Bi Survey 7, una miniera di informazioni sull’intelligence

Come le aziende scelgono, utiizzano e vengono supportate dagli strumenti di Bi. Ce lo spiega la nuova ricerca realizzata da Nigel Pendse. Tra gli altri argomenti, le fonti più usate per individuare e selezionare i prodotti disponibili e le ragioni alla base della fidelizzazione verso soluzioni e vendor

Pubblicato il 19 Mag 2008

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Dopo anni di crescente successo delle sue analisi – unanimemente considerate modelli di imparzialità e autorevolezza – Nigel Pendse, creatore, animatore e principale estensore sia dell’Olap Report che dell’Olap Survey, ha deciso di allargarne gli orizzonti. E così, al posto di quella che avrebbe dovuto essere la settima edizione dell’Olap Survey, ha dato invece alle stampe una nuova indagine (acquistabile per 4995 dollari) completamente dedicata al mercato della Business intelligence (Bi) e del Performance management (Pm), e l’ha intitolata, per sottolinearne comunque la continuità, in termini sia di obiettivi che di modalità di conduzione, con quelle che l’hanno preceduta, “The Bi Survey 7”.
Anche la Bi Survey 7 propone infatti un’imponente serie di analisi riguardanti l’impiego delle tecnologie e dei prodotti presi in considerazione basate sulle esperienze, le valutazioni e i risultati ottenuti dai loro stessi utilizzatori, che sono diventati quest’anno oltre 2700, risiedono per il 53% in Europa, il 37% nel Nord America, e il 10% nel resto del mondo (prevalentemente in Giappone e Australia), e lavorano in aziende, appartenenti a una trentina di settori d’industria diversi, il cui fatturato medio si aggira attorno ai 500 milioni di dollari.
Utilizzando massicci questionari con centinaia di domande, sono stati raccolti dati relativi a 38 tra vendor e prodotti di Bi e Pm, solo 16 dei quali tuttavia hanno ricevuto un numero di segnalazioni tale da consentire analisi statisticamente significative (figura 1).

Figura 1 (cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)

E i 16 più votati sono, in ordine rigorosamente alfabetico: Arcplan, Applix Tm1 (ora Ibm via Cognos), Board, BusinessObjects (ora Sap), Bw/NetWeaver BI (Sap), Cognos Analysis e Cognos Reporting (ora Ibm via Cognos), Cubeware Cockpit, Crystal Reports (ora Sap via BusinessObjects), Hyperion Essbase (ora Oracle), Infor Alea (Mis), WebFocus (Information Builders), Microsoft Analysis Services, Microsoft Reporting Services, Microstrategy, NovaView Dashboards (Panorama Software).

Alcuni dati
Come le precedenti edizioni dell’Olap Survey anche la Bi Survey 7, con le sue 400 pagine e i suoi 250 tra grafici e tabelle, è un’inesauribile miniera di informazioni sulle ragioni che guidano le aziende nella selezione dei prodotti per la Bi e il Pm, sul come li usano, e con quali risultati.
Facendo ad esempio riferimento alle motivazioni che stanno alla base delle scelte fatte dalle aziende, è alla funzionalità dei prodotti e alla loro facilità d’uso che viene attribuita la massima attenzione (41%), seguono i tempi di risposta delle query (19%), i costi (15%), la conformità agli standard aziendali (14%), e la scalabilità (10%). Priorità che si distribuiscono tuttavia in modo diverso quando vengono riferite ai singoli prodotti. Chi acquista Essbase privilegia infatti le performance delle query, mente gli acquirenti del Bw/NetWeaver Bi di SAP mettono al primo posto la conformità agli standard.
La survey si propone inoltre di capire se le scelte, oltre che dalle caratteristiche dei prodotti, vengono influenzate anche da altri elementi.

