Business intelligence? Si può fare di più, parola di Axiante

Un’indagine di Axiante evidenzia un utilizzo anche diffuso ma superficiale di strumenti e soluzioni di analisi e la frequente necessità di un loro ammodernamento  

Pubblicato il 19 Apr 2010

Il tema dell’analisi e della fruibilità dei dati è fondamentale per governare le aziende e prendere decisioni. Ne sono consapevoli i responsabili It delle aziende, come ha mostrato un imponente studio condotto da Ibm a fine dello scorso anno. Dei ben 2500 Cio di tutto il mondo coinvolti da quell’indagine, oltre l’80% ha infatti indicato come propria priorità principale quella di riuscire a sfruttare e valorizzare al massimo il patrimonio di dati e informazioni custoditi in Erp, database e data warehouse aziendali. Solo così, hanno detto i Cio a Ibm, è possibile costruire quel patrimonio di ‘intelligenza’ che permette di conoscere meglio il mercato e il cliente, individuare e cogliere nuove opportunità.
Specificatamente indirizzata al mercato italiano è invece l’indagine condotta dalla società di consulenza Axiante su un campione di 150 Cio di altrettante medio-grandi aziende italiane o di filiali italiane di multinazionali, dalla quale emergono alcuni dati interessanti.

Un supporto per i tempi difficili
Nell’84% dei casi, i responsabili IT interpellati da Axiante ritengono che la BI costituisca una priorità principale per i prossimi 18 mesi: questo dato mostra in modo chiaro come è proprio di fronte a un mercato difficile e dal futuro ancora poco chiaro (“Quanto durerà la crisi? Quali effetti avrà davvero? Quando si ripartirà?”) che diventa ancora più importante disporre di strumenti che aiutino una miglior comprensione di quanto accade.
Questa consapevolezza però spesso non si traduce in azioni e iniziative efficaci, e lo si vede con chiarezza da un’analisi di dettaglio dell’utilizzo degli strumenti nelle aree aziendali del controllo, della pianificazione e soprattutto in quella delle vendite e del marketing dove, come rivelano i Cio interpellati, nel 67% dei casi non si fa uso di benchmark per il confronto con i diretti concorrenti e nel 55% dei casi non si misura con regolarità la fidelizzazione dei clienti. Un dato abbastanza clamoroso visto che questi dati sono riferiti ad aziende con fatturato che va dai 300 milioni di euro in su. Nelle aree aziendali citate emerge uno scenario di utilizzo a volte anche diffuso, ma molto spesso superficiale e poco approfondito.

Strumenti male utilizzati
Infine eccoci al tema del Data Warehouse presente in azienda. Si tratta di strumenti datati (4 anni o più di età nel 45% delle aziende del campione) e quindi realizzati sulla base di requirement rilevati ancora più in là nel tempo. Non è un caso, insomma che il 53% delle aziende intenda rivedere il proprio DW nel corso di quest’anno.
Dai risultati dell’indagine di Axiante si riconferma insomma la strategicità della BI come strumento di conoscenza del mercato e supporto alle decisioni, ma emerge anche un certo allarme sull’utilizzo effettivo che le aziende fanno di questo strumento che spesso va ammodernato.
Insomma parecchio lavoro attende vendor, system integrator e consulenti. Tra questi, ça va sans dire, c’è anche Axiante, che nelle aree della business intelligence e del performance management ha il proprio principale campo di attività.

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