Consolidare l’informazione aziendale: struttura infocentrica e percorso per il Cio

L’informazione è ormai divenuta asset strategico per le aziende; è quindi cruciale il suo consolidamento. Come agire però in quest’ottica? Zerouno lo ha chiesto a Regina Casonato (nella foto), managing vp di Gartner che ci ha parlato del corretto approccio all’enterprise information management e dell’infrastruttura infocentrica che dovrebbe servire alla corretta gestione delle informazioni.

Pubblicato il 14 Nov 2007

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L’Executive Survey di Gartner/Forbes sulle crescenti responsabilità che attendono il Cio a 5 anni (vedi figura 1) accende i riflettori sul consolidamento dell’informazione a livello aziendale, che è decisivo rendere olistica, congruente e fruibile. ZeroUno ne ha parlato con Regina Casonato, managing Vp, Gartner Research, responsabile in Gartner di un team internazionale di ricerca sulla Infrastruttura InfoCentrica (Iic) in cui confluiscono il suo team “High performance Workplace” (Hpw o Posto di lavoro performante), ed esperti di analisi dati strutturati (Db, Dw, data qualità, ecc.) e di dati non strutturati (contenuti di documenti, Ecm life cycle, rich media).

FIGURA 1 – Responsabilità dei Cio di oggi e visione di come evolveranno nei prossimi 5 anni, fonte: Gartner


Con l’aiuto di Regina Casonato, ZeroUno ha voluto identificare lo stato dell’arte del consolidamento dell’informazione (per capire com’è o come va impostata l’infrastruttura infocentrica che servirebbe) e il ruolo che il Cio dovrebbe assumere nell’ottica dell’information consolidation.
“L’indagine non lascia dubbi”, dice Casonato. “L’informazione sfruttata come asset strategico deve fare in 5 anni il grande balzo avanti; e su 10 Ceo passano da 4 a oltre 6 quanti chiedono questo salto al loro Cio”. L’imperativo è: “mungi” i tuoi dati e astrai, accentra e produci informazione strategica e utile a tutti i consumatori di informazione aziendali, servendola loro nel giusto contesto.
E il miglioramento di produttività del knowledge worker (altro balzo da 3 a oltre 5 Ceo), punta all’esigenza che questa informazione sia decisamente più fruibile.

Perché l’Informazione è asset strategico
Chiediamo a Casonato i motivi di fondo che rendono l’informazione asset strategico, e cruciale il suo consolidamento aziendale, con un Information Management di livello Enterprise (Eim). “Banalmente l’infoglut (siamo travolti dall’informazione, ma dobbiamo trovare il modo di valorizzarla con intelligenza, senza perdere il valore di averne più che in passato) – dice Casonato. – Poi, il rischio da gestione inadeguata alla strategicità. Eclatante il caso Ferrari : prima che caso di spionaggio industriale e problema di sicurezza, è figlio della carenza di una governance che sancisca chi sia l’owner dell’informazione, quali i “decision right”, con quali policy possa propagarla a chi. Ma quante aziende non sanno cosa gli utenti salvano in mailbox, e se va bene? In terzo luogo, il rischio di inaccuratezza, o da molteplici sorgenti o versioni diverse, o da inconsistenze semantiche (la lista dei clienti prospect in una Sales Force Automation è diversa da quella dei clienti nella Fatturazione): una “versione unica della verità” esige sincronizzazione, e per le inconsistenze semantiche, riconciliazione. E c’è infine un problema di costi: le informazioni di tipo documentale duplicate in archivio sarebbero tra il 50 e il 60%. Con la necessità di storage in continua crescita, molti archiviano ridondanze inutili”.
Ma al di là dei “problemi” (infoglut, rischi e costi), suggerisce Regina Casonato, i due driver di fondo dell’infocentricità sono migliore efficienza (e produttività) personale (semplificazione dei processi e trasparenza-compliance in prima fila) e differenziazione sulla concorrenza (con agilità, real time, vista olistica). Su tutta l’organizzazione e su tutti i contenuti (vedi figura 2).

FIGURA 2 – La visione di Gartner per una corretta Enterprise Information Management, fonte: Gartner

“Diventa cruciale una gestione centrale intelligente del ciclo di vita dell’informazione, dal ritrovamento, alla risoluzione di ridondanze e inconsistenze, alla sua fruizione”, spiega Casonato. Secondo Gartner, dietro l’Hpw, il posto di lavoro del knowledge worker che resta “il dove” si produce o consuma informazione nel contesto appropriato (a inizio o fine ciclo di vita), serve l’Eim (Enterprise Information Management), un cambio di paradigma organizzativo e operativo, e dunque a monte ancora un programma globale aziendale, con una sua roadmap. Con l’Iic (Infrastruttura infocentrica), un framework che conferisce all’informazione un ruolo centrale e definente, che dell’Eim è componente abilitante.

Infrastruttura InfoCentrica e Information Service
“Prepariamoci all’emergere di una Infrastruttura infocentrica aziendale, che offre Information Service a produttori e consumatori di informazioni. Come sul Web già oggi c’è un’economia che funziona fra produttori e consumatori di informazione, in cui si inseriscono intermediari, fornitori o broker”, dice Casonato (vedi figura 3).

