Corporate Performance Management: serve una strategia globale

Nel corso di un recente appuntamento degli "Incontri a cena con gli utenti" che ZeroUno periodicamente organizza, abbiamo analizzato il tema della business intelligence e del corporate performance management. Durante la tavola rotonda sono emersi diversi spunti di riflessione ma unanime è stata l’idea che il supporto al business debba passare necessariamente dalla corretta gestione della base dati e da una strategia globale. Strategia che non deve tradursi in "semplice" adozione tecnologica ma che veda il cio coinvolto insieme a tutte le altre funzioni aziendali in modo che possa tradurre correttamente il  fabbisogno applicativo e funzionale

Pubblicato il 12 Mar 2008

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Analizzando lo sviluppo delle soluzioni per l’analisi dei dati in relazione alle crescenti esigenze dei board aziendali di disporre di un controllo sempre maggiore sull’azienda nonché di fruire di informazioni utili alle decisioni aziendali, appare chiaro che l’orientamento è quello legato ad un’evoluzione delle soluzioni da sistemi di valutazione finanziaria o di controllo di gestione a sistemi di supporto decisionale e di governance delle prestazioni (CPM, Corporate Performance Management). Secondo gli analisti del settore Ict, oggi quasi tutte le aziende sono dotate di soluzioni analitiche ma, nella maggioranza dei casi, queste sono state implementate per singoli settori e per rispondere soprattutto alle esigenze di una determinata attività, per esempio nell’Area Vendite o nella Divisione Marketing. Queste scelte hanno portato in molte aziende alla creazione di “gruppi di informazioni” utili senz’altro alla business unit interessata ma indirizzati ad un solo processo aziendale. Se si pensa però all’esigenza attuale delle aziende di poter raggiungere un grado di flessibilità tale da permettere cambiamenti e decisioni di business in tempi rapidi e permettere al top management di prendere decisioni strategiche in maniera più semplice e precisa, un simile scenario diventa inadeguato.

Sistemi di sintesi e approccio integrato

Secondo Paolo Pasini, docente e vice direttore dell’area sistemi informativi e direttore dell’Osservatorio BI di SDA Bocconi (http://www.sdabocconi.it/), intervenuto alla serata per offrire un quadro dei sistemi di Corporate Performance Management oggi disponibili e della complessità aziendale all’interno della quale si inseriscono, “è sempre più difficile rappresentare e governare una realtà complessa e dinamica ma che deve essere tale se vuole competere”.
Ciò che è emerso, infatti, dalla serata organizzata da ZeroUno in collaborazione con Hp ), è che diventa fondamentale, oggi, il raggiungimento di una “information company” che abbia nella tecnologia e nei processi l’obiettivo di giungere alla diffusione in azienda di sistemi di sintesi (dashboard) laddove questi servono all’organizzazione aziendale (operations, management strategico, marketing, top management, alta direzione, ecc.). “Ciò che serve quindi alle aziende oggi non sono più i “semplici” strumenti di monitoraggio ma sistemi di sintesi cross divisionali che, grazie al controllo e al monitoraggio delle prestazioni di business, diventano utili supporti strategici”, precisa Paolo Pasini.
Fondamentale per le organizzazioni, per raggiungere tale status, è, secondo Pasini, “un approccio manageriale basato sull’integrazione dei processi di definizione degli obiettivi e di pianificazione di medio-lungo periodo; sui processi di programmazione, budgeting, forecast di breve periodo; sui processi di controllo, analisi e valutazione integrata delle performance dell’azienda”.

Dello stesso parere Devrim Di Finizio, Business Intelligence Principal di HP Services Consulting&Integration, che parla dell’esigenza di “adottare, partendo da una corretta analisi del fabbisogno applicativo e funzionale, un approccio evolutivo modulare e di system integrations al fine di individuare le reali esigenze, gli eventuali cambiamenti di processo e le tecnologie abilitanti”. Approccio che trova in Eurizon Capital ), società del gruppo Intesa Sanpaolo, una testimonianza diretta, riportata da Marco Orlandi, dell’area sistemi corporate e di supporto

della società, che ha evidenziato come nel caso Eurizon l’esigenza primaria fosse “creare un repository di dati storici per il presidio delle variabili di massa (patrimonio gestito), raccolta (sottoscrizioni, rimborsi, prelievi, conferimenti) e redditività (commissioni attive e passive ed altre voci che rientrano nel conto economico)”.
Partendo da queste necessità, quindi, il progetto di Corporate Performance Management è iniziato attraverso il Data Warehouse Asset Management (DWAM) che oggi consente alla società di “monitorare e analizzare le variabili indicative delle performance aziendali e fenomeni cross societari rappresentati da informazioni presenti sui diversi sistemi; produrre del reporting direzionale a supporto delle decisioni (management report); produrre scenari di forecast, budget e simulazione utilizzando strumenti che si integrano con DWAM sfruttandone la base dati”, spiega Orlandi.

