazi per data center in Europa abbia superato l’offerta nel 2023. Un segnale da non trascurare, anche perché sarebbe la seconda volta in cinque anni che accade. Nel bilancio in MW dei 14 principali mercati europei si legge infatti di 601 MW di capacità nuova utilizzati e di solo 561 MW aggiunti, sempre nei 12 mesi dello scorso anno.

Ad arrancare non sembrano essere i mercati secondari, quelli in cui compare anche Milano, unica città italiana per ora oggi considerata nella serie B delle location per data center, assieme a Berlino, Bruxelles, Madrid, Monaco, Stoccolma, Varsavia, Vienna e Zurigo. In questa categoria, sommando i timidi contributi di tutte, si contano 94 MW di capacità utilizzata aggiuntivamente e 90 MW di nuova acquisita.

Lo squilibrio è quindi legato soprattutto all’andamento dei mercati più grandi, i FLAPD (Francoforte, Londra, Amsterdam, Parigi e Dublino). In questo caso si cambia ordine di grandezza, ma anche il trend. Nel 2023 si sono infatti registrati 511 MW di utilizzo, ma solo 467 MW di aggiunta.

Fermarsi a queste cifre risulterebbe riduttivo se si desidera comprendere cosa sta accadendo ai dati che devono o che vogliamo restino in Europa. Se si va indietro nel tempo, infatti, si scopre che negli ultimi quattro anni l’offerta in FLAPD è quasi raddoppiata. Gli sforzi ci sono stati, quindi, ma lo spazio affittabile diventa sempre meno rispetto al passato.

Questo “dettaglio” fa comprendere che vi è una sorta di rincorsa in atto. Lo confermano le cifre relative al tasso di posti vacanti nei FLAPD: a fine anno era crollato fino al minimo storico del 10,6% e similmente era accaduto anche nei precedenti quattro anni.

Affitti alti, hyperscaler “prepotenti”, AI “pretenziosa”

Dato che il trend non è una novità 2023, naturale che CBRE abbia già cercato di indagarne le cause, trovando una risposta principalmente nella complessità di reperire macchinari pesanti adeguati, manodopera qualificata e materie prime per la loro costruzione. Una seconda ipotesi di causa era stata la crisi energetica e la terza, la carenza di terreni adatti.

Sono tutti fattori validi, “logici” e di cui tener conto, ma quest’anno quello che è emerso chiaramente dal report è il problema di come i costi di costruzione sempre più alti stiano facendo lievitare i canoni di locazione per la capacità di bit barn. La dura e nota legge del mercato li fa subito ribaltare su clienti, infatti, che si trovano a tariffe da due anni significativamente più alte. A tratti inaffrontabili.

In questo contesto non aiuta la fame di spazio per i dati degli hyperscaler come AWS, Microsoft, Google e altri che spingono in alto la domanda, riducendo lo spazio a disposizione in modo non indifferente.

Guardando al 2024, la società autrice del report prevede aumenti a due cifre dei canoni di locazione e non molto altro spazio rack extra. Anche nei dominanti mercati FLAPD solo Londra regala speranza, ma è un’eccezione. È infatti l’unica ad avere più di 1 GW di spazio totale per data center, oltretutto nel 2023 ha aggiunto solo 82 MW. L’altra città che sembra voler alzare la testa è Francoforte che vuole superare il medesimo traguardo entro il 2024 e negli scorsi 12 mesi ha aggiunto 135 MW. Emerge come prima in questa classifica di crescita, seguita da Parigi, con 101 MW, e da Dublino, con 87 MW.

Oltre alla forte domanda da parte degli hyperscaler, CBRE vede all’orizzonte un’altra criticità: la diffusione capillare e inarrestabile di infrastrutture guidate dall’intelligenza artificiale. L’Europa oggi non sembrerebbe in grado di soddisfare le esigenze specifiche di questa nuova tecnologia che, molto probabilmente, dovrà cercare altrove l’hardware e l’energia che le servono per continuare a diffondersi e fare notizia.

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