FIGURA 3 – Infrastruttura infocentrica che secondo Gartner è la base dell’ Enterprise Information Management, fonte: Gartner

“Al consumatore d’informazione serve solo trovare l’informazione su un prodotto o un servizio. Così di tutta la piattaforma abilitante, tutto ciò che l’Iic deve fornire al fruitore è un’informazione consistente, un aggregato di dati indipendente dai contesti d’origine”, spiega Casonato. L’Iic con lo “strato” di Information Service abilita di fatto l’emergere di mini-ecosistemi aziendali (i quattro esempi di settore esposti nella figura 3). L’impresa stessa diventa un ecosistema, per di più già aperto a clienti, partner, fornitori. “Il framework Iic va immaginato come una macchina che eroga questi Information Service, con fondamenta consolidate nel proprio contesto aziendale, secondo una Enterprise Information Architecture (Eia)”, aggiunge Casonato (vedi figura 4).

FIGURA 4 – Esempio di Enterprise Information Architecture, fonte: Gartner

“Lo strato che fornisce gli Information Service astrae la logica di rappresentazione dell’informazione, sopra le logiche applicative aziendali (nell’esempio della figura 4 pacchettizzate o custom, Customer o Product Mgmt, Bi o Ecm): rende l’informazione un servizio disponibile a chi abbia titolo, previa risoluzione di inconsistenze semantiche ed eliminazione di ridondanze”, spiega l’analista di Gartner. A loro volta le applicazioni aziendali si avvalgono di Data Service, che tramite Metadata Management e Servizi semantici (quelli che supportano lo stesso strato di Information Service) aggregano i dati che servono, mappando contenuti “descritti” o “non descritti” dalle sorgenti aziendali (transazionale, operativa o analitica).

Enterprise Information Management, la roadmap
“Il Cio sarà protagonista, anche se non unico, di una roadmap verso l’Eim, cui è bene cominci a pensare da oggi”, dice Casonato che ce ne dà una definizione: “un programma (e un impegno) di classe enterprise, che riconosce l’informazione come asset strategico, e come tale riconosce di doverla gestire” (figura 5). “La strategia organizzativa Eim è strutturare, rendere sicure e performanti accuratezza, accessibilità e integrità degli asset informativi; risolvere inconsistenze semantiche tra applicazioni; adottare una propria “macchina” Iic (l’Eia di figura 4) per supportare con gli Information Service obiettivi tecnici, operativi e di business”, precisa Regina Casonato.
L’Eim è dunque una roadmap concettuale per il Cio: impegno organizzativo, che discende da una visione condivisa dal tavolo degli executive C-level; governance centrale allineata su ruoli, loro diritti a decidere in base al profilo e controlli per garantire consistenza semantica, e c’è infine Iic, Infrastruttura InfoCentrica abilitante, (l’Enabling Infratructure nella figura 5).

FIGURA 5 – La roadmap verso l’Enterprise Information Managenet ipotizzata da Gartner, fonte: Gartner


Da Information technology a information Service
Sia Iic che Eim sono ancora agli inizi (“nel trigger dell’hype cycle di Gartner”, ossia tra le tecnologie emergenti che hanno finora fatto qualche rara apparizione), con una tempistica di adozione e sviluppo di tali tecnologie tra circa 5 anni.
Aziende pioniere che già oggi implementano Master Data Management (la governance basata su policy per garantire consistenza semantica: chi ha i diritti di decisione ad esempio per creare un nuovo cliente, come si propaga l’informazione, con quali controlli, ecc.), ci sono. “I Master Data Management sono componenti di un’Infrastruttura InfoCentrica (Iic) – spiega Casonato. – Importante dunque “architettare” oggi tale infrastruttura e fare scelte tattiche compatibili all’ottica strategica a 5 anni, in modo che i vari componenti possano collocarvisi”.
In altre parole, c’è da pianificare la trasformazione dell’It in ottica infocentrica. All’Eim servono almeno tre “architetti dell’informazione”: di livello Enterprise, sul ciclo di vita dell’informazione (come l’organizzo e come elimino ridondanze o inconsistenze semantiche); di livello Processi (come l’informazione è consumata all’interno di un processo e in un Bpm); e di livello Web, ad esempio su folksonomie, organizzate in base ai consensi nei social network (il termine folksonomia si riferisce alla metodologia utilizzata da gruppi di persone che collaborano spontaneamente per organizzare in categorie le informazioni disponibili attraverso internet).
Una mutazione infocentrica dell’It da It a Is (inteso come Information Service e non Information System) implica un supporto cruciale da parte del Ceo, non certo presentandogli come è fatta la macchina infrastrutturale Iic, ma convincendolo che l’infrastruttura information centrica è l’unica risposta possibile, sia per i rischi se manca, che per i problemi se un tipo di informazione non risulta disponibile, che se si vogliono accessi ad aggregazioni in tempo reale e a tutto campo di informazioni. E con idee chiare e distinte su come l’organizzazione debba trattare l’informazione e sulla necessaria governance del ciclo di vita.
Il Cio stesso rifocalizza il proprio ruolo al trasformarsi da abilitatore a contributore del business – e stimolatore di innovazione di processo, ciò che l’infocentricità è per antonomasia: “ridefinisce e riorienta i team a partire dalle competenze (attorno all’architettura dell’informazione) e dalla relazione (di contributo e collaborazione) con le Unità di Business”, dice Casonato.
Va però sottolineato che anche se l’It dovrà dotarsi di “architetti di informazione-processo”, non arriverà certo a “possedere” il processo. Come nella compliance l’It resta abilitatore, perché il problema è il rischio, su cui devono esporsi legal e Hr; il processo Cliente è delle Vendite, il processo approvvigionamento degli Acquisti. “Le Unità di Business hanno relazioni, conoscenze e responsabilità specifiche per cui devono mantenere il governo dei processi, con il contributo dell’It”, conclude Casonato.

Leggi anche: Un osservatorio Sda Bocconi sulla Business Intelligence in Italia

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