Figura 2 (cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)

E in effetti (figura 2) i dati raccolti mostrano che nel 44,0% dei casi sono i risultati di ricerche effettuate su Internet ad essere tenuti particolarmente in considerazione. A questi, quasi a pari merito, fanno seguito le precedenti esperienze di utilizzo (43,4%), i pareri degli analisti (40,2%), le raccomandazioni dei consulenti (35,1) e poi, via via, gli articoli apparsi sulla stampa specializzata, il ‘passaparola’ e le diverse forme di pubblicità. Con differenze legate tuttavia alla maggiore o minore propensione delle aziende all’impiego della Bi. Quelle che investono maggiormente nelle sue tecnologie sembrano infatti essere influenzate più della media del campione dai pareri degli analisti, dalle precedenti esperienze e dalle relazioni strette con i vendor, e meno dalle ricerche su Internet, dai seminari e dalla pubblicità.
Se poi, incuriositi, si vanno a vedere quali sono i settori di industria più propensi all’utilizzo della Bi, si scopre che in testa a questa classifica vi sono le telecomunicazioni, seguite dalle assicurazioni, dalle banche e dai produttori di beni di largo consumo. Se invece si è interessati a conoscere quali sono i vendor preferiti all’interno dei diversi settori di industria, si viene a sapere che Microstrategy lo è nel retail e nella sanità, Business Objects nelle assicurazioni, Hyperion nelle telecomunicazioni oltre che nelle assicurazioni, Panorama Software (che propone front-end per gli Analysis Services dell’Sql Server di Microsoft e per il Bw/NetWeaver BI di Sap) nelle banche.
E si scopre inoltre che le aziende appartenenti ai settori d’industria che più degli altri confidano nei pareri degli analisti, sono anche quelle che ricavano i maggiori benefici dai loro investimenti in Bi. Anche se poi, quando vengono messe a confronto l’influenza e l’efficacia dei diversi analisti misurandole con un particolare indice, appositamente elaborato, detto Bbi (“Business Benefit Index”), ne derivano risultati curiosamente contrastanti.
Se da un lato Gartner viene considerata la società di ricerca più influente dal 38% di coloro che fanno affidamento ai pareri degli analisti, dall’altro le aziende che sfruttano effettivamente i suoi suggerimenti sono quelle che ne ricavano i minori benefici (figura 3). Mentre sono le aziende che basano le loro scelte sulle opinioni del Tdwi (“The Data Warehousing Institute”) ad avere il Bbi più elevato, seguite da chi si fida dei giudizi dell’Olap Report (complemento on line accessibile solo su abbonamento della Olap Survey) e del Barc (“Business Application Research Center”) che è anche l’editore di “The BI Survey 7”.

Figura 3 (cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)

In termini più generali, dalla survey risulta che sono le aziende che nelle loro selezioni mettono a confronto il numero maggiore di prodotti quelle che poi ottengono i risultati migliori dalla loro implementazione.

La fedeltà dei clienti
I prodotti presi in considerazione dalla Bi Survey sono confrontati tra loro secondo svariati criteri tra i quali le performance, la reputazione sul mercato, i costi di ownership, i benefici ottenuti, mentre i loro vendor vengono valutati in base all’efficacia del loro marketing, la qualità del supporto offerto e, in particolare, il tasso di fedeltà dei loro clienti, considerato uno dei riconoscimenti più ambiti e più pubblicizzati dai vendor che occupano le prime posizioni della relativa classifica (figura 4).

Figura 4 (cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)

La fedeltà del cliente – di fatto un’oggettiva misura dell’apprezzamento per i prodotti del fornitore – costituisce un indiscutibile elemento di vanto per ogni vendor. Un cliente fedele continua a utilizzare nel tempo le sue applicazioni, ne acquista da lui delle nuove, lo preferisce ad altri se deve sviluppare altri progetti, e lo favorisce qualora abbia la necessità di ridurre il numero dei suoi fornitori di Bi.
E Nigel Pendse, commentando l’exploit di Microstrategy, che con la sua piattaforma si è piazzata per il quarto anno consecutivo al primo posto di questa particolare classifica con un buon margine di vantaggio su Cognos Reporting, Cognos Analysis e BusinessObjects, ha fatto notare come "vendor più conosciuti, le cui strategie di sviluppo sono basate su acquisizioni che coprono l’intero spettro della Bi, evidenzino un livello di fedeltà del cliente più basso di quelli che, come Microstrategy, sono caratterizzati da una crescita organica e da una singola architettura di prodotto".

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