La gestione della base dati
Aspetto importante emerso durante il dibattito seguito alle presentazioni dei relatori è la necessità di una corretta gestione della base dati, elemento ritenuto fondamentale da diverse persone del pubblico sollecitate dalla domanda di Stefano Uberti Foppa, direttore di

ZeroUno, che ha chiesto: “quali sono i punti critici dai quali partire per un corretto approccio alla governance delle performance aziendali e quale ruolo può avere il Cio in questo processo?”.
Secondo Pasini, “alcune delle precondizioni, non It, per un corretto progetto di CPM sono: migliorare l’efficacia dell’informazione manageriale tramite meccanismi di filtro, di allarme ed event-driven e tramite un catalogo unico e condiviso dei dati manageriali, eliminando le incongruenze semantiche e di misurazione; integrare le molteplici fonti che generano dati provenienti da sistemi informativi transazionali frammentati e dispersi geograficamente, da sistemi extra-contabili, da fonti esterne, ecc.”.
Di Finizio aggiunge che “i punti di attenzione di un progetto di CPM sono: assessment (analisi preliminare dello stato AS IS, delle necessità di business, dell’impatto e definizione della

strategia); analisi funzionale (fase in cui si ridefiniscono, eventualmente, i processi); analisi tecnica (mappatura delle informazioni, disegno dell’architettura applicativa e del modello concettuale dei dati); sviluppo e roll out”.
Marco Orlandi sottolinea come, nel caso Eurizon Capital, si sia partiti proprio da questi punti. “I principali problemi da affrontare erano la granularità del dato non uniforme fra i sistemi transazionali delle varie società ed il timing progettuale spesso influenzato dal sopraggiungere di altre priorità aziendali”, spiega Orlandi. “Siamo perciò partiti dalla corretta progettazione del modello dati e del processo di aggregazione/consolidamento dei flussi arrivando alla creazione di un unico repository alimentato dai diversi sistemi gestionali”.
In riferimento al ruolo del Cio in questi progetti, gli interventi del pubblico risultano concordanti nel definire che “in azienda vengono percepiti come progetti It che dovrebbero avere nel Cio l’owner”. “In realtà questo non sempre accade – hanno precisato alcuni interventi dalla platea – perché i progetti di BI e di CPM sono funzionali all’azienda nel suo insieme e alle singole funzioni aziendali (area Vendite, Marketing, Acquisti, ecc.) che dovrebbero responsabilizzarsi riguardo queste tematiche e comprendere che l’area It può essere senza dubbio il driver tecnologico, ma deve essere supportato da una visione chiara degli obiettivi e dalla comprensione delle esigenze di business che possono essere soddisfatte da una corretta gestione delle informazioni e delle performance”.

Le priorità aziendali
Concorde nello stabilire che gli owner di un progetto di CPM dovrebbero essere tutte le funzioni di direzione di un’azienda, il pubblico interviene anche precisando che “il punto di partenza, una volta correttamente gestita la base dati, deve essere l’analisi e la visione chiara delle priorità aziendali; cosa non così scontata”. Secondo alcuni dei Cio intervenuti all’incontro a cena di ZeroUno, infatti, “seguire una strategia unica e condivisa a livello aziendale, che permetta ai Cio di avere ben chiare le priorità aziendali, ridurrebbe senz’altro quella complessità che rende a volte molto lunghi e onerosi i progetti di innovazione”.

Oggi il rapporto tra i Cio e il top management è sempre più orientato alla collaborazione e alla comprensione l’uno del ruolo dell’altro ma, secondo le persone presenti in platea, “manca ancora, in molti casi, la consapevolezza da parte degli users (intesi come coloro che necessitano di sistemi di BI e CPM per essere aiutati nelle decisioni critiche) dell’assoluta chiarezza dei bisogni, delle priorità e degli obiettivi che deve essere correttamente trasmessa alla funzione It affinché si possano scegliere le tecnologie più adeguate e implementare un progetto di successo”.

Le tecnologie
Le tecnologie che possono sviluppare gli automatismi che facilitano le decisioni del management aziendale oggi sono molteplici: datawarehouse e infrastrutture tecnologiche, dashboard, Bpm, Bi, ecc.
Di Finizio sottolinea come, alla base, ci debba essere un “approccio modulare e di system integration”. Posizione condivisa anche da Pasini che spiega come l’architettura applicativa di riferimento di un sistema di Business o Corporate Perfomance Management debba prevedere: sistemi informativi operativi alimentanti (Erp; sistemi amministrativo-gestionali; sistemi extra-contabili di cost, customer e product management; sistemi di front-office mutlicanale; ecc.); sistemi per l’integrazione e gestione dei dati ai fini del loro utilizzo e, quindi, della loro analisi (Data Warehouse, Datamart, strumenti ETL – Extract, Transform & Load – e di modellizzazione dei dati), che consentono di misurare le performance e produrre report di analisi; sistemi per l’accesso ai dati e per la produzione di informazioni (cruscotti e dashboard; balanced scorecards) utili alle decisioni di business.

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